Continua il giallo di Tempio Pausania, in Gallura. Angelo Frigeri, l'amico di famiglia fermato questa mattina dagli investigatori del Comando provinciale di Sassari, per la strage del sabato sera scorso, durante la quale è stata sterminata l'intera famiglia Azzena, padre, madre ed il figlio, un ragazzino di 12 anni, durante l'interrogatorio ha detto di aver fatto entrare in casa gli assassini.
L'uomo, un artigiano di 35 anni, aveva infatti libero accesso all'abitazione poiché stava eseguendo dei lavori all'interno dell'appartamento. Frigeri, stando a quanto raccontato agli inquirenti, sarebbe stato minacciato e obbligato ad aprire la porta. Ma cosa sia accaduto effettivamente al primo piano di via Villa Bruna, ma anche nel negozio che si trova nello stesso stabile in via Villa Marina e quante persone siano state coinvolte rimane ancora un mistero. Sulla presenza in casa dell'uomo e sugli orari le sue dichiarazioni sarebbero infatti in contrasto con quanto ripreso dalle telecamere di sorveglianza.
Angelo Frigeri avrebbe detto di essere stato minacciato e obbligato a far entrare in casa due persone. Non è chiaro se poi sia uscito dall'appartamento per fare il "palo" e controllare la zona, per poi rientrare per ripulirlo. Ancora da chiarire il movente, se è stato un delitto premeditato, o se a scatenarlo sia stata la reazione di uno dei componenti della famiglia. Nelle prossime ore Frigeri sarà nuovamente interrogato e sarà presente il suo legale, Giovanni Azzena.
I responsabili della strage potrebbero essere in tre. Nelle immagini riprese dalle telecamere installate in alcuni esercizi commerciali della zona si vedono tre uomini ben vestiti: mentre uno rimane sulla strada, gli altri due entrano nell'abitazione degli Azzena dove marito e moglie vengono prima picchiati e poi uccisi. Mentre il figlio di 12 anni non avrebbe segni di ecchimosi ma solo di strangolamento. Nel video si vede un uomo uscire da casa ed entrare nel negozio e poi tornare indietro con una busta.
Nel pomeriggio l'esito dell'autopsia Giovanni Maria Azzena, 50 anni, la moglie Giulia Zanzani, 48 anni, e il figlio Pietro di 12 anni sono stati uccisi nella loro casa, a poca distanza dal luogo in cui gestiscono un negozio. Non è ancora sicura la causa della morte: se i coniugi Azzena e il figlio Pietro siano morti soffocati a causa del filo elettrico trovato intorno al collo o per i colpi inferti alla testa da un oggetto contundente, probabilmente una spranga. I risultati dell'autopsia, previsti per oggi, forniranno maggiori informazioni.
Il capofamiglia ucciso venne arrestato negli anni scorsi insieme ad un ex assicuratore ed ad un imprenditore edile di origini campane per un vorticoso giro di strozzinaggio e altri reati finanziari. Per Azzena, Osvaldo Premuselli e il napoletano Pietro Dati, la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio a conclusione di un'inchiesta su un giro di prestiti a tassi usurai che variavano dal 50 al 200%. Un gruppo ben organizzato, finito in carcere nel 2008, in seguito all'indagine di polizia e guardia di finanza, indagine scattata dopo le denunce di alcune vittime finite nelle maglie degli strozzini.