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Russiagate, Trump valuta di licenziare anche il procuratore speciale Mueller e oggi parla Sessions

Un'altra giornata campale per l'amminitrazione americana, assediata per il caso Russiagate. Mentre si prepara a deporre anche il Ministro della Giustizia Sessions filtrano nuove indiscrezioni, potenzialmente esplosive. Secondo la Cnn dopo aver silurato il direttore dell'Fbi Comey il presidente Trump starebbe considerando ora l'ipotesi di licenziare anche Robert Mueller, il procuratore speciale per il Russiagate. L'emittente cita Christopher Ruddy, un amico del presidente. La Casa Bianca cerca di smorzare le polemiche ma la smentita non è efficace: "Ruddy parlava delle sue opinioni" afferma la vice portavoce Sarah Sanders.

Ma arriva il muro dei repubblicani contro Donald Trump. Il partito del presidente invia un messaggio chiaro alla Casa Bianca: il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, non si tocca.   "Sarebbe un disastro. Non c'è ragione di licenziare Mueller" afferma il senatore repubblicano Lindsey Graham. In Congresso la nomina di Mueller ha calmato le ire dopo il licenziamento di James Comey dalla guida dell'Fbi. Un numero uno dell'Fbi, Mueller ha lavorato 12 anni sotto i presidenti George W. Bush e Barack Obama.

Dopo James Comey, è la volta di Jeff Sessions. Per la prima volta da quando la sua nomina è stata confermata lo scorso febbraio, il segretario alla Giustizia si presenterà oggi alle 20.30 italiane davanti ai membri della commissione Intelligence del Senato americano. Si tratta della stessa che giovedì 8 giugno ha sentito la prima testimonianza pubblica di Comey da quando fu licenziato dal presidente Donald Trump lo scorso 9 maggio. Pur cambiando testimone, l'obiettivo è sempre lo stesso: raccogliere ulteriori elementi da usare nell'inchiesta in corso sulla possibile interferenza della Russia nelle ultime elezioni presidenziali e sui potenziali contatti tra la campagna Trump e funzionari russi. Come quella di Comey, anche l'audizione di Sessions sarà pubblica (lo ha voluto lui stesso): "Crede che sia importante per il popolo americano ascoltare la verità direttamente da lui", ha spiegato alla vigilia un portavoce del dipartimento della Giustizia riferendosi a colui che è stato senatore dell'Alabama per 10 anni prima di essere reclutato da Trump per entrare nel suo governo.

Non è chiaro se seguirà poi, come successo con Comey, un'audizione a porte chiuse nella quale Sessions non potrà nascondersi dietro alla tipica frase "non posso rispondere pubblicamente a questa domanda".

Un repubblicano, Sessions è stato tra i più fedeli consiglieri del miliardario di New York durante la sua corsa verso la Casa Bianca. - Perché la testimonianza è importante La sua testimonianza è particolarmente importante alla luce di quanto successo a marzo, di quanto dichiarato da Comey cinque giorni fa (quando diede del bugiardo a Trump) e di quello che potrebbe succedere nel prossimo futuro.

All'inizio di marzo Sessions decise si astenersi dal Russiagate all'indomani di indiscrezioni del Washington Post: il giornale della capitale scrisse che durante la sua audizione alla commissione Giustizia del Senato per la conferma della sua nomina, non disse che durante la campagna 2016 aveva incontrato due volte l'ambasciatore russo in Usa Sergey Kislyak (lo stesso che vide anche Michael Flynn, l'ex consigliere alla Sicurezza nazionale di Trump costretto a dimettersi dopo meno di un mese in quel ruolo perché aveva fuorviato il vicepresidente Mike Pense su quegli incontri). Tirandosi fuori, Sessions affidò l'inchiesta al suo vice Rod Rosenstein; in seguito al siluramento di Comey, quest'ultimo la passò a un procuratore speciale, anche lui un ex direttore dell'Fbi (Robert Mueller).

Durante la sua testimonianza, Comey aveva spiegato che Sessions si era astenuto dal Russiagate per via di fattori "che avrebbero reso problematico il suo continuo coinvolgimento nell'inchiesta russa". Non aveva però descritto quei fattori. Su questo si concentreranno le domande dei membri della commissione Intelligence del Senato. A Sessions verrà anche chiesto quanti incontri ha avuto con l'ambasciatore russo durante la campagna elettorale del 2016 visto che nella sua testimonianza a porte chiuse della settimana scorsa, l'ex direttore dell'Fbi avrebbe detto che il segretario alla Giustizia potrebbe averne avuti tre, e non due. Il dipartimento di Giustizia ha negato che ci sia stato un terzo meeting. C'è poi da capire se Sessions ha avuto o meno un ruolo nel licenziamento di Comey e nella nomina da parte di Trump del suo successore (Christopher Wray); in caso positivo, potrebbe avere violato i termini della sua astensione dal Russiagate (oltre alle commissioni Intelligence di Camera e Senato, anche l'Fbi sta conducendo le sue indagini sulla Russia). Stando alla prima versione dei fatti, la Casa Bianca aveva spiegato che Comey - storicamente un repubblicano - fu licenziato per la cattiva gestione dell'emailgate ossia l'inchiesta - chiusa nell'estate 2016 senza alcuna incriminazione - sull'uso da parte di Hillary Clinton di un account di posta elettronica privato quando era segretario di Stato. Quella versione è stata poi contraddetta da Trump, che dopo avere dato il ben servito a Comey citò l'inchiesta russa tra i motivi che lo portarono a prendere quella decisione. A Sessions verrà anche chiesto se ci sono o no le registrazioni delle conversazioni tra Trump e Comey (è il presidente ad avere insinuato la loro esistenza) e perché non ha fatto in modo di garantire all'ex direttore dell'Fbi di evitare di ritrovarsi da solo con il presidente Usa, qualcosa di cui Comey si era lamentato perché cosa avvertita come "inappropriato". - Sessions resterà segretario alla Giustizia? Mentre Mueller indaga senza fare rumore, l'America si domanda se Sessions resterà segretario alla Giustizia. Pare che alla luce di tensioni con Trump, abbia dato le dimissioni (che sono state rifiutate).

La Casa Bianca tuttavia non si è esposta nel difenderlo a spada tratta, cosa che alimenta teorie varie sul suo futuro. Stando alle indiscrezioni di stampa, il presidente Usa non ha digerito la decisione di Sessions di astenersi dal Russiagate, una "nuvola" che voleva rimuovere con l'aiuto di Comey e che sta diventando sempre più grande. Intanto Trump ha detto di essere "al 100% pronto" di testimoniare al Congresso sotto giuramento sui suoi incontri con Comey. Ovviamente per dire che è l'ex direttore dell'Fbi, non lui, il bugiardo.

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