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Ucraina, nuove sanzioni dell’Ue contro Mosca. Referendum nell’est: i separatisti cantano vittoria

Nuova raffica di sanzioni dell'Unione europea contro Mosca, all'indomani del referendum per l'indipendenza nell'est dell'Ucraina. Il sì vince con un plebiscito, ma la comunità internazionale non riconosce il risultato. I ministri degli Esteri dei 28 Paesi dell'Ue, riunitisi a Bruxelles, hanno varato misure nei confronti di 13 persone - tra russi e ucraini dell'est - e 2 imprese della Crimea. Le nuove sanzioni si aggiungono a quelle previste per 48 personalità russe e ucraine già colpite dal divieto di viaggio e dal congelamento dei beni.

Secondo i dati diffusi dai ribelli separatisti, il sì all'indipendenza ha ottenuto l'89% dei consensi nella regione di Donetsk e il 90% in quella di Lugansk. Le regioni separatiste dell’est dicono “no” alle presidenziali del 25 maggio Il capo degli insorti filorussi dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha dichiarato che le elezioni presidenziali ucraine del prossimo 25 maggio "non avranno luogo" nella regione di Donetsk. Pushilin ha quindi affermato che per la settimana prossima non è previsto alcun referendum per l'annessione alla Russia ipotizzato da alcuni osservatori. Sulla stessa linea anche i separatisti della regione di Lugansk. Un loro portavoce ha infatti annunciato che il 25 maggio non si terranno le presidenziali ucraine visto l'esito plebiscitario del referendum di ieri.

Lugansk spinge per la federalizzazione dell'Ucraina Se all'indomani del referendum separatista le regioni di Donestk e Lugansk sono allineate sul no alle elezioni presidenziali nel loro territorio, appaiono divise sugli scenari futuri. Mentre Donetsk ha chiesto esplicitamente a Mosca di entrare a far parte della Federazione Russa, i 'cugini' separatisti di Lugansk" invitano il governo di Kiev all'immediata federalizzazione dell'Ucraina.

I capi della diplomazia europea e gli Stati Uniti considerano illegale e illegittimo il referendum che si è svolto nell'Ucraina orientale. Il presidente ad interim ucraino, Aleksandr Turcinov, ha liquidato la consultazione come una "farsa propagandistica senza conseguenze giuridiche".

Il presidente russo Vladimir Putin ha fatto sapere che rispetterà la "volontà del popolo" e si esprimerà dopo la proclamazione ufficiale dei risultati. Secondo il presidente dell'Osce, Didier Burkhalter, la Russia intende esprimere "rispetto" per il referendum separatista ma non un "riconoscimento".

Dal suo esilio torna a parlare anche il destituito presidente ucraino Viktor Yanukovych. In una dichiarazione riportata dall'agenzia Itar-Tass, Yanukovych ha esortato le autorità di Kiev a ritirare truppe e mercenari da Donetsk, Luhansk, Odessa ed altre regioni e porre fine alla violenza e al terrore messi in atto contro la propria gente. "La giunta assassina di Kiev"  - dice il presidente destituito - ha ucciso oltre 300 cittadini pacifici in Ucraina

Intanto si tenta ogni sforzo per tenere aperto il dialogo diretto tra Kiev e gli insorti. Ma il clima è molto difficile, e la Russia - in particolare - è pessimista: "Un altro incontro quadrilaterale ora non avrebbe prospettive" ha detto il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, riferendosi a nuovi colloqui tra Russia, Ue, Usa e Ucraina. "Senza la partecipazione dei separatisti al dialogo diretto sull'uscita dalla crisi non ci sarà alcun progresso" ha detto. Domani il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier volerà a Kiev per "colloqui con rappresentanti del governo ucraino" e poi si trasferirà nell'est della repubblica ex sovietica.

La Ue "prende atto con rammarico della presenza del presidente Putin alla parata militare a Sebastopoli del 9 maggio". E' quanto si sottolinea nelle conclusioni del Consiglio Ue Affari esteri tenutosi oggi a Bruxelles. La Ue "ribadisce la forte condanna contro l'annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli da parte della Russia e non la riconoscerà". L'Unione europea chiede nuovamente alla Russia "di ritirare le proprie truppe dai confini ucraini e di far decadere il mandato del Senato russo all'uso della forza in Ucraina". I ministri degli esteri dell'Ue ribadiscono inoltre forte sostegno allo svolgimento delle presidenziali del 25 maggio, mentre non riconoscono il referendum di ieri né altri futuri referendum illegittimi e illegali.

Mosca ha minacciato oggi di tagliare le forniture di gas all'Ucraina a partire dal 3 giugno se, come richiesto, Kiev non inizierà a saldare il suo debito pregresso e a pagare in anticipo le forniture.