Sono stati pubblicati sul sito www.inps.it, nella sezione Banche dati e bilanci/Osservatori statistici, i dati relativi alle pensioni vigenti al 1° gennaio 2015 e liquidate nel 2014.
Sintesi dei dati maggiormente significativi
Pensioni vigenti al 1° gennaio 2015 - Dall’analisi dell’osservatorio delle pensioni Inps vigenti all’1.1.2015 e liquidate nel 2014 emerge la conferma del trend decrescente degli ultimi anni, che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali (pensioni agli invalidi civili e pensioni/assegni sociali), che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.
Il fenomeno è da attribuirsi sia all’esaurimento del collettivo delle pensioni di invalidità liquidate ante Legge 222/1984, sia all’inasprimento dei requisiti di accesso alle pensioni di vecchiaia e di anzianità determinato dalla Legge 214/2011.
Di contro, l’importo medio mensile erogato risulta in costante crescita, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015. Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori, anche in relazione alle recenti riforme pensionistiche cha hanno aumentato i requisiti di accesso per il pensionamento.
Delle 18.044.221 pensioni vigenti all’1.1.2015, 14.312.595 sono di natura previdenziale, cioè prestazioni che hanno avuto origine dal versamento di contributi previdenziali (vecchiaia, invalidità e superstiti) durante l’attività lavorativa del pensionato. Le rimanenti prestazioni, erogate dalla gestione degli invalidi civili e da quella delle pensioni e assegni sociali, sono di natura assistenziale.
Il 51,8% delle pensioni è in carico alla gestione lavoratori dipendenti, il 27,4% è erogato dalle gestioni lavoratori autonomi, mentre il 20,7% è costituito da prestazioni assistenziali e indennitarie.
L’importo complessivo annuo risulta pari a 192,6 miliardi di euro, di cui 173 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Il 66% dell’importo è erogato dalle gestioni lavoratori dipendenti, il 23,8% da quelle dei lavoratori autonomi, il 10,1% da quelle assistenziali.
Pensioni liquidate nel 2014 - Nel 2014 sono state liquidate 994.973 pensioni, delle quali oltre la metà (54,1%) di natura assistenziale, mentre il 28,3% è stato liquidato dalle gestioni lavoratori dipendenti e il 17,5% dalle gestioni lavoratori autonomi.
Dei quasi 8 miliardi stanziati, il 47,1% è a copertura delle pensioni liquidate dalle gestioni lavoratori dipendenti, il 17,5% di quelle dei lavoratori autonomi, mentre il restante 35,3% è a copertura delle prestazioni assistenziali e indennitarie.
Le pensioni previdenziali liquidate nel 2014 sono costituite per il 39,2% da pensioni di vecchiaia, per il 14% da invalidità previdenziali e per il 46,8% da pensioni ai superstiti.
Le categorie delle pensioni - Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 65,6% da pensioni della categoria Vecchiaia, di cui poco più della metà (55,2%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 7,9% da pensioni della categoria Invalidità previdenziale (il 47,7% erogato a uomini) e per il 26,5% da pensioni della categoria Superstiti, di cui soltanto l’11,8% è erogato a soggetti maschili.
er quanto riguarda le sottocategorie, si osserva che il 79,5% delle pensioni di anzianità/anticipate sono erogate ad uomini, mentre la percentuale si abbassa al 34,4% per quelle di vecchiaia.
Spetta agli uomini il 68% degli assegni di invalidità e il 72,4% delle pensioni di inabilità, le due tipologie di prestazione istituite dalla legge 222/1984.
Per le pensioni di invalidità liquidate prima di tale legge, invece, soltanto il 32,7% risulta erogato a soggetti maschili, in funzione dell’età dei titolari e della maggiore longevità delle donne.
Prestazioni assistenziali - Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 22,7% da pensioni e assegni sociali (di cui il 35,2% a soggetti maschili), mentre il restante 77,3% è costituito da prestazioni erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità (di cui il 39,7% ad uomini).
Le prestazioni legate all’invalidità sono 3.273.751 e costituiscono l’87,7% del complesso delle prestazioni assistenziali.
Distribuzione territoriale - Il 48,2% delle pensioni è percepito nell’Italia settentrionale (305 pensioni ogni 1000 residenti), il 19,1% al centro (281 su 1000) e il 30,3% al Sud e Isole (262 su 1000). Il restante 2,4%, 427.597 pensioni, è erogato a soggetti residenti all’estero.
Il Nord ha un numero di pensioni per residente maggiore per le categorie vecchiaia e superstiti, seguito da Centro e Sud, mentre l’ordine si inverte per le invalidità previdenziali e per le prestazioni assistenziali.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli importi erogati, si osserva che il 55% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale, il 24,7% all’Italia meridionale e isole, il 19,7% all’Italia centrale e lo 0,6% ai soggetti residenti all’estero.
L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.098 euro, con un valore più elevato al nord, pari a 1.174,25 euro.
Distribuzione per età - L’età media dei pensionati è 73,6 anni, con una differenziazione per genere di più di 4 anni (71 per gli uomini e 75,4 per le donne).
Per la categoria Vecchiaia, il 22,3% delle pensioni è erogato a soggetti di età compresa tra 65 e 69 anni.
Il 47,1% dei titolari di sesso maschile delle pensioni di invalidità previdenziale ha un’età compresa tra 50 e 69 anni, mentre le donne hanno per il 61,1% un’età superiore o uguale a 80 anni.
Per quanto riguarda l’invalidità civile, il 53,3% dei titolari di sesso maschile ha un’età inferiore a 60 anni; percentuale che scende al 31% per le donne, che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate (47% per età uguali o superiori a 80 anni).
Da segnalare l’aumento dell’età di pensionamento nel periodo 2009-2015, sia per le pensioni di vecchiaia sia per quelle di anzianità. Per le prime, il dato più significativo riguarda le donne, con una differenza di 2,9 anni (si passa infatti da un’età media alla decorrenza di 61,3 anni nel 2009 ai 64,2 anni del 2015). Più contenuto l’aumento per gli uomini, che passano dai 65,7 anni del 2009 ai 66,4 del 2015, con una differenza di 0,7 anni.
La differenza di età per la pensione di anzianità è invece di 1,1 anni per gli uomini (che passano dai 59,4 anni del 2009 ai 60,5 del 2015) e di 0,8 anni per le donne (59,1 anni nel 2009 e 59,9 anni nel 2015).
Distribuzione per importi - Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni, si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Infatti, il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro.
Per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 è del 45,2%, mentre per le donne è del 78,2%.
Delle 11.595.308 pensioni con importo inferiore a 750 euro, 5.322.007 (il 45,9%) beneficiano di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al trattamento minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile.