Sale a quattro il numero degli italiani morti nel violento terremoto di sabato scorso in Nepal. Alle tre vittime trentine - gli escursionisti Renzo Benedetti e Marco Pojer e lo speleologo Oskar Piazza - si aggiunge ora anche la speleologa marchigiana Gigliola Mancinelli. Era nella zona di Langtang insieme a Piazza e ad altri due italiani che sono riusciti a salvarsi seppur con qualche frattura: Giuseppe Antonini e Giovanni Pizzorni.
Entrambi sono riusciti a mettersi in contatto con i familiari. E intanto il Nepal vive nuovi momenti di paura: una scossa di magnitudo 5.1 nel primo pomeriggio ha fatto tremare le stesse aree colpite dal sisma dello scorso 25 aprile. Condizioni che rendono ancora più complicate le ricerche dei dispersi.
Il numero delle vittime ha superato quota 4000. I feriti provenienti da ogni parte del Paese sarebbero almeno 6.638. Ma i numeri sono ancora purtroppo provvisori, destinati drammaticamente a salire. Non sono ancora disponibili infatti i dati di molti villaggi di montagna che i soccorritori faticano a raggiungere. Tra i dispersi ci sarebbero centinaia di francesi e spagnoli irrintracciabili. Negli ospedali affollati di migliaia di disperati la situazione è disperata che hanno perso tutto.
"Il bilancio delle vittime continua a salire costantemente. Siamo a oltre tremila morti ma le stime, considerando i distretti colpiti, potrebbero toccare seimila persone. Si calcola vi siano già 5.000 feriti e migliaia sono sfollati e senzatetto" afferma Pius Perumana, direttore della Caritas del Nepal a Fides.
"Ho sentito un boato dietro di me e poi ho visto una nube che scendeva spinta da un vento spaventoso. Mi sono messa a correre, ma sono stata investita da una pioggia di pietre e neve" racconta all'Ansa Iolanda Mattevi, trentina di 52 anni miracolosamente sopravvissuta alla slavina che sabato ha ucciso i due amici Renzo Benedetti e Marco Pojer. Insieme all'amico Attilio Dantone e alle due vittime, era arrivata in Nepal agli inizi di aprile per il viaggio "che aveva sempre sognato". "Renzo e Marco avevano fatto una deviazione per portare delle medicine a un'anziana nepalese che conoscevano - ha raccontato ancora - e quindi ci avevano detto di continuare a camminare perché poi ci avrebbero raggiunti successivamente". Insieme ad Attilio aveva quindi raggiunto un punto di ristoro sul sentiero e stava bevendo un tè quando è arrivata la scossa di terremoto che ha fatto franare la montagna. "I nostri amici sono stati presi in pieno - racconta Attilio, che è guida alpina e gestisce un rifugio nella valle di Cembra - io invece ho trovato scampo sotto una roccia e così sono sopravvissuto".
Reinhold Messner critica la gestione dell'emergenza. "I soccorsi sono di serie A e di serie B" accusa il celebre scalatore altoatesino. "La vera emergenza - dice all'Ansa - non è sull'Everest. Gli alpinisti dovrebbero essere in grado di badare a se stessi. Tutti ora parlano dei morti sull'Everest, ma il vero dramma si sta svolgendo nella Kathmandu Valley e nelle altre vallate, dove ci sono migliaia e migliaia di morti e dove manca di tutto. Ognuno di noi - aggiunge Messner - ora deve fare la sua parte e aiutare i nepalesi".