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Strage Berlino: si cerca tunisino di 24 anni, fu detenuto in Italia

Berlino, 22 Dic 2016 - La polizia tedesca sta dando la caccia a un cittadino tunisino che sarebbe coinvolto nella strage di Berlino, nella quale un camion ha travolto e ucciso 12 persone in un mercatino di Natale. Lo scrivono i media tedeschi.

La procura tedesca ha confermato che l'uomo ricercato è il tunisino Anis Amri, 24 anni. Proveniente dalla tunisina Tataouine e legato al gruppo che portò a termine la strage sulla spiaggia di Sousse, in cui trovarono la morte 38 persone, Amri ha soggiornato nel centro accoglienza di Kleve, nel Nord Reno Westfalia. Gli era stato negato l'asilo, ma aveva ottenuto un permesso di soggiorno temporaneo ad aprile. L'ordine di cattura nei suoi confronti è stato emesso in relazione a tutta l'area Schengen.

La Germania offre fino a 100.000 euro di taglia a chiunque fornisca informazioni che portino all'arresto del sospettato dell'attacco al mercatino di Natale a Berlino. È emerso che il soggetto è stato sotto la sorveglianza dei servizi tedeschi da marzo fino a settembre. Le indagini, partite "su incarico della procura generale", si basavano sul "sospetto dei servizi federali" che Amri stesse preparando "un furto per finanziare l'acquisto di armi automatiche" da usare in "un attentato". Gli inquirenti scoprirono solo un suo coinvolgimento "in piccolo traffico di droga" in un parco della capitale, senza rintracciare elementi che potessero "sostanziare l'allarme" dei servizi. Per questo a settembre la sorveglianza venne sospesa.

Amri aveva lasciato la Tunisia 7 anni fa come migrante illegale e avrebbe scontato 4 anni di prigione in Italia perché accusato per un incendio in una scuola. Lo riferisce il padre alla radio tunisina Mosaique FM, aggiungendo che il giovane si era recato in Germania più di un anno fa. Anis Amri è nato il 22 dicembre del 1992 e originario della regione di El Oueslatia, nel governatorato di Kairouan. Il padre del ricercato aggiunge che Anis è in contatto con i suoi fratelli, ma che non ha mai contattato lui. L'emittente riporta che il sospettato ha dei precedenti con la giustizia e che è ricercato dalla polizia di El Oueslatia, nonché che è stato condannato in contumacia a cinque anni di prigione per furto con l'aggravante della violenza. Le stesse fonti aggiungono che è in corso un'indagine per determinare eventuali legami con l'Isis.

L'uomo oggi ricercato - ha riferito una fonte investigativa che insieme a altre unità d'indagine è sul posto - arrivò in Italia dopo la 'Rivoluzione dei gelsomini', quella che rovesciò il regime di Zine El Abidine Ben Ali. La stessa fonte indica in tre gli anni trascorsi in Italia dal 24enne e non fa menzione di una sua detenzione in Italia. "Quando ho visto la foto di mio fratello in televisione e altrove, non potevo credere ai miei occhi. Sono scioccato e non posso pensare che abbia commesso questo crimine", ha detto all'agenzia France Presse il fratello Abdelkader Amri. Ma, ha aggiunto, "se è colpevole, merita una condanna. Non vogliamo avere a che fare con terroristi, noi". "Eravamo in contatto attraverso Facebook - ha detto la sorella Najoua -  era sempre sorridente".

Documenti dell'Ufficio richiedenti asilo che appartengono all'uomo sono stati rinvenuti nell'abitacolo del tir. L'uomo "era arrivato in Italia nel 2012", secondo il sito della Sueddeutsche Zeitung che cita fonti delle autorità. Nel luglio 2015 Anis A. aveva poi raggiunto la Germania e dall'aprile 2016 risulta "tollerato", aggiunge il quotidiano. Il ricercato era stato poi "fermato dalla polizia nello scorso agosto con un falso documento d'identità italiano a Friedrichshafen", località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera, ha proseguito la Sueddeutsche. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell'area di Kleve, al confine con l'Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità locali. Il tunisino "era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg" dopo che "il 30 luglio era stato fermato a Friedrichshafen per un controllo". Secondo quanto riferito da N24, il giovane avrebbe utilizzato "almeno 12 nomi falsi" tra cui anche "un nome egiziano".

