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Renzi alla direzione del Pd: “Io sono contro le correnti”

Rispetto per la Cgil, attacchi al M5S, porte aperte per chi vuole collaborare con il Pd, riflessione sulla questione degli iscritti. Matteo Renzi apre la direzione nazionale del Partito democratico e tocca i punti cruciali del dibattito politico delle ultime settimane. La direzione del Pd si confronta con l'argomento della 'forma partito' e nella sua relazione iniziale il segretario e premier Matteo Renzi non nasconde le difficoltà di Largo Nazareno anche se ha le idee chiare: "Essere di sinistra nel 2014 per me è dare opportunità: contro gli opportunismi e le rendita è di sinistra favorire le opportunità, liberare i talenti senza lasciare indietro nessuno. Creare pari opportunità per tutti".

Nella replica Renzi ha colto l'occasione per ribadire ai suoi che "è finito il voto a tempo indeterminato. E' finito l'articolo 18 del voto". La gente, spiega il premier, "fa zapping, non continua a votare sempre gli stessi, comunque vada". E ha risposto a Gianni Cuperlo che ha accusato il segretario di voler trasformare il partito in una confederazione:  "Non posso accettare che questa sia una confederazione. Io voglio che non lo sia. Io non credo né alla circolazione extracorporea, né alla rappresentazione di come sono andate le cose nel 2012-2013".  Sempre rivolto alla minoranza invita ad andare contro corrente come lui stesso fa: "So che sabato in molti avete altro da fare (la manifestazione Cgil, ndr) ma veniteci alla Leopolda. Io sono il primo ad essere contro la corrente dei renziani e mai e poi mai ci sarà la costruzione di organizzazioni parallele su territorio".

'Italicum è la risposta necessaria ed oggettiva all'Italia" ha precisato Renzi nella replica alla direzione del Pd, enunciando i cardini della legge elettorale: "Certezza del vincitore, riduzione del potere di veto ai partiti, garanzia di governabilità con il premio di maggioranza che consenta a chi ha vinto di essere responsabile di quel che fa e di quel che non fa".

Innanzitutto esprimendo "profondo rispetto" per la manifestazione della prossima settimana della Cgil che porterà in piazza "centinaia di migliaia di persone": "un importante sindacato riunisce centinaia di migliaia di persone in piazza. Noi abbiamo profondo rispetto" ha detto il segretario strizzando l'occhio alla più avversa tra le organizzazioni dei lavoratori che sul Jobs Act e sulla difesa dell'articolo 18 non ha risparmiato colpi al premier.

Il segretario del Pd è poi tornato sulla questione delle tessere. "Una riflessione è fondamentale" ma "la discussione avuta nel corso degli ultimi giorni sul numero degli iscritti mi è parsa un po' fuori luogo", ha osservato il premier, il quale ha snocciolato i numeri: all'8 ottobre, il Pd aveva "239mila iscritti" comparati, ad esempio, ai "190mila" del Psoe in settembre, ai "197mila" del centrosinistra britannico, ai "250mila del Ps francese in giugno, con un -10 per cento negli ultimi due anni". "A me va bene che ci sia una discussione ma a condizione che si inserisca in un ragionamento più ampio - ha rimarcato Renzi -. Il dato degli iscritti non dico che sia stato drogato, non mi permetterei mai, ma negli anni dei Congressi è sempre aumentato, è sempre stato così".

Sulla legge elettorale, Renzi ribadisce: "Meglio il premio alla lista che alla coalizione. Serve una legge in cui sia chiaro chi vince, è un passaggio decisivo" e "il Pd deve avere gli strumenti elettorali" per affermarsi. "Se non ci siamo noi, l'alternativa è la piazza, talvolta xenofoba, il populismo e la demagogia",  ha sottolineato il segretario democratico. "Noi siamo l'unica speranza perché l'Italia possa uscire dalla palude nella quale si trova - ha spiegato -. Per questo serve un surplus di responsabilità". Renzi si è poi rivolto alla minoranza. "Nessuno di noi espellerà un senatore che ha fatto una battaglia onesta e trasparente contro le riforme costituzionali - ha precisato -. Ma se c'è un voto di fiducia dobbiamo decidere qual è il punto di equilibrio oltre il quale la comunità non sta più in piedi". Un partito non è infatti ne "un comitato elettorale ne un club di anarchici".

Renzi guarda poi al futuro del Pd anche sul piano interno: "Se è un partito che pensa di essere il partito della nazione deve avere strumenti elettorali in grado di contenere anche realtà diverse. Spero che per Gennaro Migliore, con l'esperienza di Led, Andrea Romano e quella parte di Scelta civica o Italia Popolare che vuole stare a sinistra ci sia spazio di cittadinanza piena".

Spazio all'autocritica per l'impasse sull'elezione dei giudici della Corte Costituzionale. "Il presidente della Repubblica ha apertamente sfidato il Parlamento sull'elezione dei componenti della Consulta - dichiara il premier -. Questo parlamento deve riflettere su una situazione di stallo in cui si trova anche per nostra corresponsabilità. C'è stato un gesto del capo dello Stato, un discorso di grande livello, di quelli ai quali ci ha abituato - ha continuato Renzi - e credo che dovremo riflettere. Dobbiamo capire se questo stallo lo supereremo o no. Nei prossimi giorni ho intenzione di vedere Roberto Speranza e Luigi Zanda".

Di tutt'altro tenore le considerazioni del premier e segretario Pd su quanto accade in casa M5S. "Trovo imbarazzante - afferma Renzi - che oggi abbia espulso qualcuno non per dissensi, come era accaduto finora, ma perché è andato sul palco a chiedere di conoscere l'organigramma. Tra di noi ci dovremmo espellere vicendevolmente appena ci guardiamo, per primo io. Questo ha a che vedere con un modello di comunità". Renzi ha anche attaccato Beppe Grillo in merito alla contestazione ricevuta a Genova: "Chi immaginava di strumentalizzare la vicenda drammatica dell'alluvione è finito a sua volta contestato. Chi prova a strumentalizzare - ha aggiunto - viene indicato dai ragazzi, dagli angeli del fango, come quello che è, una persona che cerca di fare campagna elettorale e speculazione su di loro".

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