Nell’ambito della collaborazione istituzionale che da anni la Questura di Cagliari promuove con le Associazioni e gli Enti che svolgono attività a favore degli immigrati nel territorio, il Questore Filippo Dispenza e la responsabile del settore recupero schiavizzate della congregazione Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, hanno siglato il rinnovo del Protocollo di Intesa finalizzato a condividere in modo armonico le procedure per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale.
I progetti portati avanti dalla Congregazione, che gestisce da diversi anni in Sardegna, due comunità finalizzate alla realizzazione di programmi di protezione sociale per ragazze provenienti dalla tratta, i cui principi, obiettivi ed azioni sono contenute in un documento denominato Progetto “Elen-Joy”, “Dall’accoglienza al progetto individuale”, sono condivisi e supportati dalla Questura, in particolare dall’Ufficio Immigrazione e sono articolati in diverse fasi che vanno dal momento del primo contatto con le ragazze da parte dell’Unità di strada della Congregazione fino alla loro piena integrazione nella società passando per la formazione, il sostegno materiale, psicologico e morale, la formazione professionale, la semiautonomia e la completa autonomia, attraverso uno speciale programma di assistenza per le vittime dei reati previsti dagli articoli 600 e 601 del c.p. concernente misure contro la tratta di persone e dall’art. 1 del regolamento di attuazione approvato con Decreto del Presidente della Repubblica, 19 settembre 2005 n. 237.
In questo percorso si è rivelata particolarmente importante la collaborazione con la Polizia di Stato, sia per la presentazione delle denunce contro i “protettori”, e di conseguenza lotta allo sfruttamento, sia per l’ottenimento dell’autorizzazione al soggiorno, che consente alla vittima di uscire dalla clandestinità e di reinserirsi, a pieno titolo, nel contesto sociale, professionale e lavorativo.
Ai fini di una sempre più proficua collaborazione volta, da un lato, alla difesa della sicurezza pubblica mediante la persecuzione dei reati e la punizione dei relativi autori e, dall’altro, alla piena tutela delle vittime degli stessi, la Questura di Cagliari e la Congregazione delle Figlie della Carità hanno adottato un protocollo di intesa con la finalità di stabilire di comune accordo una procedura di applicazione dell’art. 18 D.Lgs 286/98.
Premessa imprescindibile è che l’art. 18, nella sua fase attuativa disciplinata dall’art. 27 del Regolamento di attuazione D.P.R. 349/99, prevede un “doppio binario” di risoluzione dei casi assumibili nella protezione sociale. Al percorso giudiziario il legislatore affianca quello “sociale”, teso a svincolare le motivazioni umanitarie del contributo offerto in sede di indagini giudiziarie. Quest’ultima tipologia d’intervento è stata dunque pensata per quelle situazioni in cui la vittima del reato non è in grado di fornire un rilevante contributo alle indagini mediante concreti riscontri o particolari dettagliati, a causa della breve durata del fatto delittuoso o della particolare attenzione dei colpevoli a non svelare la propria identità o ancora semplicemente per il fondato timore, da parte della vittima, che alle proprie dichiarazioni possano seguire gravi ripercussioni per sé e soprattutto per la propria famiglia rimasta nel paese di origine. Com