Cagliari 15 Mar 2016 – Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori della seduta congiunta con il Consiglio delle Autonomie Locali, così come stabilito per la riunione annuale obbligatoria nella legge istituiva del Cal. Quindi, la segretaria dell’Aula, la consigliera Daniela Forma (Pd), ha dato lettura del processo verbale della seduta dello scorso anno (18 febbraio 2015) che è stato approvato dall’assemblea, senza alcun intervento contrario.
Il presidente del Consiglio ha dunque proceduto con il suo intervento, ribadendo l’esigenza di “un confronto vero” sui principali temi di intervento della Regione e sulle tante criticità dell’isola.
Ganau ha inoltre evidenziato l’avvio della discussione consiliare sulla legge finanziaria («ci accingiamo a definire una manovra di grande difficoltà») e non ha nascosto il perdurare delle criticità e delle difficoltà per affermare che serve “individuare le priorità ed eliminare ogni possibile spreco”. «In questo quadro di gravissima crisi economica e sociale – ha proseguito - è purtroppo evidente che proprio i Sindaci sono le figure più esposte perché in prima linea ad affrontare con mezzi, sempre meno adeguati le difficoltà». «Lo ribadisco – ha incalzato il presidente - i Sindaci non possono essere lasciati soli ad affrontare le difficoltà, a garantire la legalità e l'imparziale amministrazione». Ganau ha quindi rinnovato la solidarietà dal primo cittadino di Desulo, vittima di un recente atto intimidatorio. Ed a questo proposito, il presidente ha invitato i presenti a prendere in considerazione la predisposizione di un ordine del giorno per ribadire le richieste degli Enti Locali sul fronte della sicurezza, dinanzi a un progressivo impoverimento della presenza dei presidi delle forze dell’ordine.
Un altro argomento affrontato dal presidente del Consiglio è stato quello delle riforme («ad incominciare dalla riforma della Regione») ed in particolare quella degli Enti Locali («è lontana dall'essere attuata e dall'aver raggiunto quell'equilibrio necessario») e della sanità («è una priorità assoluta per trasformare un sistema economicamente insostenibile e con una qualità non soddisfacente in un sistema sostenibile e di qualità»).
Il presidente dell’assemblea ha quindi auspicato politiche del lavoro più efficaci e «riflessione sulla ripartizione del Fondo Unico erogato dalla Regione che così come ripartito genera delle evidenti diseguaglianze in particolare nella disponibilità di risorse per la spesa sociale penalizzando le situazioni dove c'è maggiore necessità».
Nella parte finale del suo intervento, Gianfranco Ganau, ha ribadito le ragioni della specialità sarda («non è al sicuro, come qualcuno vuole far credere») e ha invitato tutti a difendere l’Autonomia sarda, facendo riferimento anche alla recente promozione del referendum contro le trivelle in mare.
Non è mancato il riferimento alla collaborazione con la Corsica ed a questo proposito ha ribadito la volontà di procedere nel verso della macroregione europea. Il presidente ha quindi concluso con l’impegno per una nuova legge elettorale-statutaria («serve superare le ambiguità interpretative di quella attuale, ma soprattutto di dare risposte alle esigenze di rappresentatività di genere e territoriali» e per un aggiornamento della norma che istituisce il Cal («credo che sia opportuno rinforzare il sistema dei pareri del CAL con forme che, in caso, di parere negativo, riportino ad un supplemento di confronto sui temi in discussione»).
Ha quindi preso la parola il presidente del Cal, Giuseppe Casti, che in apertura del suo intervento ha ricordato le difficoltà economiche della Sardegna ed ha affermato che «mentre alcune Regioni d'Italia hanno iniziato, dopo anni di stagnazione, una lenta ripresa economica, la nostra Sardegna, soprattutto in alcune zone e in alcuni settori, vive ancora situazioni di grave e importante difficoltà economica e sociale».
Per testimoniare le conseguenze di tale crisi nel sistema sociale, Casti ha citato i dati dell’Inps («nel 2014 sono stati erogati 282 milioni di euro per la disoccupazione dei lavoratori, 57 milioni per la mobilità, con un impennata del 209% rispetto all'anno precedente, nonché 28 milioni per pagare la cassa integrazione») per certificare la drammaticità della situazione.
