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“Corvo Budoni”, denunciato pensionato di origine mamoiadina per minaccia aggravata e tentata estorsione.

Finalmente il “corvo di Budoni” ha un nome ed un cognome ed è stato assicurato alla giustizia. La vicenda ebbe inizio alla fine di agosto del 2012, quando G.M., di 65 anni, di Mamoiada, da moltissimi anni trapiantato a Budoni, inviò una lettera, anonima e minatoria, al comune del paese ed alla redazione nuorese del quotidiano “La Nuova Sardegna”.

Subito dopo la denunciato del fatto, gli investigatori dell’Arma della Stazione di Budoni e della Digos di Nuoro e coordinate dal comandante della compagnia cc di Siniscola, capitano Andrea Senes, si sono messi sulle tracce dell’autore delle minacce.  Nella prima ed anonima missiva vi era scritto: “Visto che non interviene la procura, facciamo intervenire le leggi della Sardegna. Solo i fucili risolvono certe situazioni”, scriveva appunto il “corvo” e sebbene gli elementi non erano allora concreti e convergenti, la pista da subito battuta dai carabinieri e dagli uomini della Digos, si è poi rivelata intuizione precisa. Dapprima un semplice sospetto, dal momento che G.M. aveva tempo prima cercato di lasciare una lettera anonima negli uffici comunali, ma era stato visto mentre furtivamente lasciava cadere la busta bianca su un tavolo: quella lettera era stata scritta usando gli stessi caratteri di quella inviata poi per posta a giornali e comune, ma soprattutto conteneva, seppure difficilmente percettibili, gli stessi errori di battitura. Il 3 gennaio 2013, poi, ancora una lettera simile ad alcuni amministratori e funzionari del comune di Budoni: stesso carattere, stessi errori, stessi inquietanti ritagli di necrologi ottenuti dalle pagine di giornali quotidiani.

Ancora, il 7 ed il 12 marzo, altre due lettere, questa volta dal chiaro contenuto estorsivo, indirizzate a due imprenditori budonesi. Era abbastanza per i carabinieri della Stazione del paese interessato, che hanno chiesto ed ottenuto dalla Procura di Nuoro un decreto di perquisizione domiciliare e quando al mattino presto hanno fatto irruzione nella sua casa in una frazione vicinissima al centro, hanno trovato non solo il normografo con il quale era stato scritto l’indirizzo sulle buste inviate, ma anche un computer ed una stampante, che sono stati sequestrati. La sorpresa più grossa però, i carabinieri l’hanno avuta in bagno: dietro il water, in corrispondenza della finestra che affaccia sull’ingresso di casa: una pistola calibro 7.65 pronta all’uso, carica e pronta a sparare. E nel mentre le indagini proseguivano, con i tempi tecnici necessari ai tecnici di carabinieri e polizia per perquisire informaticamente il computer sequestrato dai colleghi di Budoni, a carico del “corvo”, è arrivata l’ennesima denuncia: dichiarando falsamente di essere un confinante, aveva più volte chiesto ed ottenuto dall’ufficio tecnico del comune di Budoni atti e documenti di un suo vicino di casa, nel tentativo di impedirgli di ristrutturare una vecchia casa. Quello stesso ufficio tecnico che all’epoca delle prime lettere minatorie doveva decidere, insieme al consiglio comunale di cui gli amministratori minacciati facevano parte, del cambio di destinazione d’uso di alcuni suoi terreni.

Una matassa complessa, che i carabinieri del paese della provincia nuorese e della Digos di Nuoro, sono però riusciti a sbrogliare. Quindi unendo le tradizionali investigazioni sul campo e le nuove tecnologie, all’interno del computer sequestrato, infatti, sebbene cancellate, sono state rinvenute intere frasi che facevano parte del file realizzato per scrivere le lettere minatorie, compresi i ripetuti errori di battitura e d’espressione, che sono praticamente diventati una “firma”.

L’attività di indagine è stata riepilogata in una corposa informativa di reato redatta congiuntamente dai carabinieri di Budoni e dalla Digos di Nuoro che reca le pesantissime accuse di minaccia aggravata e tentata estorsione.

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