Press "Enter" to skip to content

Politica Alfano: con Renzi fino al 2018 Jobs Act, minoranza Pd e Boldrini attaccano.

La minoranza Dem non ci sta e sul Jobs Act critica Renzi. Per Stefano Fassina, che va all'attacco dal palco dell'Assemblea nazionale di Sinistra dem, con il Jobs act si è "tornati agli anni cinquanta". Risponde il ministro Orlando: "Non sono d'accordo, questo governo affronta cose messe sotto il tappeto". La presidente della Camera Laura Boldrini: "Bisognava considerare le Commissioni; guai con un uomo solo al comando".

E a Boldrini risponde a muso duro Debora Serracchiani: "Spiace che la Presidente della Camera che ricopre un ruolo terzo, di garanzia, si pronunci in questo modo sulle riforme portate avanti dal governo, sapendo bene che il parere delle Commissioni non è vincolante. Quanto all'uomo solo al comando, ricordo sommessamente che il Pd è una squadra di donne e di uomini, che portano avanti un lavoro di gruppo, uno sforzo comune, un'idea di futuro insieme". Serracchiani ha in seguito aggiunto che il testo "è stato largamente condiviso anche con la minoranza Pd".

E a parlare dalle colonne de la Repubblica è anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio che spiega: "Non vedo una guida solitaria. C'è un leader e sono due cose differenti. Se la sinistra è spaventata dalla leadership, ha un problema di modernità" e ancora: "Nessuna umiliazione del Parlamento, vedremo tra un anno chi avrà avuto ragione".

Critiche anche da Gianni Cuperlo: "Il governo non ha ritenuto nemmeno di recepire quelle che erano delle raccomandazioni contenute nei pareri delle commissioni parlamentari". Concetti espressi in una nota anche dai senatori della minoranza Pd Federico Fornaro, Maria Cecilia Guerra e Carlo Pegorer.  Tuonano i sindacati: "Il governo ha deciso da solo ed ha deciso male", dice Annamaria Furlan; la Cgil chiosa: "solo ammuina, così non si cambia verso"; mentre il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, spiega che "nel 2015 possiamo regalare all'Italia 100-200mila occupati in più".

Insomma il governo si difende: con le riforme del lavoro effetti positivi sul Pil. Il Consiglio dei Ministri il 20 febbraio ha dato infatti il via libera al decreto che prevede il contratto a tutele crescenti e a quello sugli ammortizzatori: la nuova mini Aspi e la Dis-Coll, cioè l'indennità di disoccupazione per i collaboratori che hanno almeno 3 mesi di versamenti contributi. Approvato in via preliminare anche il decreto legislativo sul riordino delle tipologie contrattuali.

Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ribadisce che "chi ha voti va avanti", anche la sinistradem ribadisce che andrà avanti, sull'Italicum ad esempio: "Ci batteremo per modificarlo".

Pronti - se necessario - a rinnovare il patto di governo con Matteo Renzi fino al 2018. Arriva dalla Winter School del Sestriere l'ipotesi del ministro dell'Interno Angelino Alfano di rinsaldare l'alleanza nell'esecutivo con il Partito democratico. Un nuovo patto che servirebbe ad introdurre tra le riforme portate avanti dal governo "una legge a tutela delle famiglie".

lfano rivendica quindi l'importanza di Ncd, come ha dimostrato il jobs act, definito "un traguardo storico. Questi sono fatti: mentre a destra si fanno liti e proclami, noi portiamo a casa risultati compartibili con la nostra cultura ed i nostri valori".