Civitavecchia, 10 Dic 2015 - I risparmi di una vita andati in fumo, 110mila euro perduti all’improvviso per il crack di Banca Etruria, una delle quattro banche oggetto del salvataggio operato con il decreto salva-banche. Sarebbe questo il motivo che ha spinto un pensionato 68enne di Civitavecchia a togliersi la vita. “Un suicidio di Stato”, accusa il leader della Lega Nord, Matteo Salvini.
Correntista da oltre 50 anni presso la filiale di Civitavecchia della Banca Etruria, l’uomo si è impiccato il 28 novembre scorso, ma solo ieri è stata trovata nel suo computer una lettera in cui ha spiegato il suo gesto. Nel testo avrebbe descritto i tentativi fatti per rientrare in possesso del suo capitale, dopo che la banca ha cambiato da basso rischio ad altissimo il suo profilo di investimento. Ma il colpo di grazia è arrivato con il decreto "salva-banche", che ha azzerato tutte le sue azioni e obbligazioni. Il pensionato si era rivolto a diverse persone, a partire dai responsabili della banca, ma senza ottenere risultati.
Della tragedia si sono interessate anche le associazioni dei Consumatori Adusbef e Federconsumatori, chiedendo al procuratore di Civitavecchia di aprire un'indagine "per istigazione al suicidio e per verificare se il decreto di Bankitalia adottato dal governo sulla risoluzione delle quattro banche sia compatibile con le norme penali e con la Costituzione che all'articolo 47 tutela il risparmio". Ancora più duro Matteo Salvini, secondo il quale il pensionato si “è suicidato per colpa di Banca Etruria e di un governo assente” e si è trattato di “un suicidio di Stato”.
Banca Etruria, insieme a Banca Marche, CariFe e CariChieti, è una delle quattro banche sull’orlo del fallimento oggetto del salvataggio operato col decreto salva-banche. Sulla procedura di salvataggio è polemica tra la Banca d'Italia e la Commissione europea. Via Nazionale sostiene che fu la Commissione Ue a impedire l'intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi, che avrebbe salvato molti risparmiatori. Per Bruxelles all'Italia furono proposte tre soluzioni e furono le autorità italiane a optare per il Fondo di risoluzione.
Il governo sta cercando una soluzione per andare incontro in qualche modo a chi ha perso i suoi soldi. La questione è però delicata, perché c'è il rischio che possa costituire un precedente per chi in futuro si dovesse trovare nelle stesse condizioni, permettendo di chiedere automaticamente il sostegno pubblico. Secondo quanto filtra dal ministero dell'Economia, sarebbero due i requisiti che potrebbero essere necessari per poter richiedere un aiuto: trovarsi in condizioni di indigenza a causa dell'azzeramento del valore delle obbligazioni e poter dimostrare di essere in qualche modo stati tratti in inganno al momento della sottoscrizione.