"La durezza dei toni turchi non mi pare giustificata, anche tenendo conto del fatto che 15 anni fa Giovanni Paolo II si era espresso in modo analogo". Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni interviene così nella polemica tra la Turchia e la Santa Sede dopo le parole di Papa Francesco che ha definito il massacro degli armeni nel 1915 un "genocidio".
ggiunge il ministro: "L'Italia ha più volte espresso solidarietà e vicinanza al popolo e governo armeno per le vittime e le sofferenze inflitte 100 anni fa".
Intanto il Gran Muftì Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, si è allineato sul governo di Ankara criticando a sua volta il Papa per le dichiarazioni sul genocidio che a suo parere sono "senza fondamento" e ispirate da "lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche".
La presa di posizione papale sullo stermino di oltre un milione e mezzo di cristiani armeni continua a suscitare polemiche. Per Ankara, che non esclude nuove misure dopo il richiamo dell'ambasciatore presso la Santa Sede, parlare di genocidio degli armeni è "una calunnia" e una "strumentalizzazione della storia a fini politici". In una dura nota l'ambasciata di Turchia presso la Santa Sede giudica "inaccettabile" quanto detto dal Papa, in contraddizione con "fatti storici e giuridici".
"La strada della Chiesa è la "franchezza", il "coraggio cristiano" di "dire le cose con libertà". Il Pontefice oggi nell'omelia durante la messa alla Domus Santa Marta ha ribadito che per i cristiani, come sperimentarono gli Apostoli dopo la Risurrezione di Gesù, non ci sono alternative a dire anche le verità scomode.