Nella stessa città di Emmerich, vicino al confine olandese, nel Nordreno Vestfalia, si sta verificando una situazione piuttosto insolita, nel quadro della caccia al super ricercato della strage di Berlino, il tunisino Anis A. Sul posto ci sono oltre 150 agenti, e un numero ancora maggiore di giornalisti, ma l'operazione di polizia - scrive la Welt - è bloccata a causa di alcuni errori formali nella trascrizione dei mandati di perquisizione, che rende i provvedimenti non validi. Già in tarda mattinata la polizia nel Nordreno-Vestfalia aveva annunciato "azioni imminenti" in relazione all'attentato.

“È un attacco all'umanità. Tutto ciò deve essere fermato": così Donald Trump sulla strage di Berlino parlando con i giornalisti a Palm Beach, in Florida, dove si trova le festività di fine anno.

L'attentato - che ha provocato 12 morti e 48 feriti, di cui 14 in gravissime condizioni - è stato rivendicato dai jihadisti dello 'Stato islamico' attraverso l'agenzia Amaq. Il richiedente asilo pachistano che era stato arrestato dopo la strage perché sospettato di esserne l'autore, è stato rilasciato dalle autorità tedesche. "I test forensi eseguiti finora non hanno fornito indicazioni sulla presenza dell'accusato nell'abitacolo del camion durante l'attacco", ha reso noto la procura.

L'autore della strage dunque resta ancora in fuga. "Una o più persone", "con un'arma", probabilmente quella usata per uccidere il conducente polacco del camion, ha precisato il capo della polizia di Berlino Klaus Kandt, non escludendo dunque la possibilità della presenza di un commando. E proprio l'autista polacco - secondo indiscrezioni riportate dalla Bild - avrebbe lottato fino all'ultimo per non far deviare il mezzo sulla folla. Quanto alle vittime, sei sono state identificate come cittadini tedeschi. Dei 48 feriti, 14 stanno lottando tra la vita e la morte, secondo il ministero dell'Interno.

Ancora nessuna notizia ufficiale sulle sorti di Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne di Sulmona (L'Aquila) ufficialmente dispersa dopo l'attentato di Berlino. È quanto si apprende dal sindaco della città ovidiana Annamaria Casini. La giovane si trovava nel mercato natalizio per acquistare dei doni da riportare a casa. Erano stati i genitori di Fabrizia - che ora si trovano a Berlino - a mettere in allarme la Farnesina. Venuti a conoscenza della strage non riuscivano a mettersi in contatto con la figlia ed hanno avvisato i carabinieri di Sulmona. La 31enne appartiene alla cosiddetta generazione Erasmus. Alla Freie Universitat Berlin aveva compiuto parte degli studi scegliendo un percorso formativo orientato all'integrazione tra i popoli e alla lotta alla discriminazione. Aveva studiato al liceo linguistico Vico di Sulmona e dopo la laurea triennale all'Università La Sapienza di Roma in Mediazioni linguistico-culturali, aveva conseguito la magistrale all'Alma Mater di Bologna in relazioni internazionali e diplomatiche. Poi un master alla Cattolica di Milano in tedesco per la comunicazione economica. Dopo un'esperienza a Vienna, dal 2013 si era trasferita stabilmente a Berlino. Attualmente lavorava per una società di consulenza trasporti e logistica, la '4Flow', che conta 350 dipendenti. Nel 2014 aveva anche collaborato con Berlino Magazine, il sito on line in italiano di cultura e attualità. "Una martire", dice monsignor Angelo Spina, vescovo di Sulmona che conosce molto bene la famiglia della giovane e che ora prega per lei. Intanto la preside del Vico, Caterina Fantauzzi, ha deciso di annullare la festa natalizia in programma oggi. "Siamo addolorati e sconvolti - ha detto - la decisione è stata maturata dagli stessi studenti in maniera sentita e responsabile". Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva espresso "apprensione per Fabrizia Di Lorenzo, dispersa dopo la strage di Berlino".

Tre italiani rimasti lievemente feriti nell'attacco al mercatino di Natale di Berlino sono stati dimessi dagli ospedali dove erano stati ricoverati e sono già rientrati in Italia. Due sono siciliani e sono tornati a Palermo. Lo si apprende da fonti diplomatiche.

"Ho voluto manifestare a nome del governo italiano la nostra fraterna amicizia e solidarietà a Steinmaier e a tutta la Germania: soffriamo e siamo addolorati insieme. La vostra sofferenza è quella degli uomini liberi. In gioco c'è la libertà e il nostro modo di vivere. Vogliono creare la paura che ci ruba la libertà, bisogna battersi per difenderla: combattere contro il terrore è combattere per la libertà", ha detto il ministro.