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Fermati dagli agenti della Squadra Mobile cagliaritana due scafisti, tra loro anche un minorenne con le accuse di all’immigrazione clandestina

Nel corso della serata di ieri, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Cagliari, con la collaborazione del Reparto Operativo Aereonavale della Guardia di Finanza, hanno eseguito due fermi nei confronti di Lahmar Ali, di 25 anni, della Tunisia e di B.T., di 17 anni, senegalese, ritenuti resisi responsabili del reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. In particolare sarebbero i responsabili del trasporto di 448 migranti di varia nazionalità, tra i quali 108 donne e 12 bambini che, partiti dalle coste libiche ed imbarcati su un barcone ed un gommone, sono stati recuperati da un’imbarcazione militare spagnola di pattugliamento di fronte alle coste libiche.

Il lavoro investigativo, profuso dagli uomini e dalle donne della Polizia di Stato, anche questa volta nato da un’intuizione derivante dal fatto che a bordo dell’imbarcazione potessero nascondersi i trafficanti di uomini ha avuto conferma, tant’è che al termine di una delicata e paziente opera di convincimento sono riusciti a scalfire quella cortina di riservatezza che ha portato all’acquisizione di una serie di testimonianze che hanno consentito di individuare i due arrestati come coloro che avevano organizzato il viaggio. Infatti, le dichiarazioni rilasciate dai testimoni sembrano ripercorrere un canovaccio oramai noto dei viaggi della speranza: per tutti il viaggio dai luoghi di dimora è cominciato circa un mese e mezzo fa, quando hanno attraversato il deserto e sono giunti nelle città libiche di Tripoli e Sabratha. Qui sono venuti in contatto con alcuni appartenenti all’organizzazione libica alcuni, così come riferito, sembravano essere militari, i quali dopo essersi fatti pagare circa 1500 – 2000 dollari cadauno li hanno fatti salire su alcuni camion e sotto la minaccia di armi li hanno condotti in una cittadina sulle coste libiche ove li hanno richiusi per circa 10 giorni all’interno di un capannone nell’attesa dell’arrivo di altri migranti. Da qui, sempre sotto la minaccia delle armi, sono stati condotti sulla spiaggia dove, per cinque giorni, sono stati costretti a stare in una buca nell’attesa di salire sulle due imbarcazioni recuperate dalla motovedetta spagnola.

Dal racconto fornito da alcuni migranti, emerge una nuova fase del criminale traffico di esseri umani: vengono reclutati anche minorenni. In particolare, nei giorni in cui i migranti sono stati rinchiusi all’interno del capannone, lo scafista minorenne è stato istruito da alcuni libici sulle modalità con le quali doveva condurre il gommone, sul momento in cui doveva lanciare la richiesta di soccorso e su come comportarsi da quel momento in poi.