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Romina Mura – Mozione del PD sul Mezzogiorno: senza l’aiuto dello Stato e dell’Europa il sud è destinato ad affondare. Sardegna regione maltrattata, servitù e carenze infrastrutturali non più sostenibili.

La Camera dei Deputati ha iniziato la discussione della mozione del Partito Democratico relativa ai problemi del Mezzogiorno e della Sardegna. Il documento, presentato ieri dalla sottoscritta, impegna il Governo: a promuovere interventi aventi per obiettivo quello di potenziare le strutture nel Mezzogiorno finalizzate a facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, in particolare per i giovani; a promuovere lo sviluppo di un sistema creditizio e finanziario in grado di sostenere e supportare le imprese, con particolare attenzione ai settori ad alta capacità di innovazione, nonché a procedere ad un riordino complessivo, e ad un loro effettivo coordinamento, di enti e strutture, a partire dalla Banca del Mezzogiorno, che operano nel settore; a favorire, d'intesa con le regioni interessate, piani di formazione permanente a beneficio dei lavoratori ultracinquantenni al fine di promuovere politiche attive di reinserimento lavorativo; a rendere pienamente operativi e a rafforzare gli strumenti di contrasto del disagio sociale presente in ampie fasce della società meridionale; ad attivare politiche generali e di promozione locale finalizzate ad una nuova residenzialità nei territori caratterizzati, in questi ultimi anni, da un forte calo demografico, prevedendo politiche sperimentali in favore dei piccoli comuni, situati nelle zone svantaggiate e nelle aree interne; ad individuare, nel quadro di un ampio confronto con le regioni e le amministrazioni del Mezzogiorno, le opportune soluzioni, anche di carattere normativo, volte ad assicurare il tempestivo utilizzo delle risorse dei fondi strutturali della Politica agricola comune per interventi e progetti da realizzarsi esclusivamente nelle regioni obiettivo-convergenza del Sud, facendo ricorso, ove necessario, all'esercizio del potere sostitutivo nei confronti delle amministrazioni che si dovessero rivelare inadempienti; ad indire, entro il mese di marzo 2015, una conferenza nazionale di governo sul Mezzogiorno con la quale coinvolgere tutti i soggetti istituzionali e sociali del Sud nella redazione di misure finalizzate al rilancio economico e sociale del meridione.

Nel corso del mio intervento alla Camera ho evidenziato come l’andamento sociale ed economico del Mezzogiorno delinei un quadro allarmante: il contesto attuale, la prospettiva e le dinamiche di breve periodo sono infatti destinate a peggiorare ulteriormente.  Tutti i dati analizzati alimentano, inesorabilmente, la curva discendente dei destini del Mezzogiorno. La maggior parte degli indicatori sono di segno negativo e la forbice con il nord del paese, se non saranno prese misure immediate, è destinata ad allargarsi.

È da almeno un quindicennio che i dati statistici raccontano il costante e continuo declino sociale, economico e demografico del Mezzogiorno. La politica si è distratta: in questo intervallo di tempo, proprio in concomitanza con il periodo peggiore della storia recente del Sud, lo Stato si è infatti totalmente disimpegnato.

Solo fra il 2009 e il 2013 gli investimenti pubblici destinati al Mezzogiorno sono diminuiti di oltre 5 miliardi. Praticamente un salto indietro di 20 anni. E il Sud ha percorso velocemente la strada del declino. E non possiamo dire che il Sud del nostro Paese non sia stato oggetto di attenzioni pubbliche e programmi finanziari straordinari. Di fatto sono stati vanificati gli sforzi fatti e anche i risultati raggiunti, nel corso di 6 intensi decenni di interventi.  Complessivamente 1/3 del territorio nazionale, 1/3 della popolazione, 1/3 delle risorse culturali e paesaggistiche sono messi all’angolo. Inutilizzati se non degradati e ai margini.

È rassicurante in questo senso l’intervento del ministro Delrio secondo il quale “le risorse per poter attuare vere politiche di coesione territoriale ci sono”. Il 2015, è convinzione del Governo, può davvero essere l’anno della svolta per il PIL nel Mezzogiorno”.

