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Moby Prince – la commissione prosegue il ciclo di audizioni. Oggi sentita la giornalista Elisabetta Arrighi.

Roma, 2 Feb 2016 - Testimonianze dirette da parte di chi ha vissuto in prima persona la tragedia della Moby Prince o da chi, per il ruolo ricoperto, può contribuire alla ricerca delle risposte ai tanti interrogativi rimasti ancora irrisolti. Il lavoro della commissione d’inchiesta parlamentare sul disastro della Moby Prince, presieduta dal senatore Silvio Lai, sta proseguendo il ciclo di audizioni avviate con i rappresentanti dei familiari e proseguite con i senatori Matteoli e Chiti. La settimana scorsa è stata la volta del responsabile sicurezza e ambiente dell’Autorità Portuale di Livorno che ha fornito importanti indicazioni sullo stato e sulle modifiche dei luoghi nei quali è avvenuto l’incidente. Questa mattina la commissione ha invece sentito la giornalista Elisabetta Arrighi, all’epoca dei fatti vice capocronista in cronaca di Livorno del quotidiano “Il Tirreno”. Una testimonianza significativa che ha permesso di approfondire aspetti ed elementi visti nell’ottica di chi è stato chiamato a raccontare quanto avvenuto la notte dell’10 Aprile del 1991. Elisabetta Arrighi è stata tra i primissimi giornalisti a recarsi nel porto di Livorno, prima nella terrazza Mascagni e poi nella sala operativa della capitaneria. Nella sua ricostruzione tutta la concitazione e la confusione dei momenti nei quali si iniziava a percepire la gravità di quanto accaduto. E poi la gestione dei soccorsi che”di certo non hanno funzionato come dovevano”. All’inizio si capiva solo che c’era una petroliera in fiamme. Poi verso la una le prime notizie sul coinvolgimento della Moby Prince. “Un evento che mi ha sconvolto la vita – ha detto in chiusura di audizione Elisabetta Arrighi.

Le audizioni proseguiranno la prossima settimana con due degli avvocati di parte civile: Paolo Bassano e Carlo Palermo, quest’ultimo legale della famiglia Chessa. Il 16 febbraio saranno ascoltati invece altri due giornalisti che hanno seguito direttamente i fatti: Piero Mannironi de La Nuova Sardegna e Alberto Testa dell’Unionesarda.

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