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Fondi Consiglio Regionale Sardegna: rinviata a giudizio la sottosegretaria Barracciu

Cagliari, 21 0tt2015 - Francesca Barracciu, sottosegretario ai Beni culturali del governo Renzi, è stata rinviata a giudizio per peculato aggravato nell'ambito dell'inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi dei gruppi del Consiglio regionale della Sardegna. Il Gup di Cagliari Lucia Perra ha accolto la richiesta del pubblico ministero Marco Cocco, titolare della maxi inchiesta sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali sardi. Il processo inizierà il 2 febbraio davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale.

A Barracciu, assistita dall'avvocato Franco Luigi Satta, sono contestate spese improprie per 81 mila euro, effettuate quando l'attuale sottosegretario ai Beni culturali sedeva nei banchi del Consiglio Regionale.  Divenuta in seguito europarlamentare, Barracciu nel 2014 vinse le primarie del centrosinistra per le elezioni regionali, ma fu costretta a un passo indietro proprio in seguito alle indagini. Dopo il suo ritiro, partì la corsa dell’attuale Presidente della regione Sardegna Francesco Pigliaru.

All’ex consigliere sono state contestate spese effettuate in due diverse legislature: quella tra il 2004 e il 2009 e parte della successiva. Barracciu si giustificò dicendo di aver speso una parte dei fondi per dei rimborsi benzina legati ai viaggi per la sua attività politica, ma nel corso delle indagini emersero varie incongruenze.

Dopo le regionali, Barracciu fu nominata sottosegretario nel governo Renzi, decisione accolta tra le polemiche proprio perché la donna era sotto indagine da parte della magistratura. La Procura ha poi chiesto l’interdizione dalla carica - richiesta respinta dal Gip - per le troppe incongruenze nelle memorie difensive presentate e per una telefonata che Barracciu avrebbe fatto a un regista sardo, telefonata considerata dal Pm un tentativo di inquinare le prove. L'esponente Pd avrebbe chiamato il regista per annunciargli la sua nomina a sottosegretario e fargli sapere che sarebbe potuto essere convocato come testimone nel processo. Il Gip che ha respinto la richiesta di interdizione ha considerato la telefonata solo una condotta “scomposta e deplorevole”.

 

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