Cagliari, 4 Lug 2016 - Il 28 giugno scorso, la nave militare olandese “Van Amstel”, impegnata nella missione “Triton – Frontex” nel Mar Ionio, ha proceduto alle operazioni di salvataggio, a largo delle coste libiche - Egiziane, di un’imbarcazione con a bordo 291 migranti provenienti da varie nazioni dell’Africa.
Tutte le persone soccorse, sono confluite a bordo della nave militare e sono successivamente giunte al porto di Cagliari, verso le ore 10.00 di ieri, per le operazioni di prima accoglienza. Nell’occasione, personale della Squadra Mobile e i militari della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Cagliari, hanno avviato le attività finalizzate all’identificazione di possibili favoreggiatori che, durante la traversata, partendo dalle acque antistanti le coste Egiziane, avevano condotto il natante o comunque avevano dato assistenza agli scafisti.
L’abituale muro di reticenza è stato superato fin da subito, probabilmente a causa del sentimento di rivalsa di alcuni viaggiatori che, a seguito di un viaggio lungo almeno sei giorni ed estenuante, data la carenza di cibo ed acqua, hanno reso dichiarazioni, sia in ordine ai soggetti che avevano materialmente condotto l’imbarcazione sia nei confronti di altri che si erano occupati di gestire i migranti all’interno del natante, non lesinando vessazioni e violenze.
Quindi è apparso subito evidente, inoltre, che i soggetti a cui era stato deputato il compito di condurre l’imbarcazione fino al territorio italiano, avevano avuto delle precise disposizioni da parte di altri soggetti, probabilmente di nazionalità libica che, anche durante il viaggio in mare aperto, hanno fornito ausilio telefonico, ogni qual volta sorgesse qualche problema di natura tecnica/o meccanica.
All’interno dell’imbarcazione, inoltre, è stato trovato e sottoposto a sequestro, un navigatore satellitare G.P.S., all’interno del quale era visionabile il percorso del viaggio e la destinazione finale, le coste ioniche della Calabria.
Durante la traversata era stato programmato dalle coste africane l’abbordaggio da parte di un gommone a bordo del quale sono stati fatti salire circa 70 migranti da condurre verso le coste italiane, secondo modalità tipiche delle organizzazioni criminali operanti nel settore della tratta di esseri umani.
Le modalità del viaggio sono state particolarmente difficoltose per l’inadeguatezza dell’imbarcazione con a bordo i migranti, poiché il peschereccio utilizzato certamente non era idoneo trasporto di una massa così consistente di persone, con il concreto rischio di naufragio e le prevedibili conseguenze nefaste per i passeggeri. Ed ad acuire ancor di più il grave disagio patito dai migranti, le condotte di alcuni di loro che non disdegnavano atteggiamenti violenti nei confronti dei passeggeri, come in occasione della rapina consumata a bordo ai danni di un migrante di nazionalità eritrea da parte di due dei trafficanti fermati. Questi ultimi, oltre che impossessarsi di 700 dollari e dei documenti della vittima, successivamente stracciati, hanno causato alla vittima lesioni per 20 giorni come diagnosticate dal personale sanitario impegnato nelle procedure di sbarco.
È stato accertato inoltre che l’equipaggio, prima delle operazioni di soccorso, aveva intimato ai passeggeri di non rivelare notizie sulla loro identità e sulle mansioni svolte dagli stessi nel corso della traversata.
In relazione ai responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di cui tre presunti minorenni, la Squadra Mobile unitamente agli uomini della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Cagliari, hanno eseguito i provvedimenti di fermo, stante i gravi indizi di colpevolezza ed il concreto pericolo di fuga, reso ancora più evidente dal fatto che circa un mese prima due di loro avevano fatto parte di un altro sbarco nelle coste calabresi.
L’intero gruppo di scafisti era capeggiato proprio da un minorenne.
Dunque i provvedimenti di fermo sono stati eseguiti nei confronti di Mosa Amehd, di 20 anni, egiziano, “scafista” dell’imbarcazione e anche definito il capitano per la sua attitudine a condurre il peschereccio, A.H., di 17 anni, egiziano - “scafista” dell’imbarcazione e già sbarcato nelle coste calabresi il 25 maggio scorso, che è stato definito “il capo” e indicava la rotta al “capitano”. Il ragazzo inoltre sarebbe uno degli artefici di una rapina nei confronti di un migrante al quale sono state causate lesioni per 20 giorni all’atto di sottrargli i documenti e circa 700 dollari, H. A., 17 anni, dell’Egitto, privo di documenti, aveva il compito di vigilare i migranti all’interno del peschereccio con metodi vessatori e violenti. Anche lui ha concorso nella rapina di cui sopra consumata ai danni del migrante Ghattas Mario, di 18 anni, egiziano, anche lui rivestiva il ruolo di sorvegliare i migranti all’interno del peschereccio, A.M.S, di 17, egiziano, con abilità meccaniche si occupava di piccole manutenzioni meccaniche a bordo dell’imbarcazione. Anch’egli come il compagno d’equipaggio era giunto in Calabria il 25 maggio conducendo probabilmente altri migranti.
Al termine delle procedure di rito, i fermati, su disposizione dell’A.G., sono stati accompagnati rispettivamente, i maggiorenni Mosa Amehd e Ghattas Mario, presso la casa circondariale di Uta ed i minorenni presso il Centro di Prima accoglienza di Quartucciu.