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Nuovi cortei di protesta in Russia e il sanguinario dittatore Putin distrugge sul nascere ogni dissenso, decine di arresti a Mosca

Mosca, 2 Apr 2017 - Ancora proteste e fermi in Russia, una settimana dopo che centinaia di persone sono state arrestate quando decine di migliaia di dimostranti sono scesi in piazza nelle manifestazioni più grandi da quelle del 2011 contro il Cremlino. Oggi i fermi sono stati 29 a Mosca, secondo le agenzia di stampa russe, con l'accusa ai dimostranti di aver "disturbato l'ordine pubblico". Tra loro anche diversi minorenni, dopo che la polizia è intervenuta nelle proteste non autorizzate nel centro della capitale, tra cui in piazza Triumfalnaya e vicino alla Piazza Rossa. Qui la polizia ha imposto rigide misure di sicurezza, per impedire nuove proteste di massa.

La procura venerdì aveva avvertito che avrebbe agito contro i dimostranti non autorizzati e aveva ordinato il blocco di siti web e blog con messaggi considerati provocatori. Secondo Russia Today i principali leader dell'opposizione hanno smentito ogni legame con le nuove proteste; tra loro anche la portavoce di Alexei Navalny, scrive Bbc. Un'indagine è intanto in corso sugli anonimi organizzatori della protesta online. Ciò nel contesto generale in cui l'opposizione accusa il presidente Vladimir Putin di aver ristretto le libertà di manifestazione da quando è tornato al Cremlino nel 2012, dopo le denunce di frodi nelle politiche del dicembre 2011.

Domenica scorsa, 26 marzo, decine di migliaia di russi erano scesi in piazza in tutto il Paese rispondendo all'appello del leader dell'opposizione Navalny. Cortei e manifestazioni in 80 città, che si sono conclusi con centinaia di fermi, 500 nella sola capitale. Tra essi c'era lo stesso Navalny, incriminato per aver violato il codice amministrativo che regola le procedure per l'organizzazione di manifestazioni e cortei. Trattenuto in cella, il giorno dopo è stato condannato a 15 giorni di carcere, dove è tuttora. La maggior parte delle proteste era stata infatti considerata illegale dalle autorità perché non autorizzata. Nel mirino dei dimostranti c'era il premier Dmitry Medvedev, di cui chiedevano le dimissioni accusandolo di essere corrotto e di essersi arricchito con manovre illegali.

Navalny, ora il più noto oppositore del presidente Vladimir Putin dopo aver iniziato la sua campagna anticorruzione sui blog nel 2008, già dopo aver guidato le massicce proteste successive alle elezioni del 2011 era stato incarcerato per 15 giorni. È intenzionato a sfidare Putin alle presidenziali del 2018, ed è considerato l'oppositore favorito. Ma la sua candidatura non è registrata, perché a febbraio gli è stata revocata la possibilità di correre nelle elezioni (in cui Putin probabilmente si ricandiderà), dopo la condanna per frode, contro cui ha però presentato ricorso. Dopo l'arresto della scorsa settimana aveva twittato: "Ciao a tutti dal tribunale Tveskoy. Verrà il tempo in cui li processeremo noi (ma in modo onesto)".

La risposta delle autorità alle manifestazioni di domenica scorsa aveva sollevato sdegno e appelli a livello internazionale. Un portavoce dell'Ue aveva affermato che la polizia russa aveva "impedito l'esercizio delle libertà basilari d'espressione, associazione e assemblea pacifica, diritti fondamentali previsti dalla Costituzione russa", e chiesto a Mosca di rispettare i suoi obblighi assunti a livello internazionale" e di rilasciare i "dimostranti pacifici". Analogo l'appello del Consiglio d'Europa, mentre il dipartimento di Stato Usa aveva sottolineato che i russi meritano "un governo che appoggi" anche "la possibilità di esercitare i loro diritti senza paura di ritorsioni".

Tra le persone arrestate oggi ci sarebbe anche Pavel Dyatlov, un sedicenne diventato simbolo delle proteste dei giovani in Russia dopo essere stato fotografato la settimana scorsa mentre si arrampicava su un lampione durante le manifestazioni dell'opposizione. Lo riferiscono i media internazionali.

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