Bosa (Nu), 16 Sett 2016 - "Il messaggio della Giunta è forte e chiaro: l'aggregazione dei territori è fondamentale, soprattutto nelle zone più periferiche e isolate. Ma l'isolamento e la perifericità si combattono in un unico modo: alleandosi, unendo le forze e facendo strategie con progetti di sviluppo che coinvolgano quanti più Comuni possibile". La filosofia alla base della legge 2 sul riordino degli enti locali e della programmazione territoriale è stata spiegata nella sala consiliare di Bosa dall'assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci e dal capo di Gabinetto degli Enti Locali Matteo Muntoni a sindaci e consiglieri regionali delle Unioni della Planargia, del Montiferru e del Marghine, 30 Comuni e poco più di 51mila abitanti.
"Dovete mettervi insieme, fare ragionamenti stretti che legano la costa con l'interno, rinsaldare rapporti storici e culturali che sono sempre esistiti fra i Comuni - ha detto il vicepresidente della Regione -. È importante preservare gonfaloni e singole identità, e nessuno vuole abolirli, ma è altrettanto importante fare alleanze per poter crescere. La legge 2 non impone a nessuno con chi aggregarsi, però impone di aggregarsi. In assetti territoriali autodeterminati: ognuno può scegliere con chi, ma la scelta va fatta perchè solo superando le piccole dimensioni e i conflitti si possono creare vere condizioni di sviluppo dei territori. Questo è esattamente lo stesso principio alla base della programmazione territoriale: proposte dal territorio e non calate dall'alto, con idee che coinvolgano ampie fette di territorio e con la partecipazione degli imprenditori locali che possono dare un fondamentale e decisivo valore aggiunto".
Nel confronto con gli amministratori locali sono poi stati ricordati da Matteo Muntoni i tre pilastri alla base della legge 2 (abolizione province, istituzione della città metropolitana, creazione dell'Unione di Comuni, con un minimo di quattro comuni e 10mila abitanti). E poi, appunto, l'obbligo per tutti di stare nelle Unioni, esempio unico in Italia, una decisione dovuta alla necessità di garantire un'alternativa altrettanto solida anche a chi resta fuori dalla città metropolitana, per assicurare un tessuto connettivo condiviso a realtà territoriali spesso molto diverse e dare più forza nelle diverse fasi di confronto. Per far crescere le Unioni di Comuni sono in arrivo 23 milioni di euro, come sarà ratificato dalla Giunta martedì prossimo: 15 milioni dal Fondo Unico degli Enti Locali da 600 milioni che non ha eguali nel resto d'Italia, oltre 8 da finanziamenti statali, una sorta di meccanismo di premialità per la Sardegna che investe fondi regionali in questa nuova scommessa territoriale.
"Non è vero che non ci sono speranze per territori non costieri o urbani, ma bisogna utilizzare queste realtà come volano per creare condizioni di sviluppo in altri territori in modo che siano poi capaci di autosostenersi, dunque di creare quell'occupazione che è l'unico freno allo spopolamento - ha concluso l'assessore Paci -. Non ci sono Comuni in Italia più finanziati dei nostri piccoli Comuni della Sardegna, ma è impensabile che tutti siano nelle condizioni di fare tutto: le funzioni vanno condivise per far funzionare le cose, questa è la gestione condivisa. La strada è segnata ed è l'unica: non ci sono alternative alla via dell'aggregazione".