Il presidente del Cal ha quindi ricordato “la prima linea dei Comuni” invitando tutti a “non lasciare soli gli amministratori locali” ed ha dichiarato che “i tagli degli ultimi anni hanno colpito soprattutto i cittadini”.
Casti ha però riconosciuto un cambiamento in Regione rispetto al passato ed ha fatto riferimento alle riforme con particolare riferimento a quella che ha interessato gli Enti Locali («certo si tratta di un cammino in cui devono essere ancora definiti parecchi aspetti e, soprattutto, sciolti dei nodi che diventano cruciali per la crescita della nostra regione») e alla riforma sanitaria («c’è un fatto che deve essere chiaro: da una parte c'è l'esigenza di affrontare e cercare di risolvere la cosiddetta voragine dei conti della sanità, dall'altra però devono essere garantiti i servizi sanitari adeguati a tutti i cittadini»).
Casti ha definito “un dato positivo la conferma degli stanziamenti del Fondo unico” ed ha auspicato un incremento degli stanziamenti per le politiche sociali e per il contrasto delle povertà.
Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato le “straordinarie difficoltà” delle amministrazioni locali e della Sardegna ed ha affermato che con la riforma degli Enti locali si è “sancito il principio della perequazione” («faremo di tutto perché i comuni che stavano peggio siano equiparati ai comuni che stanno meno peggio»).
Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha criticato in apertura la riforma degli enti locali «che apre molti più problemi di quelli che risolve, non razionalizza, non semplifica, non modernizza, contiene i germi di quanto avevamo promesso di smantellare; ha fatto bene il presidente del Consiglio a ricordare gli attentati contro gli amministratori, perché non dobbiamo sottovalutare quanto accade anche se non è solo un problema di ordine pubblico ma il frutto di un mix di fattori che comprende il fatto che le istituzioni stanno arretrando e gli amministratori vengono delegittimati». Poi, ha osservato, «c’è il problema delle risorse ed ha ragione il presidente del Cal a richiamarci sul rischio intaccare le risorse disponibili; abbiamo una commissione d’inchiesta sulla sanità e la spesa è cresciuta in questi due anni, spero quindi che commissione vada alla radice dei processi di spesa per far capire come mai a questo corrisponda un peggioramento della qualità dei servizi offerti, come mai prosegua la riduzione dei fondi per gli enti locali che si assumono anche responsabilità anche non loro, ad esempio pagando i costi delle caserme, mentre spetterebbe allo Stato». Dobbiamo perciò interrogarci su come spendiamo i soldi, ha concluso Cossa, «affrontando una volta per tutte un problema che non è di questa o quella maggioranza ma un sistema che dobbiamo aggredire».
Il Sindaco di Sassari Nicola Sanna ha affermato che «la riforma è una sfida per tutti i livelli istituzionali e dobbiamo fare in modo di respingere la divisione fra territori forti e deboli, perché ruoli devono essere ben inquadrati in un sistema e la solidarietà è un imperativo che non può essere trascurato, contrastando il clima di neo-centralismo che serpeggia nel Paese». Anche la riforma costituzionale, ha aggiunto, «non significa riduzione della rappresentanza ma esaltazione della funzione di delle autonomie, con particolare riferimento alla presenza dei sindaci nel nuovo senato pur con grande impegno e un sacrificio full-time». Il superamento della crisi, ha sostenuto ancora Sanna, «passa attraverso un quadro strategico programmatico condiviso con segni tangibili di buona amministrazione, perché la crisi colpisce in uguale misura sia la Regione che i Comuni i quali però, in particolare, non sanno come chiudere i loro bilanci perché hanno profonda incertezza sulle risorse disponibili, in uno scenario generale che vede la contribuzione enti locali tra le più alte della pubblica amministrazione». Il Consiglio regionale, ha auspicato, «deve recepire queste istanze, sarebbe davvero grave intaccare le risorse del fondo unico, anche tenuto conto che la riforma comporta maggiore spesa organizzativa pur assicurando maggiore efficienza e capacità; il fondo non va toccato perché significherebbe tagliare mense, trasporti, cantieri, scuole, cultura».
Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato che, nella relazione della Giunta sulla riforma degli enti locali, c’è scritto che «si tratta di un elemento propulsivo di in grado di dare vita ad una pubblica amministrazione dinamica e vicina ai cittadini nei territori». Su questi tempi, ha detto ancora, «si è sviluppato un confronto tardivo ma comunque ampio e serrato perché si prevedevano alcuni punti oscuri sulla rappresentanza che si è articolata diversamente fra territori e la Sardegna centrale ne è un esempio, un contenitore al momento vuoto, che manifesta la discrasia fra città metropolitana e rete urbana». La Sardegna invece, secondo Carta, «va considerata come unica città perché le distanze interne sono anomale rispetto ad altre parti d’Italia dove sono considerate, da noi sono invece distanze che si cerca di coprire per avvicinarsi al potere, andando a Cagliari da ogni parte dell’Isola». Questo processo, ad avviso del consigliere sardista, «esprime la cultura espropriativa di una classe dirigente che non mai considerato la Sardegna un unicum, ma si è limitata a gestire piani di rinascita ed investimenti spot, mentre lo spopolamento prosegue, l’industria fallisce, turismo ed artigianato non decollano». La riforma, in sintesi, «è l’ennesima occasione perduta, l’ennesima affermazione del Cagliari-centrismo, l’ennesima dimostrazione che i territori abbandonati tali resteranno; si abbia dunque il coraggio di spostare il Consiglio regionale a Nuoro e la Giunta ad Oristano senza chiedere il permesso a nessuno, mostrando attenzione anche per la Sardegna centrale che deve vivere e non sopravvivere».
Il capogruppo dell’Udc Gian Luigi Rubiu ha criticato in modo radicale la riforma degli enti locali che «ha cambiato forzatamente il ruolo dei Comuni, dove cambieranno profondamente programmazione e servizi, trascurando che invece si tratta di una parte integrante del tessuto autonomistico e della stessa società». Al contrario, ha continuato Rubiu, «la capacità amministrativa dei comuni viene messa in discussione e sarà un altro anno difficile per gli amministratori che resteranno esposti di fronte ad un ulteriore aumento di povertà e del peggioramento dei servizi». Da una parte, insomma, a giudizio di Rubiu, «la società sarda con i sindaci che fanno volontariato, dall’altra i cittadini che lamentano disagi e disservizi, in un quadro di grande difficoltà di programmazione che causa il blocco di governo dei territori ed obbliga tutti all’associazionismo con l’unico vertice a Cagliari, una delle aree più popolose della Sardegna». Ad essere penalizzati, ha detto in conclusione il capogruppo dell’Udc, «saranno i cittadini delle aree interne e molti saranno costretti a nuove migrazioni interne, per cercare una qualche risposta a fronte di un accentramento che, attorno a Cagliari, concentrerà le figure di sindaco, vertice di città metropolitana e perfino senatore». È evidente, ha concluso, «che l’incremento del fondo unico resta l’unica via per la sopravvivenza dei piccoli centri che non potrebbero attuare proprie politiche di bilancio».
Emilio Usula, a nome di Soberania-Indipendentzia, ha riconosciuto che «le difficoltà sindaci sono reali e le prospettive non sono rosee per i territori, anzi da essi arriva un appello a fare di più e questa risposta la possiamo trovare, con una maggiore condivisione delle leggi, dando segnali concreti di contrasto allo spopolamento delle zone rurali interne e depresse, che vanno contrastati con forza perché non sono ineluttabili ed il trend si può cambiare». Soffermandosi in particolare sulla situazione del Nuorese, «dove la disoccupazione è pericolosissima e grandi e piccole imprese chiudono, comprese quelle agricole ed artigianali», Usula ha messo in luce che «i territori perdono ruolo culturale e beni preziosi e dobbiamo fare di tutto perché nessuna comunità resti indietro respingendo l’idea di una Sardegna a due velocità o colpita da strabismo nell’assegnazione delle risorse, mentre invece serve più attenzione alle zone interne come Nuoro o il Nuorese, dove non ci sono collegamenti e le stesse infrastrutture tecnologiche sono è approssimative ed è impossibile fare impresa». Compito del legislatore, in definitiva, è secondo Usula è quello di «intervenire per creare le migliori condizioni e dare a tutti nuove opportunità, a cominciare dalla sanità dove, al di là dei numeri, è indispensabile mantenere una offerta di prossimità uguale per tutti i cittadini, a garanzia di un unico diritto alla salute». Segue