Il cuore d'Europa è sotto attacco. Mentre è in corso l'operazione della polizia per stanare i fratelli Kouachi, autori della strage a Charlie Hebdo, una nuova sparatoria ha colpito Parigi nella zona di Porte de Vincennes a un negozio di alimentari kosher, frequentato da ebrei. Secondo le fonti giornalistiche ci sarebbero dei feriti e diversi ostaggi. L'autore della sparatoria dovrebbe essere lo stesso che ha ucciso ieri mattina una giovane poliziotta a Montrouge. Armato di due kalashnikov, l'uomo si è infatti fatto riconoscere come l'assassino dell'agente: "Sapete chi sono! Sapete chi sono!", ha gridato per due volte ai poliziotti. Intanto è in corso un'operazione delle teste di cuoio per cercare di far capitolare il terrorista. Tutta la zona è blindata.
Intanto, la convulsa caccia ai due jihadisti francesi, ritenuti gli autori della strage a Charlie Hebdo, sarebbe a un punto di svolta. I due fratelli franco algerini Said e Cherif Kouachi - il portavoce del ministero dell'Interno ha confermato che "quasi certamente" si tratta di loro - sono barricati da questa mattina all'interno di una piccola tipografia di Dammartin en Goele, cittadina a 47 Km da Parigi. Secondo quanto riferito a Rainews 24 da Bernard Corneille, sindaco di Othis, cittadina vicina al luogo dove sono asserragliati, i due terroristi avrebbero in ostaggio diverse persone, tra cui quasi certamente una donna. Sarebbero in corso i negoziati con le forze di sicurezza. Stamane i giornali avevano riportato la notizia di due morti e venti feriti in uno scontro a fuoco, ma la Gendarmeria e la Procura francesi hanno immediatamente smentito.
Un religioso vicino allo Stato islamico (Is) ha annunciato durante un sermone a Mosul, in Iraq, che l'organizzazione guidata da Abu Bakr al-Baghdad è la responsabile dell'attacco alla sede di Charlie Hebdo a Parigi. "Abbiamo iniziato con l'operazione in Francia, per la quale ci assumiamo la responsabilità. Domani saranno la Gran Bretagna, l'America e altri", ha affermato l'imam Abu Saad al-Ansari - citato dall'agenzia Dpa - nella città da mesi sotto il controllo dei jihadisti. "Questo è un messaggio a tutti i paesi che partecipano alla coalizione (internazionale guidata dagli Usa, ndr) che ha ucciso militanti dello Stato islamico", ha sottolineato.
I due fratelli Kouachi - riferito ad Yves Albarello, deputato dell'Ump, eletto nel dipartimento di Seine-et-Marine, "hanno dichiarato di volere morire da martiri". Per un questione di sicurezza, le autorità hanno esortato i media a "non filmare i luoghi" in cui è in corso l'intervento delle forze speciali "per evitare di comunicare il loro dispiegamento sul terreno".
I due fratelli franco algerini Kouachi e il sospettato dell'uccisione di una vigilessa a Montrouge si conoscevano. Lo riferisce 20 Minutes citando una fonte d'intelligence, secondo la quale i tre erano "in contatto". Il presunto killer della vigilessa è stato identificato nella tarda mattinata e due suoi parenti sono stati arrestati. I Kouachi e l'uomo identificato farebbero parte della stessa "filiera" jihadista, sostiene il settimanale francese Le Point. Si tratterebbe della famosa filiera di Buttes-Chaumont: finora, per bocca dello stesso ministro degli Interni Bernard Cazeneuve, non c'era nessun legame accertato tra i due attacchi.
I due fratelli hanno riferito a un commerciante di Dammartin che non uccidono i civili. Gli stessi avrebbero anche detto al proprietario della Clio grigia rubata mercoledì che "se i giornalisti fanno domande, devi dire solo che siamo di al-Qaeda in Yemen". Lo riporta la radio francese Rtl. L'uomo ha preferito mantenere l'anonimato. "Erano molto calmi e sereni, molto professionali, non nervosi", ha aggiunto. I due fratelli franco-algerini avevano abbandonato la sede del giornale a bordo di una C3 nera; poi avevano fermato un automobilista e si erano impadroniti della sua Clio grigia proseguendo la fuga a bordo di questa auto.
