La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con le mozioni n°114 e 118 (Pittalis e più-Dedoni e più) “sul piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche”.
Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Area Popolare Gianluigi Rubiu ha protestato per l’assenza dall’ordine del giorno della mozione n°92 “sugli aggiornamento relativi al nuovo Refresh da parte dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), «un fatto grave», ha dichiarato, «che dimostra la lontananza della Giunta dai problemi dell’agricoltura».
Il presidente Ganau ha ricordato che, nella seduta di ieri, il dibattito sulle mozioni si è prolungato ed oggi, non essendoci la disponibilità dell’assessore compete, si è deciso di dare priorità alle mozioni sul dimensionamento scolastico.
Sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, perché a causa di una manifestazione, alcuni consiglieri hanno segnalato la difficoltà di raggiungere per tempo l’Aula.
Il presidente Ganau non ha accolto la richiesta, precisando che la seduta è già iniziata in ritardo di mezz’ora, e dando la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, primo firmatario di una delle mozioni sul dimensionamento scolastico.
Pittalis ha espresso grande preoccupazione per la situazione della scuola sarda, rivolgendo un appello alla Giunta «per rimediare urgentemente al disastro, provocato da una scelta d’autorità espressione del più bieco centralismo regionale, senza la sensibilità di coinvolgere i comuni interessati e, cosa ancora più grave, cambiando le regole in corsa; nella prima bozza, infatti, c’erano una quarantina di comuni che poi sono diventati 29, selezionando i comuni forse a seconda della casacca di quella amministrazione comunale». Avete detto, ha ricordato Pittalis, «che l’istruzione era il primo punto del vostro programma, avete detto che sulla scuola potevamo esercitare la nostra sovranità mentre oggi fate marcia indietro su tutto e fate piombare la scuola nel caos». Chiediamo il ritiro del piano o almeno una moratoria per un anno per concertarlo con le comunità locali, ha proposto il capogruppo di Forza Italia, sostenendo che «il Consiglio deve avere un sussulto di dignità dando un diverso indirizzo alla Giunta regionale, anche per venire incontro alle esigenze di quelle realtà più piccole dove lo Stato sta eliminando la sua presenza; la Regione non può comportarsi nello stesso modo centralista, consumando un disastro che colpisce soprattutto i più deboli ed i giovani».
Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, ha affermato che «il Consiglio deve occuparsi della situazione della scuola sarda perché quando si fanno certe scelte dopo aver detto che l’istruzione aveva una precisa priorità nel programma di governo della Giunta non si può accettare una decisione che va in senso contrario». Non si è capito il ruolo della scuola in certe zone della Sardegna, ha sostenuto, «una storia che inizia negli anni ’70, quando allora anche i sindacati non si accorsero di quello che stavano avallando con l’aumento degli alunni all’interno delle classi; poi iniziò un processo di restrizione che continua ai giorni nostri però non si può accettare sempre tutto». Se avessimo le unioni dei comuni, ha aggiunto Dedoni, «avremmo un punto di riferimento ma questi organismi oggi non ci sono, così come non ci sono le risorse per un sistema di trasporto efficiente e diffuso, un problema di ieri che abbiamo di fronte anche oggi». Il dibattito su questo grande tema, ha detto ancora il capogruppo dei Riformatori, «non si può esaurire all’interno della commissione; lo Stato, in passato, ha operato prendendo spunto da situazioni dove molti paesi molto popolati non hanno soluzione di continuità ma noi dobbiamo operare in Sardegna, dove ci sono problemi completamente diversi per densità di popolazione, viabilità e trasporti, un contesto dove non è pensabile realizzare un certo tipo di aggregazioni». Concludendo, Dedoni ha invitato il Consiglio ad un «ripensamento serio, cerchiamo le soluzioni negoziando con lo Stato, altrimenti svenderemo per l’ennesima volta la nostra autonomia, non c’è solo la vertenza entrate ma un problema più complessivo all’interno del quale la scuola occupa un posto di primo piano».
Il capogruppo di “Area popolare Sardegna”, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato in apertura del suo intervento “la solitudine” dell’assessore tra i banchi riservati alla Giunta ed ha accusato l’esecutivo di fare ricorso solo agli slogan anche su un tema cruciale quale è quello dell’istruzione. «Avete promesso risparmi e efficienza – ha dichiarato il consigliere della minoranza – ma in realtà avete messo nel mirino i servizi essenziali per i cittadini».
