Press "Enter" to skip to content

Riforme, tensioni nel Pd mentre 5stelle aprono sul ddl-Chiti

Il ddl Chiti crea tensioni all'interno del Pd. Ventidue senatori democratici hanno firmato il testo sulla riforma del Senato che prevede l'elezione di 106 senatori in collegi regionali. Ma la maggioranza del partito resta ferma sulla cornice impostata da Renzi: non eleggibilità dei senatori, nessuna indennità, no al voto di bilancio e sulla fiducia. E il primo punto esclude di fatto la proposta dei 22 "dissidenti". L'ipotesi di convergenza sul ddl Chiti Intanto dal Movimento 5 Stelle è arrivata un'apertura sul testo di Chiti, definito dal capogruppo Vincenzo Santangelo, "praticamente la fotocopia del nostro [...] Non possiamo non essere d'accordo visto che ricalca la nostra proposta". Dopo le parole di Santangelo sono arrivate anche quelle del senatore M5s Nicola Morra, che non hanno escluso la convergenza sul testo.  Anche se, hanno precisato dal movimento, "queste proposte si discuteranno in rete con tutti gli iscritti".

All'interno del Pd, però, non c'è accordo sul testo di Chiti. Durante la riunione dei senatori democratici, il presidente Luigi Zanda ha affermato di esser pronto a discutere alle modifiche del testo di governo, ma non per quanto riguarda l'ineleggibilità dei senatori. E la maggioranza del gruppo Pd, attraverso una proposta di Nicola Latorre, ha quindi chiesto alla minoranza di ritirare il testo: "Bisogna lavorare per perfezionare e rendere più convincente il ddl presentato dal governo. Per questo ho molto apprezzato la decisione del senatore Tonini di ritirare il proprio ddl sulla trasformazione del senato. Mi auguro che faccia lo stesso anche il senatore Chiti". E il renziano Andrea Marcucci ha rincarato: "La logica deve essere emendativa, non sostitutiva del testo del governo".

Ma i "dissidenti" non ci stanno e hanno rifiutato di ritirare il testo che "resta sul tavolo". Lo stesso Vannino Chiti e Corradino Mineo hanno detto che "Sul testo Chiti al Senato si sta coalizzando una maggioranza alternativa. Dobbiamo lavorare su questo". Mineo ha anche rilanciato su Twitter: "Abbiamo votato con #M5S la decadenza di #Berlusconi, perché non dovremmo provare a votare insieme le riforme istituzionali?". E sempre sul Social Network: "il DL @VanninoChiti può essere approvato entro il 25 maggio". Anche Felice Casson, fra i firmatari del ddl Chiti, ha specificato: "Non c'è nessun motivo per ritirare il nostro disegno di legge.

Fa parte della dialettica parlamentare confrontare le diverse proposte. E questo avverrà all'interno della commissione Affari costituzionali".
Intanto l'assemblea dei senatori del Pd è stata aggiornata a martedì prossimo, anche perché al momento il testo del governo non è ancora stato depositato in Senato. Ma Zanda alla fine ha buttato acqua sul fuoco.

Parlare di 'scontro' o di 'spaccature' nel Pd non rispecchia il reale andamento del dibattito di questa mattina" secondo il  presidente Zanda. "Durante la riunione - ha detto il capogruppo Pd al Senato - è emersa invece una forte sintonia su tante questioni di merito" ed è stato affrontato "un confronto serio e sereno con quei senatori del gruppo che sostengono una posizione di minoranza. Questa settimana - ha concluso - continueremo a discutere e martedì prossimo terremo un'altra assemblea, dove il gruppo assumerà una posizione che io ritengo possa essere unitaria".