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Corruzione, il Cdm vara l’inasprimento delle pene.

Norme "irrobustite" contro la corruzione, e cioè pene detentive più severe, confisca dei beni estesa agli eredi, tempi di prescrizione più lunghi e restituzione integrale del "maltolto". È quanto deciso dal Consiglio dei ministri numero 41 riunito dalle 19 alle 20 per discutere, come primo punto all'ordine del giorno, le "modifiche alla legge penale sostanziale e processuale per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo", il cui contenuto era stato anticipato dal premier Matteo Renzi in un video messaggio.

"Abbiamo mantenuto l'impegno sul tema delle norme più severe contro la corruzione - ha detto il premier nella conferenza stampa che ha seguito la riunione del cdm -. Ma la corruzione non si combatte solo con le norme, è una grande questione educativa e culturale. Noi siamo persone che vanno a testa più che alta su questi temi, ma pensiamo che si debba fare di più sulle norme perché se ci sono patteggiamenti che consentono di non andare in carcere è nostro dovere cambiare le regole del gioco", ha aggiunto.

Per quanto riguarda le vicende del passato - ha spiegato poi Renzi rispondendo ai cronisti - vige il principio giuridico del favor rei": le nuove regole sulla prescrizione si applicheranno quindi a partire da quando "il testo diventerà legge". Ed ha aggiunto: "Siamo disponibili a mettere la fiducia se sarà necessario", nonostante sul provvedimento di contrasto alla corruzione "c’è stata la piena condivisione di tutti".

Su questa materia, ha concluso il premier, non è stato fatto un decreto "perché non si fanno decreti su materie penali. Non si fanno per principio. Ma possiamo chiedere al Parlamento di correre" e lo facciamo.

"La pena minima per la corruzione propria passa da 4 a 6 anni, e la massima da 8 a 10 anni", ha annunciato il presidente del Consiglio aggiungendo che, in questo modo, anche attraverso il ricorso al patteggiamento "non si potrà evitare il carcere".

"La prescrizione si allunga di due anni dopo la condanna di primo grado e di un anno dopo il secondo grado, come avevamo previsto", ha chiarito il ministro della giustizia Andrea Orlando, presente alla conferenza stampa insieme al premier.

"Viene resa più semplice anche la confisca" dei beni dei corrotti e "questo riguarda anche gli eredi", ha spiegato Renzi. Gli eredi del condannato saranno "corresponsabili nel senso patrimoniale".

"La resituzione del maltolto è il punto centrale" ha spiegato il premier aggiungendo che d'ora in poi i corrotti "restituiranno sino all'ultimo centesimo" di quanto hanno rubato.

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