Un gruppo di circa 300 persone con il volto coperto dai passamontagna ha cercato di forzare un cordone di poliziotti posto all'inizio di via Ermou, che si immette nella centralissima piazza Syntagma, dove si stanno radunando i sostenitori del "No" al referendum. La polizia ha bloccato gli aggressori esplodendo candelotti lacrimogeni. Una persona è stata fermata dagli agenti.
Allo stadio Kallimarmaro (o Panathinaiko), a pochi metri da piazza Syntagma, invece, si sono dati appuntamento, i sostenitori del sì. Per ora la situazione è tranquilla.
Intanto il Consiglio di Stato greco ha respinto il ricorso presentato contro il referendum voluto da Atene sul piano dei creditori. Il voto dunque si terrà domenica come programmato. E i sondaggi rilevano un testa a testa tra il sì e no.
Il premier Alexis Tsipras è tornato a lanciare il suo appello: “Dite no a ricatti e ultimatum. Votare no al referendum non significa andar via dall’Europa, ma volere un accordo migliore per il futuro”, ha detto in tv. “Vi chiedo di dire no alla discordia, a quelli che cercano di spargere il panico”, ha affermato.
Secondo Tsipras, l'unico modo per rendere sostenibile il debito greco è un taglio del 30% e un periodo di grazia di vent'anni. Il premier ha anche aggiunto: "il rapporto del Fondo Monetario Internazionale giustifica la nostra scelta di non accettare un accordo che ignora il tema fondamentale del debito".
Tra i sostenitori del sì c'è l'ex premier, Antonis Samaras, che in un intevento tv, ha dichiarato: "il sì è un voto per restare nell'euro". Samaras ha ripetuto che il premier Alexis Tsipras non ha voluto ammettere "di essere stato lui a decidere la chiusura della banche" e ha parlato di "scelte antieuropee" del governo, pagate ora dai greci.
Dall’estero continuano intanto ad arrivare attacchi e segnali preoccupanti per Atene. Al ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, secondo il quale "un accordo è in vista" anche con la vittoria del no al referendum, ha replicato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, per il quale l'affermazione "è completamete falsa". Secondo il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, “anche nel caso" in cui il risultato del referendum greco "sarà sì, il negoziato sarà difficile. Se voteranno no la posizione greca sarà drammaticamente indebolita”. Critico anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, per il quale "nelle ultime settimane la situazione in Grecia è drammaticamente peggiorata".
Per il fondo salva-Stati europeo Efsf, il mancato pagamento della Grecia della rata del Fmi è un "evento di default". Il suo board dei governatori ha comunque deciso di aspettare e "non richiedere" ad Atene il "pagamento immediato dei prestiti concessi né di usare il suo diritto ad agire", cioè di non usare alcuna delle opzioni a disposizione. "Il fondo Efsf è il più grande creditore della Grecia, questo default è causa di profonda preoccupazione - ha dichiarato il direttore Klaus Regling - Rompe l'impegno greco ad onorare i suoi obblighi finanziari verso tutti i suoi creditori e apre la porta a severe conseguenze per l'economia e il popolo greci".
Quanto alle banche greche, fino a lunedì hanno una liquidità disponibile di 1 miliardo di euro. Lo ha annunciato il numero uno dell'associazione delle banche greche, spiegando che dopo la giornata di lunedì tutto dipenderà dalla Banca Centrale Europea.
Carne e medicine cominciano a scarseggiare nelle isole greche perché i commercianti locali non hanno più soldi per pagare i fornitori stranieri; e dunque cominciano i primi problemi per i turisti che, sfidando il rischio default, hanno deciso di avventurarsi comunque nei mari ellenici