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Gaetano Ledda (La Base): il consiglio regionale chieda la sospensione immediata della sentenza-patacca che ha portato al caos.

La vicenda processuale delle presunte decadenze (da accertare prossimamente nei Tribunali della Repubblica per legittimità e tempestività), certifica che il Consiglio regionale è diventato come un’assemblea di condominio rissosa ed inconcludente dove l’unico interesse è quello di fare del male al proprio vicino di casa.

La sentenza del Consiglio di Stato è (riconosciuto da tutti) una cosa abnorme che porterebbe in consiglio persino qualche passante che ha l’unico “merito” di aver proposto un ricorso magari su consiglio di un vecchio marpione asserragliato in un qualche municipio gallurese, espulso dalla politica ma voglioso di tornarci per mano giudiziaria. La verità, per il momento, è che in Consiglio regionale c’è La Base e che tutto il resto sono reminiscenze di un potere che non c’è più.

Bene farebbe il Consiglio regionale a chiedere la sospensione immediata della sentenza e la revoca di un provvedimento palesemente illegittimo e persino inapplicabile.  Così si potrebbe riprendere immediatamente l’attività.

Le sentenze si applicano sempre, ma attraverso gli istituti giuridici che nell’ordinamento italiano ne garantiscono l’effettiva e legittima applicazione (correzioni errori materiali, incidenti di esecuzione e, nel caso in questione, giudizio in ottemperanza).