Matteo Renzi ha dribblato fotografi e telecamere che aspettavano la sua uscita dal portone principale del Quirinale, al termine dell'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulle riforme istituzionali, dopo lo "strappo" di Silvio Berlusconi. Il premier, ritornando a piedi a Palazzo Chigi, è stato a più riprese circondato dai cittadini che gli hanno chiesto selfie e strette di mano. Molti gli incoraggiamenti ad andare avanti da parte dei numerosi turisti e pellegrini che in questi giorni affollano Roma. "Ora rientro se no non si lavora più", ha salutato il premier.
Pacta sunt servanda. "I patti si rispettano": questo l'invito rivolto dal ministro per le Riforme Maria Elena Boschi al leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Nei giorni scorsi l'ex premier ha infatti sconfessato il "patto del Nazareno" - l'accordo siglato col premier Renzi per le riforme - bollando come "incostituzionale" la proposta sul nuovo Senato. Per Maria Elena Boschi, "Berlusconi fa propaganda" e anche il premier Renzi ha derubricato a "fibrillazioni elettorali" le sue esternazioni. Più duro il leader del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano: "Sul Senato andiamo avanti anche senza Berlusconi, abbiamo i numeri e poi potremo affrontare il referendum confermativo".
Il presidente del Consiglio - ieri a margine delle celebrazioni per il 25 aprile - ha detto di essere atteso oggi al Colle dal presidente Giorgio Napolitano. L'attenzione del Quirinale per le riforme istituzionali è nota. Solo un anno fa, Napolitano accettò il secondo mandato presidenziale a patto che i partiti si impegnassero a cambiare parte della costituzione. Il premier ha più volte annunciato di voler approvare la riforma del Senato in prima lettura entro il 25 maggio, data delle elezioni europee. Ieri, il ministro Boschi, però, sottolineava che "due o tre settimane in più non sarebbero un dramma".
Il punto che più fa discutere - dentro e fuori dalla maggioranza - è la natura non elettiva che il nuovo Senato assumerebbe. All'interno del Pd i civatiani sono pronti a votare la "proposta Chiti", depositata proprio dall'ex ministro per far sì che Palazzo Madama resti una camera elettiva. Proposta, che potrebbe essere sostenuta anche dal movimento 5 Stelle. Martedì 29, proprio per comporre queste divisioni interne, il premier dovrebbe incontrare i senatori democratici.
In questi giorni, per altro, sono in corso contatti con Denis Verdini, "pontiere" dei rapporti tra il Pd e Forza Italia. Non è da escludere che, se dal Colle dovesse arrivare una nuova esortazione a procedere con le riforme, la "rottura" di Berlusconi potrebbe comporsi.
"Nessuno osi pensare che Forza Italia non rispetta i patti". Lo ha assicurato Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi. "Chi non ha rispettato i patti fino ad oggi è il Pd che continua a scaricare sul Paese e le istituzioni il suo perenne congresso", ha aggiunto. E ancora: "Per FI le riforme devono andare avanti, se servono più di quelle stabilite, come ad esempio l'elezione diretta del Capo dello Stato e maggiori poteri al premier".