Intorno alle 9 sulla Nazionale 2 si è verificata una sparatoria tra le forze dell'ordine e i due ricercati. Cinque elicotteri dell'esercito stanno sorvolando la zona e sul posto sono giunte le teste di cuoio. Tutti gli accessi alla città di Dammartin en Goele, dove è in corso l'operazione per catturare i due sospetti, sono bloccati. A tutti i cittadini è stato ordinato di rimanere in casa, lontano dalle finestre mentre gli alunni delle scuole sono confinati negli edifici. La zona, nel dipartimento di Senna e Marna nella regione dell'Ile-de-France a nord-est di Parigi, è sorvolata da almeno cinque elicotteri. L'autorità aeroportuale di Parigi (Adp) - riferisce Le Figaro- ha indicato che per gli aerei in fase di atterraggio allo scalo di Roissy-Charles De Gaulle sono stati previsti "aggiustamenti di traiettoria" per evitare il villaggio di Dammartin en Goele, a 10 km dall'aeroporto, dove è in corso la crisi di ostaggi.
Il presidente francese Francois Hollande ha interrotto una riunione d'emergenza con i membri del governo ed è tornato nel suo ufficio dopo essere stato informato degli ultimi avvenimenti. Si trova al ministero dell'Interno per seguire l'evolversi degli eventi e, rivolgendosi ai prefetti, ha detto: "La Francia è sotto choc".
Per la caccia all'uomo è stato dispiegato un numero importantissimo di uomini: circa 88 mila tra esercito e polizia. Questa mattina la notizia dei media Usa che i due fratelli erano da anni nella lista delle autorità aeroportuali americane (no-fly list) e in quella delle persone da tenere sotto controllo per minacce terroristiche.
Una notizia positiva nella tragedia immensa che ha sconvolto la Francia: i quattro feriti più gravi dell'attacco terroristico a Charlie Hebdo sono fuori pericolo. Lo ha detto il ministro francese degli Interni Bernard Cazeneuve, secondo quanto riferisce il sito di Le Figaro. Gli altri sette feriti, ha aggiunto il ministro, sono stati dimessi dall'ospedale.
Parigi, strage Charlie Hebdo: gigantesca caccia all'uomo ma i killer sono ancora in fuga
Braccati come animali, i fratelli Kouachi restano incredibilmente ancora in fuga, alla macchia per il secondo giorno di fronte all'imponente schieramento delle forze di sicurezza francesi. Nella foresta di Longpont, in Piccardia, cento chilometri a nord di Parigi, un rastrellamento durato ore si è chiuso in serata con un apparente nulla di fatto mentre i reparti speciali, corazzati come Robocop e armati di congegni per la visione notturna, si sono allontanati lasciando il campo ai soli gendarmi senza aver trovato traccia della vettura dei fuggitivi che sembrava fosse stata lasciata nella zona. Il giorno dopo la strage di Charlie Hebdo, la gigantesca caccia ai terroristi continua senza sosta, ma i risultati si fanno attendere. E intanto ancora sangue era stato versato a Parigi: un misterioso killer ha ucciso spietatamente alle spalle una giovane vigilessa, in servizio da quindici giorni, e ferito gravemente un collega.
Mistero assoluto sulla dinamica dei fatti e sul movente: un pregiudicato già arrestato nove volte è stato fermato, ma l'assassino è salito su un auto e si è allontanato. Anche in questo caso, nonostante le ricerche, l'uomo è svanito nel nulla. Tre uomini armati e pronti a tutto liberi attorno a Parigi hanno portato a uno spiegamento di forze senza precedenti: 88mila uomini, quasi diecimila soltanto nella regione di Parigi, tra i quali reparti di paracadutisti. A metà giornata il momento di massima tensione: da una parte il misterioso assalitore che ha sparato a due agenti chiamati per un incidente stradale a Montrouge si faceva beffe degli inseguitori parcheggiando l'auto e andando a prendere, armato, la metropolitana.
all'altra, una Clio grigia nella quale un benzinaio della Piccardia aveva avvistato i fratelli Kouachi con kalashnikov e lanciarazzi si avviava inspiegabilmente verso Parigi. In pochi minuti, le porte di accesso alla città sono state chiuse da posti di blocco e l'Eliseo è stato blindato.
