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Manovra Finanziaria 2016-2018. Conclusa prima settimana di audizioni.

Cagliari, 5 Feb 2016 – Si è conclusa la prima settimana di audizioni della Commissione Bilancio sulla manovra finanziaria 2016-2018. L’organismo consiliare, presieduto da Franco Sabatini, ha sentito i rappresentanti delle associazioni degli enti locali, il coordinamento delle comunità di recupero dei detenuti e le associazioni dei disabili.

Enti Locali - Il presidente dell’Anci Sardegna Pier Sandro Scano ha espresso apprezzamento per il lavoro della Commissione finalizzato a scongiurare l’aumento dell’Irpef. «Siamo favorevoli ed esprimiamo un incoraggiamento forte – ha detto Scano – l’importante è che chi vuole evitare il rincaro delle tasse non deve fare l’errore di trasferire il compito ad altri. Un intervento sul Fondo Unico per gli enti locali costringerebbe i comuni a dover utilizzare la leva fiscale, una soluzione difficile da far digerire ai cittadini».

Secondo l’Anci, per raggiungere l’obiettivo si potrebbe agire su due fronti.

Dal lato delle entrate, proseguendo il negoziato con lo Stato sugli accantonamenti. «Abbiamo a disposizione l’articolo 13 dello Statuto e la legge 42/2009 che, all’articolo 27, assicura il conseguimento dei principi di perequazione e solidarietà per le regioni a Statuto speciale che scontano evidenti ritardi infrastrutturali, gli svantaggi dell’insularità e abbiano un reddito pro capite inferiore alla media nazionale».

Sul fronte della spesa si potrebbe invece accelerare il processo di riforma in modo da eliminare i centri di costo che stanno nella terra di mezzo, tra Regione e comuni, e sfuggono ai controlli.

Pier Sandro Scano ha poi ricordato i pesanti sacrifici che i comuni si sono dovuti accollare per il risanamento della finanza pubblica: «Dal 2007 al 2014 abbiamo contribuito con 18 miliardi di euro – ha detto il presidente dell’Anci – ecco perché non è rimasto altro da tagliare. In Sardegna si è riusciti a parare il colpo grazie alle risorse del Fondo Unico, altrimenti sarebbe stata una tragedia».

Un discorso a parte riguarda gli stanziamenti per le politiche sociali. «Nel 2015 vennero stanziati inizialmente 260 milioni di euro, poi portati a 292 – ha sottolineato Scano – la proposta del 2016 è di 263 milioni, all’appello mancano 30 milioni di euro. Invitiamo Consiglio e Giunta a riflettere su questo».

Enrico Delussu, consulente dell’Asel (Associazione sarda enti locali) ha ribadito la contrarietà del sodalizio a un aumento delle tasse (“pagano sempre i soliti noti”) e sollecitato la Regione a dare certezza sui tempi per i trasferimenti delle risorse agli enti locali e alle categorie produttive.

Il presidente della Commissione Franco Sabatini si è detto favorevole a un confronto più serrato con lo Stato sulle entrate fiscali. «Tra accantonamenti (681 milioni di euro) e riserve erariali (300 milioni) manca circa un miliardo nelle casse regionali – ha detto Sabatini – se avessimo quei soldi non saremmo in questa situazione. Il Consiglio deve farsi carico di coinvolgere tutta la società sarda in questa sacrosanta battaglia in difesa dei nostri diritti».

 

Comunità di Recupero Dei Detenuti - I rappresentanti delle comunità di recupero hanno illustrato alla Commissione le criticità del sistema che in Sardegna offre un supporto decisivo alle istituzioni nei percorsi di accoglienza e reinserimento dei detenuti in attuazione dell’articolo 27 della Costituzione. «Lavoriamo, da oltre vent’anni, per consentire a chi ha sbagliato di poter ricominciare – ha spiegato Antonello Caria della comunità “Il Samaritano” – chi deve scontare una pena ha la possibilità di essere accolto, ascoltato e accompagnato verso il reinserimento sociale. In Sardegna, senza le nostre strutture, questo servizio non sarebbe possibile».

La novità di quest’anno è la nascita di un coordinamento regionale che raggruppa sei comunità di recupero dei detenuti: la Cooperativa Sociale “San Lorenzo” di Iglesias, la Cooperativa Sociale “Il Samaritano” di Arborea, la Società Cooperativa Sociale “Ut Unum Sint” di Nuoro, la Cooperativa sociale “Comunità Il Seme” di  Santa Giusta, l’Associazione di Volontariato “Giovani in cammino” di Sorso, l’Associazione Cooperazione e Confronto – “Comunità la Collina” di Serdiana. L’obiettivo è quello di armonizzare e rendere più efficaci gli interventi.

