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Sen. Silvio Lai (Segretario regione Sardegna Pd) – No al ridimensionamento dell’informazione pubblica in Sardegna

“La Sardegna non può accettare un ridimensionamento dell’informazione pubblica se non pagando un caro prezzo allo squilibrio culturale e informativo che andrebbe ad aggiungersi ai già pesanti squilibri economici, sociali, territoriali e strutturali di cui la Sardegna ha sofferto e soffre”. Lo scrive il senatore del Partito Democratico Silvio Lai in una lettera inviata al sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli che nei giorni scorsi aveva risposto all’Usigrai sulla situazione del servizio pubblico televisivo.

"Non mi convince la possibilità prevista dal DL 66 di chiudere alcune sedi regionali e per questo sono firmatario di un emendamento al decreto che discuteremo nei prossimi giorni in commissione bilancio, ma sentir parlare in questo modo di una presenza storica come quella di Sassari mi convince che c'è troppa superficialità.  Giacomelli aveva fatto riferimento alla sede di Sassari, definendola impropriamente “succursale” e affermando di non credere “che i 1100 metri quadrati della sede siano stati pensati per le minoranze linguistiche”.

Secondo Silvio Lai l’intervento di Giacomelli sulla realtà sassarese è stato quanto meno sbrigativo.  “Ricordo che la lingua sarda appartiene al gruppo romanzo delle lingue indoeuropee che, classificata come lingua romanza occidentale, è considerata da molti studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino.

La Regione Sardegna ha investito e ha deciso di continuare a investire nel settore culturale e in quello dell’informazione: e il servizio pubblico non può che essere il suo primo interlocutore, anche per evitare che in futuro ci si possa trovare con una sorta di monopolio dell’informazione in Sardegna.

Voglio ricordare che la Regione, attraverso l’assessorato alla Cultura, ha stipulato una convenzione per la valorizzazione della lingua e della cultura sarda. Ha già contribuito alla digitalizzazione degli archivi, e medita di essere compresa tra le Regioni a Statuto Speciale che chiedono l’attivazione della così detta “Rete-bis”, per esaltare e dare più spazio alle peculiarità del suo territorio e all'informazione istituzionale.

La Rai, attualmente, ha in Sardegna una sede centrale a Cagliari e una a Sassari: quest’ultima é stata la prima nata tra le sedi distaccate fra le regioni a statuto speciale, in un'isola dove per motivi orografici e per la carenza dei trasporti occorrono due ore e mezza in auto e quattro ore in treno per andare da sud a nord. Sassari ha poi la specificità di essere – insieme alla Gallura – la provincia più vasta d’Italia spesso interessata a eventi internazionali; una regione composita che necessita di una presenza articolata e non centralizzata dell’informazione, soprattutto di quella pubblica.

La Sardegna - conclude Lai – è una regione che ha già sofferto e pagato in prima persona la crisi in tema di occupazione, di sviluppo, di crescita. E certo non si può permettere di essere impoverita e abbandonata anche dal servizio pubblico, fosse anche una diminuzione delle strutture, del personale e delle attività ad esse legate.