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Il Trovatore – Il dramma nel dramma

Cagliari, 17 Dic 2016 – Il Trovatore di Giuseppe Verdi è l’opera con cui il Teatro Lirico di Cagliari decide di concludere la stagione lirica del 2016, in attesa della nuova recentemente presentata.

Senz'altro questa scelta trova la sua piena giustificazione nel fatto che lo spettacolo, suddiviso in tre atti, è una delle composizioni più diffuse e replicate del maestro emiliano, tratta dal drama caballeresco di Antonio Garcia Gutierrez "El Trobador". Si tratta di un melodramma che segue lo schema classico del triangolo amoroso in cui c'è lui (Conte di Luna), lei (Leonora), l'altro (Manrico- il c.d. "Trovatore"), a cui si affianca però un altro triangolo, ossia quello tra due uomini, in conflitto tra loro per motivi che trascendono i reciproci sentimenti verso la bella fanciulla ed in cui si inserisce un'ulteriore figura, quella della zingara Azucena.

Infatti, il padre del Conte aveva fatto giustiziare la madre della gitana, accusandola di stregoneria, pertanto l'aveva fatta bruciare su quel rogo, descritto con profonda angoscia e risentimento da parte di Azucena nel II atto ("Essa bruciata venne ov'arde quel foco"; "Chè, fra bestemmie oscene pungendola coi ferri, al rogo la cacciavano gli scellerati sgherri"). Costei aveva così promesso vendetta ("Mi vendica!...") e a tale scopo aveva rapito il figlio dell'uomo (e fratello del Conte di Luna) ed aveva poi deciso di gettarlo nel fuoco, salvo però sbagliare e scambiarlo col proprio figlio. Colma di dolore per la sua duplice perdita, aveva comunque scelto di allevare il bambino rapito, facendogli credere di essere suo figlio ed educandolo all'odio verso il Conte di Luna. Quest'ultimo, dopo aver ritrovato i resti bruciati di un bambino e credendo che si trattasse del proprio congiunto, assume come proprio scopo di vita quello di distruggere la donna ed il suo "presunto" figlio Manrico.

Sulla base di questi elementi è corretto considerare la rappresentazione come "un dramma nel dramma" in cui allo scontro tra i due uomini per il cuore di Leonora, si affianca il reciproco sentimento di vendetta, che senza dubbio costituisce il filo conduttore dell'intera narrazione. Detto sentimento trova, invero, piena espressione nella scena finale in cui Azucena, benché assista alla morte del Trovatore da ella allevato come un figlio, dichiara al Conte che lo ha fatto giustiziare "Egli era tuo fratello!..." ed aggiunge "Sei vendicata, o madre".

Quest'opera può essere definita impiegando le stesse parole usate dalla moglie di Verdi per descrivere il marito "una selvaggia verginità di idee e sentimenti". Si assiste infatti alla contrapposizione tra diversi tipi di amore, quello tra una madre ed una figlia (vedi la vicenda di Azucena), quello tra due fratelli (il Conte di Luna ed il congiunto apparentemente bruciato), quello tra due innamorati (Manrico e Leonora), che non fanno altro che alimentare il sentimento di odio che i personaggi portano con sé e di cui Leonora finisce per essere solo una povera vittima.

Per rappresentare questo dramma il Teatro Lirico di Cagliari si è affidato al regista Stefano Poda che ha optato per una scenografia assai particolare. E' possibile vedere sul palco una grande mano ferita da diverse lance ed una sfera con le sembianze della Luna, il tutto evoca alla mente la figura del Conte di Luna, sempre presente nella scena e nella mente dei personaggi e che alla fine, uccidendo il proprio fratello, ferisce la sua stessa mano. Le luci giocano un ruolo fondamentale, meglio che in altri allestimenti, qui costituiscono l'espediente per passare da una scena ad un'altra e per evidenziare il mutevole stato d'animo dei protagonisti.

L'orchestra, diretta dal maestro concertatore e direttore Giampaolo Bisanti, si cimenta nelle riproposizione dell'enigmatica musica verdiniana, caratterizzata da toni quasi allegri in un contesto, come detto, drammatico.

Sono senz'altro degni di nota il soprano Daniela Schillaci ed il tenore Marcello Giordani, nei panni rispettivamente di Leonora e Manrico, acclamati più volte dal pubblico (specie Giordani in occasione del noto brano "di quella pira", atto terzo scena quinta), ad attestare l'apprezzamento per due cantanti degni di questo nome.

In conclusione l'allestimento merita senz'altro di essere visto, da appassionati e non, in quanto assai suggestivo, connotato da interpreti di qualità e per di più concernente un'opera densa di significati reconditi e sentimenti contrastanti, che fanno da cornice ad una trama colma di colpi di scena.

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