Oggi il voto separatista, sequestrate 100 mila schede contraffatte
Si sono aperte le urne: per il Donbass russofono, cuore industriale e carbonifero dell’Ucraina, oggi è il giorno del referendum separatista sul modello Crimea che sia Kiev sia l’Occidente – come ribadito anche ieri da un comunicato congiunto Merkel-Hollande - ritengono che sia illegittimo e una farsa. Notte di tensione a Slaviansk A precedere il voto, una nottata difficile: per ore si sono sentite forti esplosioni a Slaviansk, la roccaforte degli insorti che hanno anche attaccato una torre di trasmissione televisiva. A farlo sapere sono stati i media ucraini secondo cui la struttura è poi tornata in mano alle truppe di Kiev. Due militari ucraini sarebbero rimasti feriti.
Sul voto, oltre alle tensioni che infiammano la regione, anche l’ombra dei brogli. Ieri, secondo quanto riportano alcuni siti ucraini, un gruppo di ribelli filorussi è stato fermato con oltre 100 mila schede elettorali sulle quali era già stata espresso il voto a favore dell’indipendenza per la cosiddetta Repubblica di Donetsk. Le schede sarebbero state distribuite anche in molti luoghi di lavoro. Nel corso dell’operazione sarebbero state sequestrate le schede contraffatte, armi e munizioni. Le stesse fonti sostengono che i filorussi abbiano occupato 80 scuole per permettere lo svolgimento del referendum.
Viaceslav Ponomariov - autoproclamato sindaco di Sloviansk, roccaforte della protesta, ha detto di aspettarsi "una partecipazione del 100%" con al massimo "due voti contrari". I seggi sono 1527, istituiti per la maggior parte nelle scuole, le commissioni elettorali sono 53. Gli aventi diritto sono 3,2 milioni: ad eccezione di due distretti, compresa Mariupol – dove le urne sono aperte da ieri a causa dell’aggravarsi delle tensioni – votano tutti oggi, dalle 8 alle 22 locali (dalle 7 alle 21 in Italia). Non è previsto un quorum. Sulle operazioni di voto pesano già sospetti di brogli: gli organizzatori non possiedono le liste elettorali, dato che Kiev ha bloccato il database, le commissioni elettorali sono interamente composte da filorussi, mancano osservatori indipendenti.
Sono 5 milioni gli abitanti del Donbass, un distretto che vale quasi il 20% del PIL dell’Ucraina e ne traina la fragilissima economia con poco meno di un terzo della produzione industriale. Una regione ricca quanto controversa: è qui che avrebbe la sua sede principale quello che i residenti chiamano “il triangolo mafioso”, un centro del potere oligarchico con rapporti molto saldi con la malavita. Politicamente, dopo la caduta di Yanukovich e la scomparsa del suo Partito delle Regioni, il distretto ha perso la sua rappresentatività. Anche da questa caduta nelle zone decentrate della politica ha dato carburante alla rivolta che ha il suo culmine nel referendum di oggi, un rivolta guidata – secondo Kiev e secondo l’Occidente – da leader fantoccio al soldi di Mosca, in grado di occupare zone strategiche ma non di controllare l’intero territorio.