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Europee, salgono i toni – Berlusconi dell’assessassino a Grillo e quest’ultimo rispone: sei un pover’uomo.

Entra nel vivo e si alzano conseguentemente i toni della campagna elettorale a pochi giorni dall’appuntamento con le urne, con i tre “big” che non si risparmiano reciproche accuse.

Il leader del M5S replica: “Pover’uomo” mentre, Matteo Renzi, sintetizza: “Loro litigano, io governo”. Nel giorno in cui, dalla sua visita in Svizzera, il presidente Giorgio Napolitano dice che “l’Italia attraversa una fase complessa e cruciale”, fase in cui lo scontro elettorale è caratterizzato dall’“asprezza”, le parole più dure sono quelle che volano tra Beppe Grillo e il leader di Forza Italia. Berlusconi: “Grillo assassino” Ad aprire la calda giornata è l’ex Cavaliere. "Lui – dice Berlusconi riferendosi a Grillo - è uno esperto sul non entrare in prigione perché con colpa ha ucciso tre amici, è entrato dentro una strada che aveva un cartello che avvisava 'strada impraticabile', lui è riuscito ad uscire dalla sua auto e sono morte tre persone. E' stato condannato per omicidio plurimo, ha fatto tre mesi di carcere, è un pregiudicato, è un assassino ma la prigione l'ha scampata e non dovrebbe tornare su questi argomenti".

Poi Berlusconi va avanti: "C'è troppa gente che non capisce la pericolosità di quanto sta avvenendo nel nostro Paese, questi vogliono il sangue". Ma dinanzi all'ipotesi di un Italicum pronto a saltare se Forza Italia sarà terza forza alle europee, Berlusconi dice: "Non so dare una risposta, credo che dovremmo decidere con molta calma cosa fare. Non credo, perché noi dovremmo lavorare e decidere cosa fare per il futuro. Teniamo presente che questo è un voto europeo, e che c'è un diffuso senso antieuropeista".

Infine, un passaggio Berlusconi lo riserva agli immigrati: "L'Europa - sostiene - deve assolutamente riconoscere che il fatto immigrati riguarda tutti gli Stati europei, noi facciamo questa operazione Mare Nostrum su cui non sono d'accordo perché le nostre navi dovrebbero respingerli e rimandarli indietro, e invece li accogliamo e li teniamo qui e ci costano 800- 1000 euro ciascuno al giorno".

L'ex cavaliere torna a parlare anche in serata per affermare che "l'imposta sulla prima casa abbiamo deciso che l'avremmo votata altrimenti sarebbe caduto il governo Monti, così come il Fiscal Compact che abbiamo votato altrimenti il governo andava a casa", e per riscoprire una vena europeista dimenticata per lungo tempo: "Mario Draghi non lo voleva nessuno.

Anche Tremonti voleva Grilli. Io mi sono impuntato su Draghi e sono arrivato ad ottenere che fosse il presidente della Bce. Anche Barroso l'ho fatto io". L'ex premier indica quindi quale sarebbe la ricetta per salvare la moneta unica: "Per uscire dalla crisi dovremmo fare come Usa e Giappone. La Federal Reserve americana ha immesso liquidità nell'economia. Il Giappone ha fatto la stessa cosa. In Europa potremmo sviluppare questo. Se non si farà questo la realtà dell'economia costringerà i paesi, uno dopo l'altro, a uscire dall'euro".

La replica del leder pentastellato non tarda ed arriva da Montecitorio, o meglio dalla piazza di fronte alla Camera dei Deputati, dove i grillini celebrano la firma di un assegno da 5.433.840,93 euro, soldi che andranno in un fondo destinato alle piccole e medie imprese. "Sono voci dall'aldilà, non replico neanche. Uno dei più grandi evasori della storia dà dell'evasore a me? E' fantastico... E' un pover'uomo che non crede più in quello che dice. Sta zampettando da una televisione all'altra per salvare le sue aziende, non gli elettori". Ed alla replica segue la controreplica dell’ex premier:  "Se Grillo vuole – ribatte Berlusconi -, facciamo una trasmissione aperta. Io porto testimoni che dicono che lui accettava i soldi in nero e la sentenza che lo condanna per omicidio plurimo".

Ma tra gli obiettivi degli strali grillini, come sempre, anche lo “gnocco fritto” Matteo Renzi. "E' un bamboccio che è stato messo lì ma ora ha capito che ha perso e si sta organizzando per dire il contrario, dicendo che non sono elezioni politiche. Per lui sono gli ultimi giorni di Pompei. Stanno chiamando gli anziani a casa - ha aggiunto - per dire di non votare Grillo, rivolgono attacchi violenti contro di me" ma "noi stiamo facendo una marcia trionfale. Le piazze sono sempre più piene". Il presidente del consiglio, invece, ha ribadito Grillo, "è un povero ragazzo, un dilettante allo sbaraglio che si organizza le piazze" quando invece "le nostre sono spontanee".

Il leader del Movimento, inoltre, assegna alle prossime consultazioni continentali un preciso valore politico, puntando l’indice anche contro il Capo dello Stato. Dopo il voto delle europee, spiega Grillo, "andremo sotto il Quirinale in forma pacifica, e io starò lì un po'". Questa "è una presidenza della Repubblica delegittimata, non ha una base politica e sociale. Non andremo più via" da sotto al Colle "finché" il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, "non si dimette. Se vinciamo le europee - insiste il fondatore del Movimento - non può stare in piedi, non può stare in piedi più nulla: governo, presidente della Repubblica, parlamento. Napolitano deve dimettersi immediatamente, è stato garante di 'larghe intese' fallite. Andrà in pensione, andrà a godersi la vita”.

Ed infine il premier, che si presenta con un tono più “istituzionale”. "Il problema di Grillo e Berlusconi – dice Renzi - è che devono sapere che si vota per le Europee. Non è che il giorno dopo le elezioni cambia il governo". Ma l’attenzione dell’ex sindaco di Firenze si sposta rapidamente sulla politica italiana puntando ancora una volta sulla semplificazione. “E' pesante e poderoso lo sforzo di cambiamento che stiamo cercando di imporre e imprimere alla P.A.", spiega a Milano. Il governo, continua il premier, sta portando avanti un "percorso di profonda modifica strutturale del nostro Paese", cercando di "coinvolgere tutti prima": "Penso che ci stiamo riuscendo". "Vogliamo semplificare l'Italia, meno passaggi obbligatori ci sono e più semplicità nel fisco, nella giustizia e anche nella rappresentanza e meglio è". In particolare nel fisco in Italia c'è un sistema che porta lo stato "più ad essere il controllore e il sanzionatore con un meccanismo in cui il contenzioso fiscale è complicato e difficile ed è la dimostrazione di un paese che incasina anche le cose semplici", ha detto il premier, aggiungendo poi: "Non dico che bisogna pagare le tasse con un sorriso, ma con maggiore semplicità sì". E conclude: "Io son convinto che se ci impegniamo, noi le tasse le paghiamo con un sms".

Poi, in un secondo intervento sempre a Milano: "Domenica c'è da fare un derby, non tra Inter e Milan, ma tra chi pensa che il futuro dell' Italia sia evocare terrore e giocare sulla sconfitta e chi pensa di mettersi in gioco e prova a cambiare le cose”.