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Usura, sterminata famiglia di Tempio Pausania. Arriva la svolta nelle indagini: ipotesi commando di tre killer.

Potrebbe esserci una svolta nelle indagini per il triplice omicidio a Tempio Pausania. Sarebbero due, forse tre, i killer di Giovanni Maria Azzena, della moglie Giulia Zanzani e del loro figlio Pietro, 12 anni, trovati morti poco prima della mezzanotte di sabato nella loro casa. Le telecamere installate in diversi esercizi commerciali della zona avrebbero ripreso i movimenti del commando. I carabinieri hanno interrogato per tutta la notte un uomo, si tratterebbe di un amico della famiglia Azzena, un artigiano di Tempio Pausania.

Nelle immagini delle telecamere di alcuni locali pubblici adiacenti via Villa Marina, a pochi passi dal negozio di calzature della famiglia Azzena e dalla loro abitazione, si vedrebbero tre uomini ben vestiti, riporta il quotidiano L'Unione Sarda. Mentre uno è rimasto sulla strada gli altri due sarebbero entrati nell'abitazione della famiglia Azzena dove marito e moglie sono stati prima picchiati e poi uccisi. Mentre il figlio di 12 anni non avrebbe segni di ecchimosi ma solo di strangolamento.

Le immagini, secondo quando anticipato dal quotidiano, mostrano poi un uomo uscire da casa ed entrare nel negozio, presumibilmente con le chiavi prese al proprietario, e poi tornare indietro con una busta, forse del materiale o documenti. La scena del crimine sarebbe stata alterata dagli assassini.

Giovanni Maria Azzena, 50 anni, la moglie Giulia Zanzani, 48 anni, e il figlio Pietro di 12 anni sono stati uccisi a sprangate nella loro casa di Tempio Pausania, a poca distanza dal luogo in cui gestiscono un negozio. Non è ancora sicura  la causa della morte: se i coniugi Azzena e il figlio Pietro siano morti soffocati a causa del filo elettrico trovato intorno al collo o per i colpi inferti alla testa da un oggetto contundente, probabilmente una spranga. I risultati dell'autopsia, previsti per oggi, forniranno maggiori informazioni.

Il capofamiglia ucciso venne arrestato negli anni scorsi insieme ad un ex assicuratore ed ad un imprenditore edile di origini campane per un vorticoso giro di strozzinaggio e altri reati finanziari. Per Azzena, Osvaldo Premuselli e il napoletano Pietro Dati, la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio a conclusione di un'inchiesta su un giro di prestiti a tassi usurai che variavano dal 50 al 200%. Un gruppo ben organizzato, finito in carcere nel 2008, in seguito all'indagine di polizia e guardia di finanza, indagine scattata dopo le denunce di alcune vittime finite nelle maglie degli strozzini.