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Terrore Isis In Libia: arrivati in Sicilia italiani rimpatriati. Usa: “urge una soluzione politica”.

Il primo a sbarcare è Salvatore, siracusano. Fa segno di aver ricevuto l'invito a non parlare, poi si lascia andare e aggiunge che è da tempo che l'Isis ha raggiunto Tripoli, che la situazione è critica. Dei circa 200 italiani che erano in Libia la metà ha deciso di rimanere mentre gli altri sono sbarcati questa notte nel porto siracusano di Augusta, blindato. Sono partiti per paura, perché in strada si respira aria di guerra. Dopo le minacce del Califfato all'Italia "crociata" e la disponibilità del governo "a fare la propria parte in una missione Onu" - piano che ha ricevuto anche il plauso di Silvio Berlusconi - giovedì il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferirà in Parlamento sulla questione libica.

Gli italiani evacuati della Libia sono arrivati intorno all'1.00 di notte a bordo del catamarano San Gwann della compagnia maltese Virtu Ferries. Ad attenderli un posto blindatissimo e tre autobus che probabilmente li hanno accompagnati nella base aerea di Sigonella, in provincia di Catania. L'intera operazione, dalle fasi di imbarco fino all'arrivo in Italia è stato scortato da Predator dell'aeronautica Militare - gli stessi usati nei teatri di guerra all'estero - e da una nave della Marina.

L'esecuzione - e il video del terrore - dei 21 cristiani copti egiziani da parte degli uomini del Califfo. La presa di Sirte. L'Italia che si trova ad evacuare i propri cittadini dalla Libia. E' con preoccupazione che la Casa Bianca condanna in una nota "l'odioso atto" e sottolinea la necessità, urgente, di trovare una soluzione politica per il conflitto che dalla morte di Gheddafi infiamma la Libia.

L'orrore è già nel titolo: "Un messaggio firmato con il sangue alla nazione della croce". Gli ostaggi, i 21 cristiani copti sgozzati, si vedono camminare sulla spiaggia in tuta arancione finché le acque del Mediterraneo non si tingono di rosso: "Avete buttato il corpo di Osama bin Laden in mare - dice una voce fuori campo - mischieremo il suo sangue con il vostro". In coda anche una minaccia rivolta all'Italia: "Di recente ci avete visti sulle colline della Siria, oggi siamo a sud di Roma... Libia".

All'indomani delle minacce dell'Isis, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e la titolare della Difesa Roberta Pinotti si erano detti pronti a guidare una missione Onu in Libia. Il premier Matteo Renzi ha poi dettato la linea: l'Italia è pronta ad agire "nel quadro delle decisioni delle Nazioni Unite”. Giovedì Gentiloni riferirà in Parlamento.

La tensione del Paese è evidente anche nei suoi mari: a 50 miglia dalla capitale l'equipaggio di una motovedetta della Guardia Costiera che stava soccorrendo dei migranti è stato avvicinato da quattro uomini armati su una piccola barca e costretto a lasciare loro l'imbarcazione, poi usata dagli scafisti.

Dei circa 200 che abitavano o si trovavano in Libia, la metà ha preso la via del ritorno. Ma chi sono gli italiani che vivono in Libia? In maggioranza si tratta di personale - tecnici, dirigenti e amministrativi - delle aziende che hanno mantenuto una presenza nell'ex Paese di Gheddafi. Finché rimasta aperta, ultimo presidio occidentale, c'era il personale dell'ambasciata di Tripoli. E poi una piccola comunità di italo-libici che affonda le proprie radici nel passato coloniale.

Le bandiere nere segnano i luoghi in mano agli uomini di al Baghdadi. Oltre al Califfato di Derna, come lo hanno ribattezzato, hanno preso Sirte e si stanno spingendo verso ovest. Secondo fonti libiche vicine al Governo e al Parlamento di Tobruk, riconosciuti dalla comunità internazionale, "le bandiere nere dell'Isis sono già a Tripoli, si vedono sventolare dalle macchine che si aggirano nella capitale libica: prima erano poche, nascoste, adesso si stanno moltiplicando e la situazione è gravissima".