La direzione Pd lunedì scorso ha approvato l'ordine del giorno sul Jobs Act, così come voluto dal premier e segretario Matteo Renzi. Questi i punti cardine: reintegro per i licenziamenti disciplinari oltre che discriminatori, risorse per gli ammortizzatori sociali, riapertura del confronto con i sindacati.
Intanto in Aula al Senato, comincia la discussione discussione generale sul Jobs Act. La minoranza dem non intende cedere sull'articolo 18 e darà battaglia sui propri emendamenti, soprattutto per le garanzie sui licenziamenti discriminatori. Così, Gianni Cuperlo si augura "che tutto il Pd voti gli emendamenti della minoranza, perché lo spirito è migliorare la riforma".
Allo stesso tempo, su una eventuale crisi di governo, Cuperlo è netto: "Non scherziamo. Voglio che questo governo faccia le cose che ha detto di voler fare", Renzi "avrà un sostegno leale. Ma sul merito di riforme decisive, dalla Costituzione alla legge elettorale, al mercato del lavoro, migliorare le scelte è il modo per aiutare l'esecutivo a fare il bene del Paese".
Per il relatore del provvedimento, Maurizio Sacconi di Ncd, "la reintegrazione dovrebbe essere determinata dalla sola manifesta insussistenza del fatto materiale alla base del licenziamento senza salti logici al contesto occupazionale del territorio". Ncd tiene il punto dunque sulla questione focale della riforma, per controbattere gli emendamenti della minoranza democratica. L'ex ministro chiede una "definizione chiara dei licenziamenti economici" e sollecita una "discussione, nei criteri di delega o in sede di decreto delegato" e "un'interpretazione più certa delle norme vigenti. L'obiettivo di Ncd è che venga eliminato il diritto di reintegro in caso di licenziamenti economici, che alcuni emendamenti della minoranza dem tendono a garantire.
D'altro canto, i renziani tengono il punto. "Nessuna retromarcia" da parte del premier: "La novità politica, pienamente in linea con il lavoro impostato dal ministro Poletti sulla legge delega, è che si eliminerà il reintegro per i licenziamenti economici. Vogliamo che sulla gestione e sulle decisioni aziendali decida solo l'imprenditore, e non più il giudice. Sui disciplinari poi verranno individuate delle casistiche estreme dove se il fatto contestato, per esempio un furto, risulta falso, il lavoratore subisce una lesione della dignità personale e quindi ha diritto alla tutela reale". Lo dice Tommaso Nannicini, economista della Bocconi e tra i più stretti consiglieri di Matteo Renzi.





