Ufficialmente nullatenente, ma in 20 anni aveva realizzato un vero e proprio “impero”, specializzandosi nell’evasione fiscale e nei “crack” societari. Quindi i finanzieri di Arbatax, hanno applicato per la prima volta nell’isola ad un evasore seriale, misure di prevenzione patrimoniali come quelle adottate per la lotta alle mafie. L’uomo e la consorte sono stati già arrestati per altri reati ed ora si trovano in stato di arresti domiciliari.
I militari della tenenza della Gdf di Arbatax, dopo complesse indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Lanusei, hanno eseguito un decreto di sequestro - emesso dal tribunale di Lanusei in applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale, nei confronti di un evasore fiscale "seriale", ritenuto “persona socialmente pericolosa”.
M.P. (queste le iniziali dell’evasore, tra l’altro recentemente finito agli arresti nell’ambito dell’operazione “Dirty Oil”, per bancarotta fraudolenta) era ufficialmente nullatenente. Ma aveva, però, illegalmente accumulato un patrimonio da 4 milioni e mezzo di euro, ora, interamente sequestrato dai finanzieri tra cui 10 immobili ad uso abitativo (alcuni in zone rinomate della Sardegna come, ad esempio, Olbia - frazione di Murta Maria - e Arbatax, nella baia di porto Frailis), 1 albergo a Tortolì, 1 terreno di 1.200 mq (situato in zona San Gemiliano di Tortolì), 14 autoveicoli, le quote di cinque società di capitali e numerosi conti correnti e libretti di deposito. Dunque un vero e proprio “tesoro”, frutto dell’evasione fiscale sistematica e seriale, realizzata dall’uomo in oltre un ventennio di illecita attività.
Nel proprio curriculum criminale l’evasore di Tortolì vanta tre diverse bancarotte fraudolente e numerosissime denunce per reati tributari e per reati comuni (abuso edilizio, appropriazione indebita, truffe assicurative, lesioni, simulazioni di reato e falsa testimonianza). Dagli anni ’90 ad oggi M.P. non si era mai fermato: anche dopo le dichiarazioni di fallimento, aveva continuato a delinquere attraverso società, da lui direttamente amministrate, ma di fatto formalmente intestate ai propri familiari (alla moglie – anche lei destinataria della misura di prevenzione - alla madre o al padre). Proprio in queste società, gestite da “prestanome”, erano confluiti tutti quei beni - mobili e immobili - acquistati nel tempo con le somme evase al fisco che sono risultate cifre esorbitanti.
Il debito verso l’erario delle società attraverso le quali M.P. ha operato supera, infatti, i 26 milioni di euro. L’opera di ricostruzione fatta dai finanzieri, ha poi permesso di delineare la condotta di vita del soggetto, raccogliere informazioni sugli illeciti compiuti nel tempo (da cui erano scaturiti numerosi procedimenti penali, molti dei quali archiviati per prescrizione) e accertare, infine, la disponibilità indiretta, del presunto evasore di numerosi beni mobili ed immobili, acquisendo le prove che l’imprenditore ne disponesse completamente, determinandone la destinazione e l’impiego. Quindi gli uomini delle Fiamme Gialle, avvalendosi dei metodi utilizzati per la lotta alle mafie, hanno dimostrato come il patrimonio dell’evasore fosse costituito da beni e disponibilità di provenienza illecita, in quanto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati (prossimi allo zero). Per questo il Procuratore della Repubblica, sulla base degli elementi raccolti dalla G.D.F. di Arbatax ha così chiesto, al tribunale di Lanusei l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali, ottenendo il contestuale sequestro della totalità dei beni riconducibili a M.P., anche se intestati a “prestanome”. Beni che, da oggi, saranno gestiti da un amministratore giudiziario e, in caso di successiva confisca, potranno essere impiegati, ai fini sociali, dai comuni interessati. Il tribunale di Lanusei, tra l’altro, dovrà decidere anche in merito all’adozione nei confronti di M.P. della misura di prevenzione personale (la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza), richiesta dal procuratore, che ha ritenuto attuale la pericolosità sociale dell’indagato in quanto dedito abitualmente all’evasione fiscale e alla bancarotta e risultato vivere esclusivamente con i proventi delle attività delittuose.
Magistratura e Guardia di Finanza restituiscono, quindi, alla collettività dei contribuenti onesti un notevole patrimonio perché, alla fine, arriva sempre il momento di saldare il conto con la giustizia.