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Clima, Stati e città Usa si ribellano a Trump. Cina e Ue: “Non si torna indietro”

Il mondo promette di andare avanti nella lotta contro il cambiamento climatico. All'indomani del ritiro degli Usa dall'accordo di Parigi, annunciato da Donald Trump nel Giardino delle rose della Casa Bianca, le reazioni globali si muovono fra sgomento e rabbia, ma il denominatore comune è la determinazione a proseguire sulla linea tracciata dall'intesa del 2015. Ue e Cina, riunite a Bruxelles per il XII summit bilaterale, hanno ribadito il loro impegno, con il presidente del Consiglio europeo Jean-Claude Juncker che ha chiarito che dall'accordo di Parigi non si torna indietro. La cancelliera tedesca Angela Merkel definisce l'intesa una pietra angolare necessaria a tutelare "il nostro creato".

Duro il Vaticano: monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia accademia delle Scienze, ai microfoni di 'inBlu Radio' ha definito la decisione di Trump "un disastro per l'umanità e per il pianeta". Intanto, negli Usa Stati e città si ribellano allo stop di Trump (con in testa California e 61 sindaci); Arnold Schwarzenegger, ex governatore della California, in un video-messaggio denuncia che "un solo uomo non può distruggere il nostro futuro"; e i Ceo di Tesla e Walt Disney, rispettivamente Elon Musk e Robert Iger, mollano la consulenza alla Casa Bianca. Mentre il presidente russo, Vladimir Putin, dal forum economico di San Pietroburgo dice che Trump avrebbe potuto evitare di uscire dall'accordo (limitandosi a modificare gli obblighi), ma anche che non vuole giudicarlo perché la scelta iniziale era stata Barack Obama a farla.

Tre governatori democratici rispondono stipulando un patto che impegna i loro Stati - California, Washington e New York - a fissare e rispettare limiti sulle emissioni che eguaglino i parametri di Parigi, rimanendo quindi legati all'accordo rifiutato dal presidente. È la 'US Climate Alliance', l'alleanza per il clima guidata dai governatori di New York Andrew Cuomo, della California Jerry Brown e di Washington Jay Inslee ma che fa già proseliti tra i 50 Stati americani e in numerose città, dando vita ad un vero e proprio movimento di rivolta contro la decisione di Trump.

Il governatore di New York Andrew Cuomo ha firmato già ieri l'ordine esecutivo per aderire all'alleanza, ma alla protesta vanno via via unendosi altri governatori: dal Colorado al Massachusetts al Connecticut; mentre scendono in campo anche i sindaci di 61 città - tra cui New York, Chicago, Los Angeles, Filadelfia, New Orleans, Seattle e Boston - che non intendono voltare le spalle ai quasi 200 Paesi che hanno aderito all'intesa di Parigi. L'accordo negoziato da Barack Obama nel 2015 prevedeva per gli Usa l'impegno volontario a ridurre le emissioni inquinanti di 1,6 miliardi di tonnellate entro il 2025, l'alleanza dei governatori è determinata a continuare sulla stessa strada, anche se specifici obiettivi per ciascuno Stato non sono stati fissati. Resta tuttavia fortissimo l'impegno in prima persona dei governatori, al punto che il californiano Brown ha in programma un imminente viaggio in Cina proprio per discutere di politiche ambientali con altri leader. Ed è un movimento che si estende a macchia d'olio e tira dentro numerose realtà e diverse voci influenti. Come quella di Michael Bloomberg che ha promesso di donare 15 milioni di dollari a sostegno degli sforzi delle Nazioni Unite contro il cambiamento climatico. "Faremo tutto ciò che l'America avrebbe fatto se fosse rimasta nell'accordo", ha garantito il miliardario di New York, tra le figure più prominenti di un gruppo che comprende 30 sindaci, tre governatori, oltre 80 presidenti di atenei universitari e oltre 100 imprenditori determinati a lavorare sul tema con l'Onu. Trump o non Trump.