Poco dopo, la caccia ai due killer della strage di Charlie Hebdo si è di nuovo spostata verso Villers-Cotteret, la città natale di Alexandre Dumas, e nei dintorni: prima a Crepy-en-Valois, poi a Corcy, infine a Longpont e nella vicina foresta, quando si è pensato che i due non si fossero trincerati in una casa ma avessero provato a dileguarsi nella campagna. La zona è stata transennata, le immagini diffuse dalle tv sono parse eccezionali: migliaia di uomini con scudi, fotoelettriche, cani al guinzaglio e armati fino ai denti in movimento a piedi, hanno circondato a gruppi i furgoni con il materiale e i gruppi elettrogeni. La notte di caccia si è alla fine spostata altrove e l'operazione resta difficile, senza alcuna traccia concreta. Malessere intanto nel sindacato di polizia, che chiede il ritiro di tutti gli uomini non armati impegnati in un'azione giudicata troppo rischiosa.
Hamid Mourad, giovanissimo presunto autista del commando terrorista in cui a sparare erano i due fratelli, è sempre in stato di fermo ma il suo alibi per ora regge. Tutta la vicenda è ancora avvolta da ombre e la carente comunicazione del governo non aiuta. Bernard Cazeneuve, il ministro dell'Interno, ha parlato oltre mezz'ora in conferenza stampa senza fornire notizie, al di là della convocazione della riunione dei ministri di Europa e Usa domenica a Parigi. Poi alla Cnn, in serata, la collega della Giustizia Christiane Taubira ha ammesso che uno dei due fratelli ricercati era noto all'intelligence fin dal 2005 per aver partecipato alla jihad dapprima in Yemen e quindi in Iraq. Tanto da essere arrestato e condannato al rientro. Mentre dagli Usa rimbalza la notizia che entrambi fossero da tempo nella lista delle persone bandite dai voli civili. Gli interrogativi sulla libertà di azione di cui i fratelli Kouachi hanno potuto godere in effetti si rincorrono.
Come pure sullo strano smarrimento delle loro carte d'identità nell'auto della fuga, una circostanza straordinaria se si considera la freddezza e la preparazione delle due "primule rosse". Il Paese intero intanto si sente sempre più "Charlie", come recita l'hashtag diventato ormai un mantra.
Nelle strade, nei negozi, sulle t-shirt dei ragazzini che vanno a scuola, ovunque c'è "Charlie" o un suo simbolo. Nelle scuole si è parlato del tragico 7 gennaio, poi quando i ragazzi si apprestavano a uscire, tutte le maestre, i professori e i bidelli hanno imperativamente fatto sgomberare per motivi di sicurezza l'area antistante il portone, dove in genere ci si ferma a chiacchierare a lungo, invitando gli studenti a tornare subito a casa. "Vigipirate", il dispositivo antiterroristico, è stato inasprito, uomini in divisa sono praticamente ovunque in città. A mezzogiorno, il minuto di silenzio religiosamente rispettato in tutto il Paese, mentre suonavano le campane di Notre Dame.
In serata, anche la scintillante Tour Eiffel ha spento le sue luci in segno di lutto. L'appello all'unità nazionale per il momento ha fatto centro. Resta soltanto la polemica del Front National, con Marine Le Pen che ha di nuovo invocato un referendum sulla pena di morte. Nel generale cordoglio, la storia tristissima di Clarissa Jean-Philippe, 25 anni, la vigilessa ancora in prova, da pochi giorni timidamente sulle strade delle banlieue a Montrouge. Colpita alle spalle durante un controllo, ha visto finire la sua carriera e la sua vita, due settimane dopo aver preso servizio.