Nel blitz attorno alle ore 16 italiane sarebbe morto Man Maron Monis, il sequestratore di Sydney. L'uomo - di origini iraniane convertito all'Islam sunnita - era da tempo "tenuto d'occhio" dagli Stati Uniti. Considerato un "santone", dalla mezzanotte italiana aveva preso in ostaggio 40 - 50 persone nella cioccolateria Lindt di Sydney. Armato di un fucile a canne mozze, era è già noto alle autorità per aver scritto lettere minacciose alle famiglie dei soldati australiani uccisi in Afghanistan. Fuori dalla cioccolateria è stata esposta una bandiera nera islamista. Secondo quanto riferisce l'ad della cioccolateria Lindt, Monis aveva piazzato quattro bombe: due dentro la cioccolateria e due all'esterno, in località imprecisate della città.
Nel blitz della polizia, appena concluso, sarebbe morta anche un'altra persona. Diversi i feriti.
Ha abiurato l'islam sciita e abbracciato il sunnismo, Man Maron Monis è noto come un "sedicente predicatore dello stato islamista" e sarebbe stato scarcerato su cauzione per complicità in omicidio. E' arrivato in Australia nel 1996 come rifugiato. Monis guadagnò l'attenzione della stampa per una campagna di odio contro i soldati sutraliani in Afghanistan. Inviò decine di lettere offensive ai familiari dei militari uccisi. Per questo nel settembre del 2013 fu condannato a 300 ore di servizi sociali. L'uomo era conosciuto anche come un "santone", per giunta accusato di aver abusato di alcune donne durante la sua attività curatrice.
Prima sono scappati tre uomini, poi due donne che lavorano per la cioccolateria. Nessuno di loro è ferito, uno è stato portato in ospedale ma per problemi pregressi, non legati all'assedio. La polizia australiana li sta interrogandoha interrogati per cercare di avere più informazioni possibile sul sequestratore e sulle sue intenzioni. Uno di loro ha ne ha fornito una descrizione: alto, intorno ai 40, con una maglia a maniche lunghe bianche e un gilet nero, si muove e parla in modo calmo. Un'altra donna racconta: appena sono entrata nel locale ho sentito una donna che urlava "ha una pistola, ha una pistola, ha una pistola" e poi ha iniziato a correre.
La polizia esita a parlare di operazione terroristica. Eppure i segni per pensarlo ci sarebbero: i clienti rinchiusi nel locale sono stati costretti ad alzare le mani e ad appoggiarle contro la vetrina sotto una bandiera nera simile a quella del sedicente Stato Islamico. E il timore è alto dopo che l'Australia ha deciso di partecipare alla coalizione, guidata da Barack Obama, per combattere ISIS. Chiamato ad interpretare il messaggio sulla bandiera, il capo del Dipartimento di Studi Islamici dell'Università di Auckland, Zain Ali, esprime perplessità: la scritta è visibile solo in parte ed è difficile leggere il messaggio. L'ipotesi più probabile, secondo il professore, è che si tratti della Shahada - la proessione di fede, uno dei cinque pilastri dell'Islam e molto utilizzato da al Qaeda e Stato Islamico, "ma non certo inventato da loro", sottolinea Ali - perchè nel testo si legge la parola Muhammad. La Shahada infatti contiene questo messaggio: "Non c'è altro dio all'infuori di Allah e Maometto (Muhammad) è il messaggero di dio".
Alcuni testimoni raccontano di aver sentito detonazioni simili a colpi di arma da fuoco. Patrick Byrne, un produttore della catena televisiva Channel Seven, la cui redazione è situata di fronte alla cioccolateria, ha detto che i dipendenti dell'emittente ha visto la cattura degli ostaggi svolgersi sotto i loro occhi. ''Ci siamo precipitati alla finestra e abbiamo avuto la visione scioccante e agghiacciante di persone alzare le mani di fronte ai vetri del locale'' hanno detto alla televisione Australian Broadcasting Corporation.
Ci sono il Consolato americano e del Pakistan, la Banca Centrale e la Borsa. Il CBD, il Central Business District è un centro nevralgico per Sydney, il fatto che sia una zona così densa di potenziali obiettivi sensibili fa temere sempre di più che la matrice si terroristica.