Rubiu ha quindi sottolineato come non si tengano nella dovuta considerazione i disagi che le scelte della Giunta causano nella Sanità come nella scuola. In particolare, a giudizio di Rubiu, il piano di dimensionamento approvato dall’esecutivo crea fori disequilibri e non tiene nella dovuta considerazione l’alto tasso di dispersione scolastica che si registra in Sardegna. Rubiu ha confermato di voler difendere le pluriclassi che il piano della Giunta vuole invece cancellare nelle aree interne dell’Isola che patiscono il fenomeno dello spopolamento. A questo proposito il capogruppo centrista ha ricordato le preoccupazioni e le critiche di sindaci, amministratori, studenti, famiglie e insegnanti. «Il piano non accontenta nessuno – ha dichiarato Rubiu – fa crescere i costi a carico della Regione e colpisce il sistema scuola come avete già colpito l’Università».
Il consigliere del Pd, Cesare Moriconi, ha ricordato il ruolo centrale dell’istruzione e della suo organizzazione nei territori ed ha ricordato come si assiste all’inesorabile chiusura di una serie di servizi nei piccoli e medi centri, dalle banche, alle poste, dagli ospedali alle scuole. «Le nuove tecnologie – ha affermato Moriconi – modificano sempre più anche la didattica e il sistema scuola e il mercato elettronico contribuirà a svuotare i nostri Comuni in misura maggiore di quanto non lo faccia una scuola che chiude». «Non è quindi lo Stato che arretra – ha spiegato il consigliere della maggioranza – ma la società che cambia».
Nel merito della mozione l’esponente del Pd ha invitato tutti a evitare le politiche del campanile ed ha dichiarato che la mozione in discussione “è identica a quelle del passato fatta a parti invertite”. «Il problema – ha proseguito il consigliere – è che nel corso degli anni non si sono date risposte adeguate ed efficaci».
Il consigliere Moriconi ha concluso con la proposta di dedicare una sessione di lavori della Seconda commissione, da tenersi prima della pausa estiva, interamente dedicata alla scuola e alla proposizione di una legge sulla scuola sarda.
Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha difeso il lavoro fatto nella Seconda commissione ed ha ricordato come dallo scorso novembre il tema del dimensionamento scolastico è stato dibattuto ed approfondito. In particolare, ha spiegato Locci, ci si è occupati del problema della soppressione di alcune pluriclassi anche attraverso un fitto calendario di audizione che ha coinvolto tutti i soggetti interessati dal problema. Il consigliere della minoranza ha concluso evidenziando che in alcune parti del piano di dimensionamento emergano posizionamenti di tipo ideologico ed ha palesato perplessità sui criteri adottati per decidere le chiusure di alcune pluriclassi piuttosto che altre.
Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha definito la scuola “l’elemento cardine dello sviluppo di una comunità” e ne ha ribadito la centralità politica. «Affrontiamo il tema della scuola con la politica», ha dichiarato il consigliere democratico, «perché in tutti questi anni è mancata proprio una politica per la scuola l’istruzione in Sardegna». Comandini ha dunque ricordato l’elevato tasso di dispersione scolastica (24%) per evidenziare “le politiche errate degli ultimi anni”. «E’ questo il punto da cui ripartire», ha spiegato l’esponente della maggioranza, «perché il centrosinistra ha già incominciato a dare risposte efficaci». Comandini ha quindi ricordato i 30 milioni di euro stanziati dalla Giunta per la sicurezza degli istituti scolastici e i 43 milioni di finanziamenti garantiti dal governo Renzi. Il consigliere Pd ha proseguito ricordando l’impegno della Seconda commissione nell’affrontare il tema del dimensionamento scolastico ed ha assicurato che nel parere che sarò espresso dalla commissione saranno tenute nella dovuta considerazione le osservazioni pervenute nel corso delle audizioni. Piero Comandini ha concluso dichiarando condivisione per la proposta avanzata dal suo collega di gruppo e di partito Cesare Moriconi.
Ha quindi preso la parola Angelo Carta (Psd’Az) che ha parlato di mancato rispetto degli impegni assunti dall’attuale maggioranza in campagna elettorale. «Tra le promesse fatte dal centrosinistra – ha ricordato Carta – c’era quella di dare un ruolo più forte ai comuni e concertare con loro le linee dello sviluppo. Dopo un anno di governo della Regione, i comuni possono ritenersi a pieno titolo insoddisfatti. Le promesse non sono state mantenute, le amministrazioni comunali sono ridotte a semplici comparse».
