In un Senato dove la maggioranza di governo è già risicata e in un momento in cui gli equilibri tra i due principali 'azionisti' dell'esecutivo, Pd ed Ncd, sono particolarmente delicati, arriva, anzi irrompe, la richiesta d'arresto per il senatore Antonio Azzollini. Richiesta arrivata dalla procura di Trani in relazione al crac delle case di cura pugliesi Divina Provvidenza, un fallimento da mezzo miliardo di euro, e richiesta che già oggi sarà calendarizzata dalla Giunta per le Immunità presieduta da Dario Stefano (Sel) che ha convocato l'ufficio di presidenza per le 14. E se il momento della decisione, del 'sì' o del 'no' all'arresto è ancora lontano, il Pd sembra orientato verso il via libera alla richiesta dei giudici, anche in considerazione di quanto fatto in passato con il parlamentare dem Francantonio Genovese.
"Noi siamo garantisti, non mandiamo a casa nessuno per un avviso di garanzia. Ma qua parliamo di una richiesta d'arresto", è il ragionamento che rimbalza tra palazzo Chigi e il Nazareno. Ma "se salta l'Ncd - confida in un corridoio del Senato il vice capogruppo Pd Giorgio Tonini - qua salta tutto. Quel gruppo è già in tensione fra chi vuole uscire e chi vuole continuare a sostenere il governo, per cui occorre procedere con tatto, cercando di non urtare sensibilità". La soluzione sarebbe allora una riedizione del caso Lupi, con l'allora ministro che fece autonomamente (non senza decise pressioni) un passo indietro. "L'ideale - aggiunge Tonini - sarebbe se si comportasse come Lupi, senza bisogno di interventi sgradevoli". Ma da quell'orecchio il presidente della Commissione Bilancio sembra non sentirci. Anzi, mentre ieri pomeriggio era in corso la riunione del gruppo Ncd dedicato al suo caso e tutti misuravano la febbre della maggioranza, a un certo punto l'interessato ha salutato e ha preso l'uscita: "Scusate, vado a presiedere la commissione ".
Diversa, almeno per ora, la posizione del partito di Azzollini che difende l'uomo e la carica che ricopre. Il senatore Ncd è infatti presidente della Commissione Bilancio da circa un decennio, un ruolo più che centrale visto che da quella commissione passano tutti i provvedimenti degni di nota, cioè tutti quelli bisognosi di una copertura finanziaria. La posizione ufficiale è quindi una difesa senza se e senza ma di Azzollini. "Lo conosco da vent'anni - quasi urla Guido Viceconte- e metto le mani sul fuoco sulla sua integrità morale". Ma ai piani alti del Ncd la difesa è meno dogmatica e trovano spazio due ragionamenti dal sapore della relpolitik. "Se nelle carte - spiega uno dei massimi dirigenti del partito - fosse evidente il fumus persecutionis dobbiamo chiedere anche al Pd che Azzollini sia difeso, facendone una questione politica. Viceversa, se emergessero fatti seri, non potremmo pretendere che si comportino diversamente da come fecero con Genovese". E poi, come ha ricordato un collega di Azzollini ad Angelino Alfano, "noi uscimmo dal Pdl perché pensavamo che il voto del Pd sulla decadenza di Berlusconi non dovesse avere ripercussioni sul governo Letta. E ora dovremmo far cadere il governo Renzi per un voto su Azzollini? ".