La polizia di Manchster ha arrestato stamane all'alba due uomini sospettati di appartenere alla cellula jihadista che ha aiutato il kamikaze, Salman Abedi, che lunedì sera si è fatto saltare in aria uccidendo 22 persone e ferendone 59 al termine di un concerto. Lo rende noto la polizia di Manchester su Twitter. Uno dei sospetti è stato fermato durante una perquisizione a Withington, quartiere meridionale della città. Il secondo è stato invece fermato nella zona di Manchester. In totale sono al momento 8 gli uomini sotto custodia, a partire da Ismail Abedi, fratello maggiore del kamikaze. Una donna arrestata ieri sera è stata rilasciata nella notte. Un uomo è stato fermato ieri dopo che la polizia ha effettuato ricerche nella città inglese di Nuneaton, circa 160 chilometri a sud di Manchester. Si tratta del primo arresto in Inghilterra a svolgersi al di fuori di Manchester dal giorno dell'attentato.
È dunque caccia all'uomo per provare a smascherare la rete di complicità attorno al kamikaze Salman Abedi. Le indagini lasciano ormai pochi spazi a dubbi. Questa volta nessuno crede al lupo solitario di turno. Salman, figlio di rifugiati libici anti-Gheddafi sbarcati nel Regno Unito negli anni '90 e nel frattempo tornati in patria, non è stato che una pedina, a quanto pare. L'ordigno che s'era caricato nello zaino con il quale si è fatto poi esplodere era abbastanza sofisticato da escludere che possa aver fatto tutto da solo. Di qui la convinzione che esista almeno una cellula, che questa sia ancora attiva e disponga come minimo di uno specialista.
Nel corso delle perquisizioni nella zona di Manchester, la polizia ed i servizi di sicurezza hanno trovato materiale adatto per un nuovi "imminente attacchi". È quanto rivela il quotidiano britannico Independent secondo il quale un ordigno è stato neutralizzato tramite un'esplosione controllata mentre fonti investigative ritengono che ci sia la concreta possibilità che ci sia dell'altro esplosivo ancora da trovare.
Da meno di 48 ore il governo ha portato l'allerta terrorismo a livello "critico", il più alto in una scala di 5, che significa che le autorità ritengono alta la possibilità di un attacco imminente.
Il premier Theresa May, che oggi sarà a Bruxelles, dove emerge che chiederà alla Nato di unirsi alla coalizione anti Isis, ha anche deciso di abbreviare la sua presenza al G7 di Taormina limitandosi a partecipare solo alla riunione di venerdì tornando nella stessa serata a Londra.
Il governo ha anche dato il via a un'operazione di sicurezza, preparata dopo l'attacco di Parigi del 13 novembre 2015 in cui un commando di Isis massacrò 130 persone, che prevede lo schieramento di fino a 3.800 soldati nelle strade del Regno Unito. I primi 1.000 sono stati posizionati nelle zone sensibili di Londra.
Le ricerche puntano al presunto 'artificiere' che si sospetta abbia confezionato la bomba. Ma il capo della Greater Manchester Police, Ian Hopkins, che nella città del nord dell'Inghilterra ha coordinato nelle ultime ore un paio di blitz delle teste di cuoio, ha tenuto a precisare che nel mirino c'è un intero "network". Un network che affonda le sue radici in Libia, a quanto è dato capire, nel caos del dopo Gheddafi. È nel Paese nordafricano che è stato arrestato un secondo fratello di Salman Abedi (Hassan), dopo che il primo (Ismail) era stato catturato a Manchester. Fermato pure il padre Ramadam. Hassan è sospettato di aver pianificato un altro attentato in terra libica e, a dar credito a quanto rimbalza da Tripoli, avrebbe confessato di aver "giurato fedeltà all'Isis" con Salman, anche se lo avrebbe poi smentito in un successivo interrogatorio.
Cresce l'irritazione del governo britannico per le continue fughe di notizie sull'attentato di Manchester da parte dell'intelligence americana, anche dopo il monito del ministro degli Interni britannico Amber Rudd: l'ultima è quella delle foto dei frammenti dell'ordigno sul New York Times.