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Individuati i responsabili della rapina alla gioielleria Puggioni dagli investigatori della Squadra Mobile sassarese.

Sassari, 18 Feb 2017 - Al termine di un’elaborata attività investigativa, il personale della Squadra Mobile della Questura di Sassari, è arrivato all’identificazione degli autori della rapina commessa nell’estate 2015 ai danni della gioielleria Puggioni, di via Turritana.

Nei giorni scorsi, infatti, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai responsabili, un 40enne, un 34enne ed un 48enne.

Nello specifico, nel mese di luglio del 2015, due malviventi a bordo di una moto, col volto completamente travisato da caschi da motociclista, hanno raggiunto la bottega orafa e, mentre il conducente restava in attesa all’esterno alla guida del motoveicolo col motore acceso, il passeggero ha fatto irruzione nella gioielleria portando con sé una sacca sportiva dalla quale, una volta all’interno dell’esercizio, ha estratto una pistola che ha poi puntato contro le due titolari, intimando loro di consegnargli i preziosi. Le due vittime hanno però cercato d’opporre resistenza e di dissuaderlo dal gesto criminale, ma il rapinatore non ha desistito dal suo intento ed ha quindi rovistato i cassetti da dove ha in seguito portato via numerosi oggetti presenti nelle vetrine.

Approfittando di un momento in cui il rapinatore era intento ad asportare i beni, una delle titolari gli è saltata addosso ed ha ingaggiato con malvivente una colluttazione ed è riuscita a fargli cadere di mano la pistola.

L’uomo che attendeva all’esterno, accortosi della lotta, ha urlato e suonato ripetutamente il clacson, incitando il complice a fuggire. Ma nel frattempo tutto il trambusto ha attirato l’attenzione di un vicino di casa che, intuendo l’accaduto, senza esitazione, è intervenuto e con uno spintore ha disarcionato il motociclista che, nonostante la caduta violenta al suolo, è riuscito a rialzarsi, darsi precipitosamente alla fuga e dileguandosi nel centro storico cittadino.

Il primo rapinatore, uscito dalla gioielleria, ha cercato intanto di recuperare la moto, ma è stato anche lui affrontato dal coraggioso cittadino che gli ha strappato il casco e lo ha colpiva più volte ma nonostante questo, il rapinatore è riuscito a divincolarsi ed fuggito facendo perdere le proprie tracce.

Da questo scenario sono partiti gli investigatori per individuare gli autori, grazie anche alla preziosa testimonianza di un ciclista che aveva seguito i criminali nella loro fuga, fino all’abitazione in cui si erano rifugiati.

Quindi dai primi accertamenti è emerso che proprio quel supporto logistico, era stato fornito da un complice, che è deceduto poco tempo dopo per cause naturali e per il quale pertanto non si è proceduto penalmente, perché la sua morte ha estinto il reato; in effetti, nel corso della perquisizione presso la sua abitazione, succeduta al fatto, chiaramente non furono ritracciati i fuggitivi ma furono sequestrati elementi utili alle indagini.

Sulla scena del crimine, invece, durante il sopralluogo nell’immediatezza della rapina, erano state repertate tracce di sangue e impronte digitali presenti sul motociclo abbandonato dai fuggitivi, reperti che da analisi successive, sono risultati riconducibili al 40enne. E quest’ultimo, sentito negli Uffici della Mobile in merito all’accaduto, grazie anche alle ulteriori testimonianze verbalizzate con elementi indiziari nei suoi confronti, ha ammesso in modo parziale le sue responsabilità.

Per quanto attiene invece i gravi indizi di colpa del 48enne, questi sono emersi pochi giorni dopo dal fatto, perché egli, proprio mentre il 40enne, veniva escusso dagli investigatori, stazionava all’esterno della Questura con una vistosa ingessatura al braccio, ignaro di essere attentamente osservato mentre attendeva il suo amico. Inoltre si è poi accertato che quest’ultimo il giorno della rapina, non si era presentato, proprio nell’orario coincidente con la rapina, negli uffici della Questura come previsto dalla misura impostagli dall’Autorità Giudiziaria. E perciò, sentito in merito a tale mancata presentazione, ha riferito di aver avuto un incidente stradale, fornendo a verbale un racconto quanto meno anomalo dell’accaduto, poiché contrastante con quanto dichiarato alla compagnia assicurativa relativamente ai luoghi e ai soggetti coinvolti nel sinistro. E emerso successivamente, che il 34enne, dietro compenso, ha fornito un alibi sicuro all’uomo che era alla guida della moto, aiutandolo nella simulazione dell’incidente e dichiarando che le lesioni fossero dovute all’incidente stradale – mai avvenuto – mentre in realtà quelle ferite avvennero proprio durante la rapina.

I due in tal modo hanno solamente tentato di recuperare l’epilogo negativo della rapina, cercando di incassare il risarcimento (peraltro non avvenuto) ottenendo per contro, entrambi, un ulteriore capo di imputazione per truffa ai danni dell’assicurazione e, solo per il 34enne, per favoreggiamento personale.

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