Solamente il lavoro può essere la risposta urgente e doverosa della politica al dramma della povertà che l’Istat nel 2013 ha registrato in aumento in Sardegna di ben 4 punti rispetto al 2012.
Un quarto delle famiglie sarde, secondo l’Istituto di Statistica, si trova al di sotto della soglia di povertà relativa. Una condizione – lo dichiara l’Istat – che interessa soprattutto le famiglie con a capo operai e disoccupati.
La Regione, se vuole, ha in mano la fotografia di questi poveri, da ricercare soprattutto tra 150 mila disoccupati e oltre 147 mila lavoratori che, a vario titolo, usufruiscono degli ammortizzatori sociali.
Nonostante annunci e promesse da campagna elettorale, la Regione dall’inizio dell’anno non è ancora riuscita a elaborare e presentare alle forze sociali un progetto organico di lotta alla disoccupazione. Di più: non ha ancora definito un piano per recuperare le strutturali diseconomie che affliggono la Sardegna, palla al piede di ogni tentativo di rilancio economico e sociale.
I tempi della Giunta Pigliaru rischiano di essere palesemente incompatibili con l’esigenza di 400 mila sardi di mettere insieme ogni giorno almeno pranzo e cena.
Senza il lavoro, anche le miracolistiche promesse del Presidente della Regione e le sbandierate riforme risulteranno scatole vuote. Il sindacato, la Cisl, non può accettare future annunciate riforme mentre l’isola e i lavoratori vanno alla deriva.