Le comunità chiedono di andare oltre un mero riconoscimento nominale e di pensare a un sistema di finanziamento certo che consenta loro di assolvere a tutti i compiti.  «Le nostre comunità non si occupano solo di accoglienza, 24 ore su 24, ma anche di educazione – ha ricordato don Ettore Cannavera responsabile della Comunità “La Collina” – questo ruolo è stato finora assicurato grazie al supporto dei volontari e dalla generosità di donatori privati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: chi esce dalle nostre strutture ha una percentuale di recidiva inferiore al 5% contro il 70% dei detenuti che escono dal carcere. La Regione ha sempre assicurato il suo contributo ma adesso è necessario fare un salto in avanti: i progetti vanno coordinati e resi quanto più efficaci, l’istituzione pubblica svolga un monitoraggio sulle attività e ci chieda un rendiconto minuzioso».

Per far fronte alle esigenze delle comunità servirebbero 2,5/3 milioni di euro. Una cifra nettamente inferiore rispetto ai costi di una detenzione in carcere, hanno spiegato i rappresentanti delle Comunità di recupero, senza considerare i benefici sociali. «La collaborazione tra pubblico e privato è stata decisiva in questi anni – ha detto don Pietro Borrotzu della Comunità “Ut Unum Sint” – questa sinergia deve proseguire per consentire alle nostre associazioni di svolgere al meglio un ruolo sociale».

Il presidente Franco Sabatini ha assicurato il pieno appoggio della Commissione e avanzato l’idea di costituire un fondo unico da destinare ai progetti di recupero.

Una proposta accolta favorevolmente dalle comunità: «Una soluzione di questo tipo consentirebbe di programmare meglio gli interventi. Lo strumento normativo c’è già: basta dare attuazione alla legge 23 del 2005 sui servizi sociali».

 

Associazioni disabili e comitati famiglie della 162 - I Comitati della famiglie per la legge 162, che riuniscono circa 54 organizzazioni regionali, hanno rivolto un appello accorato alla Commissione perché venga scongiurato il taglio di 10 milioni di euro destinato ai progetti per il sostegno alle persone con disabilità.

Il Sardegna sono 39.365 le persone seguite attraverso i percorsi della legge 162 che consentono ai pazienti di rimanere nelle loro case evitando di subire una “medicalizzazione e istituzionalizzazione” dell’assistenza. Lo stanziamento di quest’anno è di 94 milioni di euro contro i 104 del 2015. «Un taglio di queste dimensioni sarebbe devastante – ha detto Francesca Palmas, responsabile del centro studi dell’associazione ABC Sardegna – senza questi soldi 3300 soggetti rimarrebbero fuori dai progetti. La sforbiciata, inoltre, significherebbe la cancellazione di 1500 posti di lavoro».

Il taglio dei fondi ha scatenato la protesta delle famiglie dei disabili che, nelle scorse settimane, hanno dato vita a diverse manifestazioni di piazza. «Lo scorso anno sono stati tagliati 35 milioni dal fondo per la non autosufficienza mettendo in difficoltà i disabili, le loro famiglie e le amministrazioni comunali – ha aggiunto Palmas - noi siamo disponibili a una riqualificazione del fondo, il nostro centro studi partecipa al tavolo dell’assessorato, la situazione ha però necessità di una verifica minuziosa. Non è vero che la spesa è in continua crescita, il nostro sistema rappresenta un modello a livello nazionale. E’ una situazione consolidata e sotto il controllo della Regione. I soldi investiti evitano di ricorrere a percorsi sanitari molto più costosi e ghettizzanti».

Un no preventivo ai tagli è stato ribadito anche da Rita Polo (Comitato famiglie per l 162) che si è detta favorevole a una “riqualificazione” del Fondo e suggerito una modifica delle modalità di trasferimento delle risorse ai Comuni che seguono i progetti della 162: «Sarebbe opportuno consentire alle amministrazioni comunali di ricevere i finanziamenti in un’unica soluzione – ha detto Polo – in questo modo si garantirebbero servizi essenziali evitando i disagi per gli utenti».

La Commissione ha poi sentito i rappresentanti di Fish e Fand Sardegna.

Le Federazione delle Associazioni dei disabili e quella per il superamento dell’handicap hanno auspicato un’attenzione maggiore per garantire la piena inclusione e il completo sviluppo umano delle persone con disabilità.

I presidenti di Fish Sardegna, Alfio Desogus, e di Fand, Giampiero Gioi, hanno chiesto il ripristino dei fondi negli appositi capitoli di bilancio e sollecitato l’istituzione della Consulta delle disabilità prevista dalla legge 7 del 2008 ma rimasta finora lettera morta.

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