''Si tratta evidentemente di un avvenimento inquietante ma tutti gli australiani devono essere rassicurati sul fatto che le forze dell'ordine e della sicurezza sono ben addestrate e agiscono in maniera professionale'', ha detto il premier australiano Tony Abbot poco prima di chiudersi in un vertice di emergenza del Comitato di Sicurezza Nazionale con i membri dell'esecutivo e le forze dell'ordine.
Non è ancora stato stabilito se tra i due eventi ci sia un legame. Ma è stata anche evacuata la famosissima Opera House di Sydney a causa di un pacco sospetto.
Nel timore di una minaccia collegata alla crisi degli ostaggi ancora in corso a Sydney, Le scuole e le istituzioni ebraiche di tutta l'Australia sono state chiuse.
Dopo sette ore sotto sequestro, alcuni degli ostaggi riescono a fuggire.
Prima un gruppetto di tre, poi altri due - due donne, dipendenti della cioccolateria di Sydney che da luogo di relax è diventata teatro dell'assedio. Da ore alcuni ostaggi - secondo i media australiani si tratterebbe al massimo di 30 persone - sono rinchiusi nel locale del distretto finanziario di Sydney. A tenerli sotto scacco sarebbe un uomo solo, fa sapere Andrew Scipione, il capo della polizia del New South Wales, che sottolinea come non sia possibile - almeno per ora - parlare di operazione terroristica. Eppure i segni per pensarlo ci sarebbero: i clienti rinchiusi nel locale sono stati costretti ad alzare le mani e ad appoggiarle contro la vetrina sotto una bandiera nera simile a quella del sedicente Stato Islamico. E il timore è alto dopo che l'Australia ha deciso di partecipare alla coalizione, guidata da Barack Obama, per combattere IS.
Sul campo, gli agenti sono riusciti ad avviare una trattativa con il sequestratore e a breve interrogheranno le persone che sono riuscite a fuggire. Gli ostaggi rimasti nella cioccolateria, invece, sono riusciti a ricevere cibo e acqua. Intanto, in questo momento, per fare fronte alla situazione, è in corso una riunione di emergenza del Comitato di Sicurezza Nazionale. Tutta la zona interessata è stata evacuata, transennata ed è presidiata dalle forze di polizia.
Chiamato ad interpretare il messaggio sulla bandiera, il capo del Dipartimento di Studi Islamici dell'Università di Auckland, Zain Ali, esprime perplessità: la scritta è visibile solo in parte ed è difficile leggere il messaggio. L'ipotesi più probabile, secondo il professore, è che si tratti della Shahada - la pressione di fede, uno dei cinque pilastri dell'Islam e molto utilizzato da al Qaeda e Stato Islamico, "ma non certo inventato da loro", sottolinea Ali - perché nel testo si legge la parola Muhammad. La Shahada infatti contiene questo messaggio: "Non c'è altro dio all'infuori di Allah e Maometto (Muhammad) è il messaggero di dio".
Alcuni testimoni raccontano di aver sentito detonazioni simili a colpi di arma da fuoco. Patrick Byrne, un produttore della catena televisiva Channel Seven, la cui redazione è situata di fronte alla cioccolateria, ha detto che i dipendenti dell'emittente ha visto la cattura degli ostaggi svolgersi sotto i loro occhi. ''Ci siamo precipitati alla finestra e abbiamo avuto la visione scioccante e agghiacciante di persone alzare le mani di fronte ai vetri del locale'' hanno detto alla televisione Australian Broadcasting Corporation.
Ci sono il Consolato americano e del Pakistan, la Banca Centrale e la Borsa. Il CBD, il Central Business District è un centro nevralgico per Sydney, il fatto che sia una zona così densa di potenziali obiettivi sensibili fa temere sempre di più che la matrice si terroristica.
''Si tratta evidentemente di un avvenimento inquietante ma tutti gli australiani devono essere rassicurati sul fatto che le forze dell'ordine e della sicurezza sono ben addestrate e agiscono in maniera professionale'', ha detto il premier australiano Tony Abbot poco prima di chiudersi in un vertice di emergenza del Comitato di Sicurezza Nazionale con i membri dell'esecutivo e le forze dell'ordine.
Non è ancora stato stabilito se tra i due eventi ci sia un legame. Ma è stata anche evacuata la famosissima Opera House di Sydney a causa di un pacco sospetto.





