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Triplice omicidio familiare a Motta Visconti: quando l’orco è uno di noi

Dopo lunghe ore d’interrogatorio da parte degli inquirenti, Carlo Lissi, ha confessato ieri di aver ucciso a coltellate, la moglie Cristina Omes e i loro due bambini di 5 e 2 anni. Il reo confesso ha ammesso di aver compiuto questo terribile gesto perché invaghitosi di una collega senza essere corrisposto. Avrebbe simulato una rapina in casa per poi cambiarsi e uscire al bar con degli amici per vedere la partita della nazionale e costruirsi, così, un alibi.

L’opinione pubblica italiana, sconvolta da questa confessione, s’interroga su come sia possibile che un padre di famiglia possa arrivare a compiere un gesto tanto efferato non solo nei confronti della moglie ma anche dei suoi piccoli figli.

Analizzando la storia di questa coppia emerge che i due coniugi si sarebbero sposati molto giovani, verso i 25 anni. Probabilmente Carlo Lissi avrebbe tentato di formare una nuova famiglia senza essersi ancora pienamente svincolato dalla propria famiglia d’origine e ritrovandosi, troppo presto a rivestire il ruolo di marito e padre. Diventare genitore comporta il vero e proprio ingresso nella vita adulta. Avere un figlio implica doversi prendere cura di un’altra persona, in modo diretto senza possibilità di delega delle responsabilità. Questo evento può risultare estremamente stressante per chi non sia ancora pronto a rivestire questo ruolo.

Probabilmente l’evento scatenante del triplice omicidio è da far risalire all’innamoramento che Lissi avrebbe provato per una collega che l’avrebbe rifiutato forse proprio perché sposato e con due figli. Potrebbe anche essersi paragonato a dei suoi amici scapoli ed aver provato “invidia” per la loro maggiore libertà.

L’uomo a quel punto, potrebbe aver voluto mostrare a se stesso di essere ancora giovane e piacente e, pentendosi della decisione di aver messo su famiglia troppo presto, avrebbe avuto il delirio di onnipotenza di poter disporre lui della vita dei suoi familiari. Per i figli, in particolare così come è stato lui a dargli la vita, potrebbe aver pensato di essere pienamente autorizzato a togliergliela con altrettanta facilità.

In questo caso è difficile parlare di “raptus”. L’omicida, infatti, sembrerebbe aver pianificato questo gesto. Molti si chiedono come mai non si sia direttamente separato dalla moglie ma probabilmente l’uomo avrebbe pensato che questo non avrebbe risolto nulla perché sarebbe stato genitore anche da separato. Si sarebbe dovuto sempre occupare dei figli e relazionarsi con la moglie, in quanto loro madre e  per questo avrebbe deciso di ucciderli.

Ciò che spaventa l’opinione pubblica di questo e altri analoghi fatti di cronaca è che l’orco non arriva dall’esterno e ha un aspetto Lombrosiano facilmente identificabile, ma, quasi sempre, è l’uomo comune, un padre e marito apparentemente amorevole che, invece, può arrivare a compiere un gesto tanto terribile. Ci si accorge di ciò che la persona “comune” può arrivare a compiere ed è questo ciò che spaventa molti e porta a chiedersi “e se succedesse anche a me?”.M.S.

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