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“La pietra del paragone”: opera sempre incantevole e la rappresentazione di Cagliari con il suo allestimento veramente affascinante.

Cagliari, 22 Ott 2016 - In questi giorni al Teatro Lirico di Cagliari è in scena l’opera di Gioacchino Rossini, la Pietra del Paragone. Che dire di tale rappresentazione? si può senz’altro sostenere che tutti coloro che amano spettacoli di stile classico, ossia ambientati nell’epoca in cui Rossini compose il suo lavoro, potrebbero rimanere delusi. Invece coloro che amano ed apprezzano le novità potrebbero essere piacevolmente affascinati dall’allestimento realizzato dai registi e scenografi Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin. Così come Rossini aveva stupito i suoi contemporanei, discostandosi dalle opere tradizionali ambientate in un periodo passato e collocando invece il suo racconto in un’epoca a lui prossima, anche Barberio e Sorin hanno optato per una rappresentazione in stile moderno e nello specifico ambientata negli anni ’60. Il tutto è arricchito dall’uso di tecnologie in grado di produrre particolari effetti grafici, che consentono agevolmente di cambiare le ambientazioni mantenendo sulla scena i personaggi e soprattutto di immedesimarsi nelle loro vicende, nei loro pensieri e desideri.

Ecco che, a differenza di quanto accade nelle riproduzioni di stampo tradizionale, ricorre la possibilità di veder tradotti in immagini, i pensieri e le emozioni dei protagonisti. Viene in tal senso in rilievo la scena n. 8, in cui Macrobio, giornalista inesperto e presuntuoso, che cerca i favori del facoltoso Conte Asdrubale, immagina di scrivere, dietro corrispettivo in denaro, un articolo a tutti coloro che lo richiedono (“Chi è colei che s’avvicina? E’ una prima ballerina: «Sul Teatro di Lugano gran furor nel Solimano!» (finge di prendere del denaro) Mille grazie, siamo intesi: il giornal ne parlerà). Il Macrobio viene infatti rappresentato, sugli schermi presenti sullo sfondo, seduto in una tavola apparecchiata pronto a divorare tutti coloro che si presentano alla sua mercéde e che si collocano ognuno in un piatto contenente una pietanza diversa, costretti poi a piegarsi al ricatto morale dell’arrivista giornalista.

Tramite questa tecnica gli spettatori hanno modo di vedere tradotti in immagini suggestive, ciò che ai loro occhi apparirebbe come un normale dialogo tra i personaggi, la scena pertanto vive e si sviluppa principalmente tramite gli schermi collocati sullo sfondo, che i vari attori sono abili a sfruttare. Inoltre l’utilità di questo sistema è anche quella di consentire anche chi assiste allo spettacolo da zone distanti dal palco, di poter cogliere l’espressività degli attori, tra cui spicca sotto questo profilo Marco Bussi (Macrobio).

Ancora, elemento innovativo è quello di introdurre in un’opera, scene dal taglio comico, paragonabili a quelle di Charlie Chaplin o della famosa coppia Stanlio ed Olio. Sotto tale profilo si possono considerare i tratti dello spettacolo nel corso dei quali, mentre la storia si sviluppa tra i personaggi, appare spesso un soggetto sullo sfondo, ossia un cameriere, rappresentato da Giovanni Prosperi. Lo si può difatti cogliere nelle pose più improbabili: immerso dentro un acquario alla ricerca di pesci o alle prese con una frittata che fa volteggiare con un’abilità invidiabile, anche con colpi di testa.

Per quanto concerne l’orchestra è degna di nota la direzione del Maestro Francesco Ommassini, il quale è in grado di cogliere al meglio le numerose sfaccettature delle musiche rossiniane, fatte di numerose ripetizioni, di passaggi molto veloci e in alcuni punti caratterizzati da un crescendo. Tra gli interpreti, colui che meglio di altri riesce ad adattarsi a questo tipo di musica è il tenore Enea Scala, nel ruolo del Cavalier Giocondo grande e fedele amico del Conte Asdrubale. G.P.S.

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