La Camera ha concluso la prima giornata di votazioni sul ddl per "la buona scuola" del Governo Renzi, dopo l'approvazione dei primi sette articoli. Si riprenderà lunedì mattina alle 11 dall'articolo 8 che disciplina alcuni aspetti dell'insegnamento. Ma la protesta non si ferma, anzi arriva a pochi passi dalla Camera, in piazza del Pantheon, dove i sindacati della scuola hanno convocato un'assemblea a cui partecipano anche esponenti di M5s e minoranza Pd.
Renzi intanto si dice "pronto a discutere nel merito di tutto, con tutti, dalla scuola alla P.A." ma accelera e, nel giorno in cui passano anche gli articoli più controversi, in particolare quello sui nuovi poteri del 'preside-sindaco', avverte che "dopo aver discusso, si decide" perché "l'Italia non può più perdere tempo".
La fine della prima giornata di votazioni sulla scuola è stata decisa dopo aver tentato inutilmente l'esame di emendamenti e testo dell'articolo 8: fra stanchezza, assenze e confusione governo e maggioranza si stavano infilando un ginepraio ed è stato disposto il rinvio a lunedì. In ogni caso, a parte lo scivolone su un emendamento di relatrice e governo respinto per un pasticcio al momento del voto fra presidenza e gruppo Pd, la maggioranza ha sostanzialmente tenuto e tirato dritto a difesa del testo uscito dalla commissione, respingendo a raffica la mole di emendamenti delle opposizioni.
Approvati i primi sette articoli. L’articolo 1 prevede una rimodulazione del monte ore annuale delle materie, il potenziamento del tempo scuola e la programmazione flessibile dell'orario complessivo che consentirà anche l'apertura pomeridiana degli istituti. I voti favorevoli sono stati 243, 107 i no, un astenuto. Disco verde con 251 sì e 83 no anche all’articolo 2, che affida al dirigente scolastico «la garanzia di un’efficace ed efficiente gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali», sempre nel «rispetto delle competenze degli organi collegiali».
oddisfazione espressa via Twitter dal ministro Giannini: «Approvato articolo 1 #labuonascuola. Finalmente si potrà dare piena attuazione all'autonomia». E successivamente: «Con ok ad art.2 #labuonascuola offerta potenziata, scuole aperte il pomeriggio, classi meno affollate, piani formativi personalizzati».
Passa alla Camera anche l'articolo 3 relativo al percorso formativo degli studenti. 267 i voti favorevoli, 92 quelli contrari. Arriva dunque il curriculum dello studente: l'articolo prevede l'introduzione di insegnamenti opzionali nelle scuole superiori, che faranno media all'esame di Stato.
pprovati gli articoli 4 e 5 del ddl Scuola: il primo rafforza il collegamento fra scuola e mondo del lavoro; l'articolo 5, invece, contiene 'Disposizioni concernenti l'insegnamento presso gli istituti penitenziari. 239 sì, 55 no e 9 astenuti danno l'ok all'articolo 7 che prevede che il Miur adotti il piano nazionale scuola digitale. "Con l'ok all'articolo 7 - commenta il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, su twitter - stanziati 90 milioni per il piano digitale e per i laboratori". L'articolo 6 è stato invece accantonato perché manca il parere della commissione Bilancio su un emendamento della commissione.
La manifestazione ha riunito studenti, docenti e personale degli istituti scolastici di Roma e provincia che ha, comunque, richiamato l'attenzione di alcuni deputati della opposizione (Sel, Movimento 5 stelle e Fratelli d'Italia) ma anche della sinistra interna del Pd. Tra questi Stefano Fassina, che ha preso la parola anche da un improvvisato palco, Anna Ascani, Gianni Cuperlo e Guglielmo Epifani. Presente anche il fuoriuscito Dem Pippo Civati e l'ex leader radicale Marco Pannella.
Con i manifestanti anche le bandiere di alcune sigle sindacali: oltre alle organizzazioni confederali Cgil e Csil anche sindacati come il Gilda e lo Snals. Alcuni insegnanti precari portano con sé cartelli con su scritte le richieste di modifica al ddl come il no "alla delega in bianco dell'articolo 21", la contrarietà "agli albi territoriali e alla chiamata diretta", no allo "strapotere del preside e alla scuola di classe". A più riprese, dal palco è stata ribadita la necessità di modificare il testo del disegno di legge che, secondo alcuni, è stato addirittura peggiorato mentre si torna a ripetere che la scuola deve restare pubblica e non può essere equiparata a una qualsiasi altra azienda.
Su un punto della riforma il presidente del Consiglio non transige: "Non valutare, e trattare tutti gli insegnanti allo stesso modo per me è un errore" e allora "gli stipendi non si toccano, ma se ci sono soldi in più devono andare a chi lo merita". Altro nodo scottante è quello delle assunzioni. "In passato - ribadisce Renzi - si è giocato troppo sulla pelle dei precari della scuola. Quelli delle Gae noi li assumiamo. Quelli che hanno fatto i corsi di abilitazione ti dicono che vogliono entrare: per queste persone noi pensiamo a una forma concursuale. Saranno 160mila persone nei prossimi anni ad essere assunti. Centomila quest'anno e sessantamila con i concorsi dei prossimi anni". Ma il passaggio centrale in proposito è questo: "Fate le assunzioni e poi vediamo: questo è un meccanismo sbagliato perché trasformerebbe la questione dei precari in un grande ammortizzatore sociale della scuola".
Un messaggio diretto anche per chi minaccia il blocco degli scrutini: "Io credo che la stragrande maggioranza degli insegnanti sono persone serie che non terrebbero a rischio il lavoro dei ragazzi con il blocco degli scrutini". E dunque, "il tema della precettazione è prematuro", assicura.
oddisfazione viene espressa dal ministro per l'Istruzione: "Approvato articolo 1. Finalmente si potrà dare piena attuazione all'autonomia", scrive Stefania Giannini su Twitter. "Mi auguro prevalgano buon senso e senso di responsabilità". E se resta la contrarietà della Cgil ("non vi è traccia di un sistema duale efficace", dice infatti Susanna Camusso), Renzi può contare su segnali disgelo dalla minoranza Dem: "Mi sembra di capire - afferma Rosy Bindi - che il governo qualche segnale lo dà e se posso dare un suggerimento direi di non farlo cadere, né da una parte né dall'altra".
Resta sulle barricate l'ex premier Enrico Letta: "Ho l'impressione che si sia partiti con il piede sbagliato. La riforma deve essere fatta per bene, non bisogna fare una riforma tanto per dire di averla fatta". E come lui Stefano Fassina, Pippo Civati, Gianni Cuperlo, che dopo il tour de force dell'Aula della camera si spostano all'assemblea dei sindacati. Con loro anche il M5s Alessandro Di Battista, per cui il rischio, se passa il ddl, è che si creino "scuole di serie A e scuole di serie B".





