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Iraq, Continuano i raid Usa. 4mila yazidi minacciati dai miliziani

Sulla durata dei raid, non c'è una data. Ma Obama assicura: "Abbiamo distrutto armi ed equipaggiamento" dell'Isis. Il presidente parla di nuovo dalla Casa Bianca sulla crisi irachena e ribadisce: "Vogliamo scongiurare un genocidio". Il presidente statunitense, che avuto colloqui telefonici sia con Cameron sia con Hollande, ha definito " terroristi barbari " i miliziani dello Stato islamico specificando che " il progetto in Iraq è di lungo termine, il problema non sarà  risolto in settimane". Intanto continua il dramma delle minoranze religiose in fuga: più di 50mila, in particolare yazidi, erano rimasti intrappolati sul monte Sinjar, circondati dai miliziani che minacciano di ucciderne 4mila. Il portavoce del governo locale della città siriana di Qamishli, Juan Mohammed, ha riferito che oltre 20mila rifugiati starebbero fuggendo attraverso il confine tra Iraq e Siria, sfidando le sparatorie attraverso un esile "passaggio sicuro" che le forze curde peshmerga stanno cercando di proteggere.

Per la drammatica situazione della minoranza religiosa degli yazidi arriva anche un straziante appello della parlamentare irachena Yazidi, Vian Dakhil: restano "uno o due" giorni di tempo per salvarli, perché sono in fuga dalle persecuzioni dello Stato islamico. Trascorso questo tempo, la minoranza rimasta intrappolata nell'area montagnosa di Sinjar non avrà scampo e sarà giustiziata dalla fame e dai miliziani islamisti. Nel pomeriggio di sabato, i guerriglieri peshmerga curdi sono riusciti ad aprire una strada verso le montagne di Sinjar nel nord ovest dell'Iraq, salvando gli oltre cinquemila yazidi intrappolati sulle montagne. Ma un attivista yazidi denuncia su un sito curdo: i jihadisti dell'Isis minacciano di 'giustiziare' circa quattromila yazidi residenti di due villaggi a sud di Sinjar se non si convertono all'Islam.

C'è anche stata una vittima civile nei raid: è una giornalista curda, Deniz Firat. È morta colpita al cuore da una scheggia mentre era vicino alla città di Makhmour, dove vivono molte famiglie dei membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), a circa 280 chilometri a nord di Baghdad. L'agenzia la descrive come la corrispondente principale dalla zona, appassionata e instancabile.

Papa Francesco, nel frattempo, torna a scrivere su Twitter i suoi appelli per la drammatica situazione in Iraq. La Santa Sede, sottolinea a Radio Vaticana padre Federico Lombardi, "cerca di sostenere questo clima di preghiera, di mobilitazione spirituale e di solidarietà". Intanto il Papa ha anche nominato un inviato personale a Baghdad.

La campagna di terrore non si ferma, contro cristiani e Yazidi, oltre che contro i civili. Secondo le Nazioni Unite gli sfollati e i profughi hanno superato quota 500mila da giugno, un milione in totale. A giugno le forze dell'ISIS hanno preso Mosul e controllano gran parte delle regioni del nord e dell'ovest. Il governo iracheno è riuscito finora a tenere testa agli jihadisti difendendo le zone a maggioranza sciita mentre nel nord la primaria linea di difesa è quella dei curdi. Un loro portavoce ha minacciato in un video l'America: a riprenderlo, un giornalista di Vice Media che ha trascorso con gli estremisti tre settimane. In un altro video, l'agenzia Onu per i rifugiati mostra la drammatica situazione dei civili, tra cui molti bambini, in fuga dalle zone controllate dall'Isis.