Rassicura anche il documento della Commissione Europea, che abbiamo incluso nella mozione, che per la prima volta parla del divario esistente all’interno di un unico Stato, lasciando così trasparire la possibilità di ottenere il tanto atteso e indispensabile calcolo degli investimenti fuori dai bilanci.

Per fare rinascere il Sud servono allora efficienti ed innovative politiche straordinarie. Programmi e risorse mirate. Il decennio che ci lasciamo alle spalle mostra come fossero e siano sbagliate le teorie di coloro che richiamavano e richiamano a una 'normalizzazione' delle politiche di sviluppo del Sud. Per cui sarà sufficiente rimettere in sesto l'Italia perché il Sud si rialzi.

In questi anni è mancata la strategia e insieme la visione. Le risorse sono state utilizzate per interventi frammentari e legati a logiche localistiche piuttosto che per raggiungere obiettivi di carattere strutturale e di sistema. Ancora sono mancati meccanismi e strumenti di controllo e monitoraggio della qualità e dell’efficienza delle politiche pubbliche. La burocrazia e l’illegalità diffusa, l’incapacità amministrativa nel gestire i processi, hanno completato il quadro di inefficienza. Non sono pertanto casuali il pesante deficit di infrastruttura ferroviaria cosi come la mancanza di collegamenti viari fra aree interne e costiere. Così come i pesanti disagi delle due grandi isole del Mediterraneo, Sardegna e Sicilia, mai, effettivamente, inserite nel sistema di connessioni e relazioni, anche fisiche.

In Sardegna, in particolare, - ho sottolineato in Aula – ci sono ben 80 Kmq di costa e spiagge sottratte allo sviluppo turistico perché vincolate dalle servitù militari. Ancora in Sardegna, un’isola, La Maddalena, per anni sito militare strategico, oggi è abbandonata al proprio destino dopo lo scippo delle risorse alla stessa destinata per la valorizzazione turistica
Sulla condizione geografica che caratterizza le due isole del Mezzogiorno, la Sicilia e la Sardegna, occorre che in particolare l’Europa riconosca il principio dell’insularità come condizione speciale e specifica che determinando una evidente condizione di discriminazione e disuguaglianza, giustifica l’attivazione di strumenti e percorsi mirati per il superamento dei naturali squilibri che ne derivano.

Altro aspetto su cui necessariamente occorre intervenire con straordinarietà è la demografia. Se il trend demografico non si inverte sia in relazione al saldo naturale che a quello migratorio, nei prossimi 50 anni, il Sud perderà oltre 4 milioni di abitanti. Occorrerebbe accompagnare il programma di investimenti per la perequazione infrastrutturale e quello che fa leva sulla fiscalità con politiche sperimentali che invertano le dinamiche di spopolamento in atto nel Meridione

Politiche che promuovano la natalità e la genitorialità: giusta la strada, scelta con l’ultima legge di stabilità, di erogare i bonus bebè per i primi tre anni di vita del bambino. Sarebbe bene rafforzare queste misure attraverso un relativo Programma ad hoc per il Sud.

E ancora abbiamo fatto bene a articolare e prolungare e diversificare nel tempo i permessi parentali, con il riordino della disciplina relativa alla tutela e conciliazione delle esigenze di cura, vita e lavoro. Ma anche in questo caso per il Sud occorre un programma ad hoc. Occorre poi mettere in campo progetti che incentivino l’immigrazione di coppie con progetti di vita da realizzare nel Mezzogiorno. Anche attraverso eventuali formule di reddito di insediamento e altri incentivi alla residenzialità nei territori del Sud.

Il sud da solo non può farcela. Ha bisogno che lo Stato e l'Europa programmino e attuino: Politiche fiscali e demografiche ad hoc. Uno specifico jobs act con relative risorse finanziarie. Che metta in campo strumenti per l'assunzione di donne e giovani.

Uno straordinario programma di interventi infrastrutturali che lo mettano al passo con l'Europa e con il mondo.

Un piano mirato per la formazione e l'istruzione con l'obiettivo di abbattere il vergognoso livello assunto dalla dispersione scolastica.
O si fa così. Oppure tanto vale voltarsi dall'altra parte. E continuare a far finta di non percepire il deserto che avanza. Non diversamente da come è stato fatto negli ultimi 10 anni. Com

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