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Europee, legge elettorale rinviata alla Consulta

Il Tribunale di Venezia ha rinviato la legge elettorale vigente per le elezioni europee alla Consulta. La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi anzitutto sulla legittimità della soglia di sbarramento prevista del 4% che, secondo i ricorrenti, "contrasterebbe con l'articolo 48 della Carta fondamentale.

L'introduzione nella legge per le elezioni europee di una soglia "non appare sostenuta da alcuna motivazione razionale che giustifichi la limitazione della rappresentanza. Il Parlamento europeo, infatti, non ha il compito di eleggere o dare la fiducia ad alcun governo dell'Unione, al quale possa fornire stabilità di indirizzo politico e continuità di azione". Così nell'ordinanza del Tribunale di Venezia, che ha rimesso gli atti alla Consulta sulla legge elettorale per le europee.

La decisione è stata assunta durante l'esame di un ricorso presentato dall'avvocato Felice Besostri, che già aveva impugnato il Porcellum, poi bocciato dalla Consulta.

Oltre che a Venezia, sono stati presentati ricorsi a Roma, Napoli, Milano, Cagliari e Trieste.

Quattro i motivi dell'impugnazione, ricorda Besostri, oltre alla soglia di sbarramento del 4%, ritenuto quello "principale" dai giudici di Venezia. La disparità di trattamento delle minoranze linguistiche, il mancato riequilibrio di genere e la deroga alla raccolta di firme di presentazione delle liste.

Il ricorso sullo sbarramento al 4% non intacca l'attuale tornata elettorale. Lo afferma Arturo Toppan, Presidente del Tribunale di Venezia, che ha ricevuto il ricorso un paio di mesi fa. L'atto è stato valutato dal giudice della 3/a sezione civile Maurizio Gianfrida. La scelta del rinvio alla Consulta, anziché alla Corte di Giustizia europea, è stato fatto - ha osservato Toppan - anche sulla scorta di un'analoga vicenda avvenuta in Germania.

Per il Presidente Toppan il ricorso presentava una valenza tale da essere ammissibile per i dubbi sollevati. Di qui la valutazione del Giudice della 3/a sezione civile che è entrato nel merito trasmettendo, per competenza, gli atti alla Corte costituzionale. Sarà la Consulta, come avvenuto per il 'Porcellum', chiamata a decidere come massimo organismo in materia.