L'aveva annunciato, l'ha fatto. Kiev ha mandato l'esercito in Ucraina orientale per contrastare le milizie filorusse che da giorni alzano barricate e occupano i palazzi del potere locale, un copione già visto in Crimea prima dell'annessione. Il presidente dell’Ucraina Oleksander ha annunciato che nelle prime ore di questa mattina è partita un’operazione antiterrorismo nella zona settentrionale della regione di Donetsk.
'obiettivo potrebbe essere Slavjansk, a pochi kilometri dal capoluogo: si sarebbero già uditi spari e raffiche di armi automatiche e sarebbe stata incendiata la sede del Consiglio Municipale, fanno sapere le milizie filorusse locali, secondo cui insieme agli uomini di Kiev potrebbero arrivare ultranazionalisti infiltrati.
Una decisione che ha richiesto giorni, a Kiev, e che può mettere a repentaglio il tavolo della diplomazia. I carri armati nelle regioni orientali, ha detto il titolare russo degli Esteri Lavrov dalla Cina, "annullerà l'occasione offerta dalla riunione quadripartita a Ginevra - prevista dopodomani tra Usa, Russia, Ucraina e Ue - non si possono inviare i carri armati e nello stesso tempo tenere un dialogo".
Nelle regioni orientali di Donetsk, infatti, i filorussi hanno ignorato l’ultimatum lanciato da Kiev e, anzi, hanno occupato anche due commissariati a Horlivka. Da qui la decisione di Kiev di inviare l'esercito. I russofoni si erano rivolti a Putin per chiedere l’intervento di Mosca perché li protegga dal “genocidio”. E la risposta del Cremlino non si è fatta attendere nelle parole del portavoce di Putin, Dmitry Peskov: “Purtroppo, stiamo ricevendo molte richieste dalle regioni orientali dell'Ucraina, rivolte personalmente a Putin, in cui si domanda di intervenire in qualche modo". L’appello del presidente ucraino, invece, è arrivato al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, cui ha chiesto di controllare l'operazione antiterrorismo nell'est" dell'Ucraina, "con professionisti e osservatori che potrebbero verificare la legittimità delle nostre azioni". Tensione altissima anche sabato sul Mar Nero quando un caccia russo ha sorvolato, più volte e da molto vicino, una nave da guerra statunitense. Non c’è stato alcun incidente ma per gli ufficiali al comando della Donald Cook è stata un provocazione che viola i trattati internazionali e che ha costretto l’equipaggio a lanciare diversi avvertimenti via radio.
Nella crisi ucraina "la Russia deve smettere di essere parte del problema e iniziare a essere parte della soluzione", ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che oggi prende parte al Consiglio Ue della Difesa in corso a Lussemburgo. Medvedev: presentimento guerra civile Potrebbe suonare ora come una minaccia il post con cui Dmitri Medvedev ha iniziato la sua giornata: "Nel Paese c'è presentimento di guerra civile", scrive su Twitter, attribuendo la causa della tragedia "alle autorità che non hanno tentato di mantenere la'ordine pubblico quando sono iniziate le occupazioni". Poi aggiunge una stoccata agli Usa, criticando la visita "segreta" del numero uno della Cia Brennan.
Una posizione dura, quella di Medvedev, che segue una telefonata tra Obama e Putin alla ricerca di un punto di equilibrio diplomatico. Su richiesta di Mosca – precisa la Casa Bianca – Barack Obama ha avuto un colloquio con Vladimir Putin, che gli ha chiesto di usare la sua influenza su Kiev “per evitare l’uso della forza e lo spargimento di sangue”. Al centro della telefonata l’escalation nell’est russofono, dove i miliziani filorussi hanno occupato i palazzi governativi, una protesta che il Cremlino definisce come una conseguenza “dell’incapacità del regime di Kiev di considerare gli interessi dei russi e dei russofoni". Dall’altro capo del telefono Obama ha invitato di nuovo la Russia a ritirare le truppe al confine con l’Ucraina. Prima dell'invio dell'esercito a Donestk concordavano per incontrarsi a Ginevra, ora Lavrov frena: "L'uso della forza annulla l'incontro".
Dal Lussemburgo i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno deciso di allungare l’elenco di personalità russe – fino ad oggi erano 33 tra funzionari, politici e imprenditori - che verranno colpite dalle sanzioni per il loro ruolo nella crisi ucraina, iniziata a piazza Maidan e approdata nell’est del Paese dopo la secessione della Crimea. A dirlo, il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton. Frena invece la responsabile della Farnesina, Federica Mogherini: “Non è in questione il passaggio dalla fase 2 alla fase 3 delle sanzioni – ha spiegato – è in corso un ragionamento sull’estensione della lista che avverrà nei prossimi giorni o la prossima settimana”. In un colloquio con il presidente Hollande, anche Obama torna a parlare dei “significativi e ulteriori costi” che la Russia si troverà ad affrontare “se continuerà con questo atteggiamento”.