Il premier greco Alexis Tsipras è pronto al rimpasto di governo "il più rapidamente possibile", se non addirittura già oggi. Lo riferiscono qualificate fonti greche, specificando che secondo sondaggi riservati, il consenso per la parte di Syriza rimasta fedele al premier "è attorno al 40%". La spaccatura all'interno del partito, dopo il voto nella notte al Parlamento di Atene sulle misure urgenti chieste dall'Ue in cambio del programma di salvataggio, è infatti sempre evidente.
Le riforme sono passate con 229 voti a favore. 64 i deputati che non hanno votato il piano, sei gli astenuti. Contrari l'ex ministro delle Finanze Varoufakis, la 'pasionaria' presidente del Parlamento Zoe Konstantopolou e il leader dell'ala radicale Lafazanis, mentre la vice ministro delle Finanze Nantia Valavani si è dimessa. Il ministro greco dell'Energia, Panagiotis Lafazanis, tra i 40 ribelli di Syriza che in parlamento non hanno votato il piano di misure imposto dai creditori per il salvataggio, si dichiara pronto a dimettersi se a chiederlo sarà il premier Alexis Tsipras.
I numeri per far approvare il piano Tsipras li ha avuti grazie alle opposizioni, con il voto determinante delle opposizioni di Nea Dimokratia, Pasok e To Potami, che hanno votato sì come lo junior partner del suo governo, il partito di destra Anel del ministro della Difesa Kammenos, di fatto turandosi il naso. Nei discorsi è prevalso il senso di salvare il salvabile. La sconfitta 'politica' per Tsipras è tutta dentro il suo partito. Ed è enorme. A nulla è valso l'aut aut che aveva lanciato nel pomeriggio ai ribelli ("Senza il vostro sostegno (nel voto di stasera sarà difficile per me restare premier. O stasera siamo uniti, o domani cade il governo di sinistra"). Le defezioni sono state tantissime e ora sarà difficile continuare l'esperienza del primo governo di estrema sinistra della storia della Ue. Almeno in queste condizioni.
Intanto, l'Eurogruppo avrebbe raggiunto un accordo in linea di principio sulla concessione di un prestito ponte da 7 miliardi di euro alla Grecia. Lo riporta Bloomberg, citando fonti vicine alla questione secondo cui l'annuncio dell'accordo dovrebbe avvenire domani, dopo che saranno stati definiti i dettagli tecnici e dopo che i Parlamenti nazionali chiamati a ratificare il recente accordo dei leader dell'area euro avranno votato.
Durante il voto sulle riforme in Parlamento, in piazza Symtagma ad Atene, ieri sera sono scoppiati scontri violenti tra manifestanti e polizia che ha portato al fermo di 38 persone. Venticinque di questi sono stati arrestati, tra cui - riferiscono i media greci - ci sarebbero anche un italiano e un albanese. La notizia, tuttavia, non è ancora stata confermata dall'ambasciata italiana. Stamane la piazza è stata ripulita dei detriti lasciati dalla 'battaglia' campale. Quella di questa notte è stata la più grande protesta - 12 mila i manifestanti - da quando Tsipras lo scorso gennaio ha vinto le elezioni. La manifestazione è degenerata nelle violenze, quando centinaia di giovani hanno attaccato la polizia, incendiando automobili e rompendo vetrine. Sono stati lanciati sassi e bottiglie molotov e la polizia ha risposto con cariche usando manganelli e gas lacrimogeni.
Intanto, per oggi è prevista inoltre la riunione del consiglio direttivo della Bce. La situazione esplosiva delle banche elleniche torna, quindi, sul tavolo dei governatori, che dopo aver congelato la liquidità d'emergenza, oggi dovranno decidere il da farsi. Ma la riapertura dei rubinetti della banca centrale potrebbe slittare di qualche giorno. La Bce ha congelato la sua 'Emergency Liquidity Assistance' (Ela) quando la trattativa si era interrotta due settimane fa con l'annuncio del referendum, spingendo le banche verso la chiusura e innescando i 'capital control' per limitare la fuga di liquidità. Per il presidente della Bce Mario Draghi, che ha giocato un ruolo chiave nell'accordo raggiunto fra i leader spingendo fortemente per la permanenza della Grecia dell'euro, le prossime decisioni sono delicatissime: Francoforte deve evitare il deflagrare degli istituti di credito, ma anche assicurarsi sufficienti garanzie per poter tornare a dar loro ossigeno. Un altro nodo importante, dopo il voto ad Atene, è il rimborso alla Bce di 3,6 miliardi di bond greci alla scadenza del 20 luglio: senza sufficienti rassicurazioni che quei soldi saranno pagati, Francoforte non aumenterà l'Ela ridando ossigeno alle banche elleniche.
Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble, presenterà la richiesta al Parlamento nazionale per il terzo salvataggio greco con "piena convinzione", ma ancora ritiene che una temporanea Grexit sarebbe forse l'opzione migliore. "Abbiamo fatto un passo in più", ha detto intervistato dalla radio tedesca Deutschlandfunk, all'indomani del voto del Parlamento di Atene al primo pacchetto di riforme imposto dall'Unione Europea. "E' un passo importante", ha aggiunto. Il ministro tedesco ha poi ricordato che molti economisti dubitano che i problemi greci saranno comunque risolti senza un taglio del debito e ha osservato che il taglio del debito sarebbe incompatibile con l'appartenenza di Atene all'area euro. Il che potrebbe comportare un'uscita dalla moneta unica temporanea: "Questo probabilmente sarebbe la cosa migliore per la Grecia".