L’esponente sardista ha ricordato all’Aula i tagli subiti dai comuni, il definanziamento delle opere pubbliche, la mancata proroga del piano casa, il mancato coinvolgimento degli enti locali sulle questioni più importanti all’attenzione della Giunta regionale. «Ora si arriva al dimensionamento scolastico, partita nella quale viene fuori il dirigismo e il neocentralismo della Giunta. Questo Governo si dimostra forte con i deboli e debole con i forti. Se il neocentralismo fosse stato applicato nei rapporti dello Stato, oggi la situazione della Sardegna sarebbe diversa».
Carta ha poi contestato le dichiarazioni dell’assessore all’Istruzione sulla necessità di cancellare le pluriclassi. «Le famiglie hanno un’opinione diversa – ha sottolineato Carta – per loro è peggio sradicare i bambini dalle loro comunità, modificare le loro abitudini e sconvolgere i loro rapporti interpersonali».
Al termine del suo intervento, il consigliere di minoranza ha auspicato un maggiore coinvolgimento delle comunità locali e suggerito un passo indietro alla Giunta: «L’esecutivo trovi una soluzione condivisa con i comuni, si annulli questo dimensionamento per averne uno che risponda a tutto tondo alle esigenze dei bambini».
Per Eugenio Lai (Sel) le affermazioni fatte in Aula dai rappresentanti dell’opposizione sono “demagogiche e strumentali”. «Sono in una situazione di imbarazzo – ha detto Lai – se non fossi stato eletto sindaco cinque anni fa avrei pensato che il centrodestra è il baluardo della scuola pubblica, purtroppo non è così. Ho vissuto la stagione del dimensionamento dell’assessore Milia e della Giunta Cappellacci. E’ assurdo oggi attaccare l’assessore Firino dopo aver costretto i piccoli comuni a subire decisioni calate dall’alto».
Lai ha poi ricordato quanto accaduto in Sarcidano e Barbagia di Seulo negli anni scorsi con l’avvio di alcuni piani di collaborazione tra comuni vicini per far fronte ai tagli al sistema dell’istruzione. «Mi auguro che in Sardegna si arrivi a una legge sulla scuola e che si sfruttino finalmente le nostre prerogative autonomistiche».
Il vicepresidente del Consiglio ha poi difeso il Piano di dimensionamento, nato da un lungo lavoro della Commissione, da un confronto tra l’assessore e l’Anci, da un percorso già avviato dalle province. «Per evitare lo spopolamento dei piccoli paesi.- ha concluso Lai – serve una visione complessiva delle zone interne. Non basta parlare di scuola, occorre affrontare anche le questioni relative alla viabilità e al lavoro».
Ignazio Tatti (Area Popolare) ha espresso sconcerto per l’andamento dei lavori in Aula e in Commissione. «La decisione di sopprimere i punti di servizio (Pes) è stata presa dal direttore generale della Pubblica Istruzione senza sentire la Commissione Cultura – ha detto Tatti – il riordino dei plessi scolastici è necessario ma deve essere concertato, in molti comuni la scuola è l’unica presenza dello Stato».
Tatti ha poi contestato alcuni criteri adottati dalla Giunta per attuare il Piano di dimensionamento scolastico: «La distanza chilometrica e la previsione di incremento della popolazione scolastica non sono sufficienti. Pochi chilometri nei paesi montani diventano grandi distanze – ha detto Tatti – così come non si può decidere se tenere aperta una scuola o chiuderla sulla base di aspettative di natalità basate su freddi dati».
Rossella Pinna (Pd) ha invece difeso il Piano di dimensionamento della Giunta. «Nella mozione presentata dall’on. Dedoni – ha detto Pinna – il centrodestra fa un autogol. Gli indicatori della qualità dell’istruzione e dell’abbandono scolastico attestano l’incapacità del nostro sistema, imputare questi risultati alla maggioranza fa sorridere. Se oltre agli indicatori della qualità dell’istruzione andassimo ad esaminare anche i casi di analfabetismo di ritorno la situazione sarebbe probabilmente più grave».
Secondo il consigliere del Partito democratico, «i sindaci hanno sottovalutato i contenuti delle linee guida sul dimensionamento scolastico e per questo si sono ritrovati a dover subire una decisione. In Commissione è emersa in modo chiaro la conflittualità tra sindaci e tra territori a scapito della volontà di cooperare».
Pinna, infine, ha contestato le affermazioni di alcuni esponenti del centrodestra che hanno parlato di deportazione dei bambini, spostati dalle scuole dei loro comuni in quelle di centri vicini. «Non è così – ha concluso Pinna – ai ragazzi si dà la possibilità di allargare i propri orizzonti. Cambiare ambiente, aprirsi al mondo, modificare le proprie abitudini non è pericoloso. Rappresenta invece un’opportunità, è ciò che chiede una società dinamica in continuo cambiamento». Segue