In questi giorni, soprattutto all’interno del Partito Democratico, si è riacceso il dibattito sulle regioni a Statuto Speciale e sulla necessità che il nostro sistema costituzionale ne riconosca ruolo, prerogative e poteri.
A chi sostiene che le cinque Regioni ad autonomie differenziate, tra le quali c’è anche la Sardegna, godono di ingiusti privilegi, rispondo con forza che questa affermazione non corrisponde al vero.
Come è noto, e la tesi è sostenuta anche da autorevoli costituzionalisti e dalla giurisprudenza prevalente, la riforma del Titolo V (2001) della nostra Carta ha quasi annullato la specialità delle regioni, attribuendo una serie di poteri e funzioni così ampie a quelle “ordinarie” che, di fatto, mortifica quella condizione di svantaggio che caratterizza la condizioni delle realtà speciali.
Oggi, quella specialità quasi non esiste, se non nella compensazione di una serie di spese e trasferimenti che ancora non sono sufficienti ad assicurare la parità di condizioni tra tutte le Regioni italiane.
Sono d’accordo con Debora Serracchiani quando dice che la presenza di regioni a Statuto speciale “è indispensabile al paese”. Parlare di privilegi non solo è assurdo ma è anche ingiusto. La Sardegna, ad esempio, gestisce in proprio, col proprio bilancio, senza alcun fondo statale, tutto il servizio sanitario regionale e il trasporto pubblico locale.
Lo fa assicurando ai cittadini servizi spesso eccellenti anche in condizioni infrastrutturali e geografiche di grande disagio.
È ingiusto, dunque, parlare di inutili favori nei confronti delle Regioni a Statuto Speciale.
Lo è ancora di più per la Sardegna che ancora attende una soluzione al mancato versamento di parte consistente delle entrate tributarie dovute dallo Stato alla Regione, nel corso degli anni tra il 1991 e oggi.
Bisogna anche smetterla con l’idea che le Regioni Speciali vivano alle spalle dello Stato grazie a trasferimenti per abitante incredibilmente superiori rispetto a quelli delle Regioni a statuto ordinario.
Non è così, in questo modo, che si ridisegna il paese.
Non è così che si dimostra coesione nazionale ed efficienza.
Oggi la specialità è già stata notevolmente ridimensionata.
Semmai, come sostiene Debora Serracchiani, il vero tema rimane la creazione di condizioni affinché tutti i territori abbiano condizioni di specialità rispetto al proprio governo, cioè che siano indispensabili e utili al proprio governo.
Le sparate demagogiche non servono a nessuno.
E i parlamentari sardi del Partito Democratico, come del resto quelli delle altre forze politiche, non intendono rinunciare, in ogni sede, a partire da quella parlamentare, alla difesa di una prerogativa che la Regione sarda ha assunto con la Costituzione in virtù di evidenti condizioni di svantaggio e di peculiarità che sono elemento di forza e di arricchimento nella Repubblica italiana. Red