La Casa Bianca, dal canto suo, fa sapere che Trump ha avuto colloqui telefonici con diversi leader europei, ai quali ha spiegato le ragioni del ritiro e ha chiarito che "l'America resta impegnata per l'alleanza transatlantica e per sforzi robusti per proteggere l'ambiente". Nelle telefonate con Angela Merkel, Emmanuel Macron, Justin Trudeau e Theresa May, il presidente degli Stati Uniti si è accordato per "continuare il dialogo e rafforzare la cooperazione sull'ambiente e su altre questioni", riferisce ancora la Casa Bianca. Macron è stato fra i primi a commentare la decisione del tycoon: "Make the planet great again", ha detto in una rara dichiarazione in inglese, rivedendo lo slogan elettorale 'Make America great again' con cui Trump ha giustificato la sua decisione. Di fronte alla pioggia di critiche, il segretario di Stato Usa Rex Tillerson - tra gli 'sconfitti' che hanno cercato di evitare lo strappo - ha provato a rassicurare gli alleati affermando che gli Usa continueranno a tagliare le emissioni così come avevano fatto prima ancora di aderire all'intesa. Ma in serata è arrivata la risposta sprezzante dei 'falchi' direttamente dalla Casa Bianca. "Trump ha messo l'America al primo posto, non c'è niente di cui chiedere scusa", ha detto il capo dell'Agenzia per la Difesa dell'ambiente (Epa) Scott Pruitt, liquidando l'accordo di Parigi come "un mucchio di parole" con benefici "minimi" sull'ambiente.

La Cina, che dal 2007 ha sorpassato gli Stati Uniti diventando il Paese più inquinante al mondo, si sta ritagliando il suo spazio a seguito dell'isolamento internazionale di Trump su diverse questioni, e in particolare sta emergendo come improbabile partner dell'Europa. L'Unione europea e la Cina proseguiranno la lotta contro il cambiamento climatico "con o senza gli Stati Uniti", ha detto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, parlando in conferenza stampa congiunta con il premier cinese Li Keqiang e Juncker al termine del summit Ue-Cina. Tusk ha inoltre definito la scelta di Trump un "errore storico", dopo che il commissario Ue per il Clima e l'Energia, Miguel Arias Cañete, aveva già accusato il magnate di anteporre i suoi interessi elettorali a quelli del Paese e del pianeta. Merkel, figlia di un pastore protestante solitamente riservata sulla sua fede, ha definito l'accordo di Parigi necessario "per preservare il creato". "A chiunque per cui sia importante il futuro del nostro pianeta, dico di continuare su questo percorso in modo da avere successo per la nostra Madre Terra", ha affermato accolta dagli applausi dei parlamentari.

Hanno confermato il loro impegno per l'accordo di Parigi l'Europa (con la Romania che è diventata il 148esimo Paese firmatario a ratificare l'intesa proprio nel giorno in cui Trump annunciava l'uscita), la Cina (con il premier ieri a Berlino e oggi a Bruxelles) e anche l'India, il cui premier Narendra Modi lo ha ribadito da San Pietroburgo. Quanto alla Russia, nonostante il vice premier Arkady Dvorkovich abbia detto che Mosca non cambierà la sua decisione di unirsi all'accordo, un assistente del Cremlino ha affermato che il patto è irrealizzabile senza la partecipazione degli Stati Uniti. Putin ha parlato di un buon documento, spiegando però che per la ratifica Mosca sta aspettando che vengano sistemati alcuni dettagli tecnici. Intanto Gary Cohn, alto consigliere economico di Trump, in un'intervista alla Cnbc afferma che il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi aiuterà il mercato dell'energia a rimanere competitivo, permettendo un potenziale ritorno sulla scena dell'industria Usa del carbone. Nonostante la concorrenza del gas naturale economico, ha affermato, "a un certo punto del ciclo il carbone sarà di nuovo competitivo".

 

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